DERVIO – Tante tragedie sul lago in questa estate lecchese, altrettante le vittime che hanno perso la vita nel Lario.
A Colico si sta ancora cercando il corpo del 65enne milanese Giordano Gianoncelli, originario di Piantedo, disperso dallo scorso sabato dopo un tuffo in barca. Sempre a Colico, il 21 luglio scorso, è stato ripescato il cadavere di un 26enne rumeno che si era allontanato dalla riva con il suo materassino, non facendo ritorno.
Due gli episodi avvenuti a Dervio, nella spiaggia in prossimità della foce del Varrone: a luglio, il lago ha restituito la salma di Giancarlo Pozzoli, 61 anni, residente a Cantù, e qualche giorno prima quella di un 65enne di origine straniera, colpito da malore mentre si trovava in acqua.
Ad Abbadia, lo scorso giugno, il lago si è portato via Abdoul Compaore di Civate, scomparso a soli 16 anni, affogato dopo un tuffo dal pontile, portato a riva in gravi condizioni e deceduto due giorni dopo all’ospedale San Gerardo di Monza.
L’ultimo dramma si è verificato qualche giorno fa al Moregallo, con la morte di Renato Barilani, scomparso in acqua dopo un tragico tuffo da 25 metri di altezza; a giugno, sempre a Moregallo, il lago ha tradito anche un esperto sub come Luigi Tonoli, 53 anni, morto durante un’immersione.
Leo Callone due anni fa ha coronato il sogno di raggiungere i 100.000 chilometri a nuoto (e 100 milioni di bracciate) in cinquant’anni di carriera. Ha attraversato laghi, mari e fiumi e eppure ancora oggi, alla vigilia del suo settantesimo compleanno, al lago si avvicina sempre con rispetto. E con le dovute precauzioni.
“Non ci si può permettere di sfidare il lago – dice il “caimano del Lario” – con superficialità. E non può permetterselo neppure il nuotatore più esperto”.
“Raggiungere magari il centro del lago in barca e poi tuffarsi – afferma Callone – è un azzardo, una cosa da non fare, specie in piena estate. Vuol dire infatti passare dai 38-40 gradi della temperatura esterna ai 22-23 dell’acqua, con il rischio di bloccare l’afflusso di sangue e di ossigeno al cervello e con le conseguenze che è facile immaginare”.
“Lo sconsiglio da sempre – aggiunge – e io stesso evito di farlo. Quando poi si entra in acqua ci si deve dapprima bagnare fino alle caviglie, poi bagnarsi lo stomaco e i polsi e soltanto a quel punto, se non si avverte alcuna sensazione di malessere, ci si può immergere con tutto il corpo”.
A nuotatori principianti Leo Callone consiglia inoltre di non spingersi dove l’acqua del lago è troppo alta. “Basta un crampo – spiega – per trovarsi in grave difficoltà e non sapere come comportarsi”.
Quindi un altro suggerimento: “Se vediamo che il lago è particolarmente mosso rinunciamo all’idea di fare il bagno. Breva e tivano possono mettere in seria difficoltà chiunque. Meglio quindi non correre rischi”.