Testamento biologico, Englaro: “Indispensabile strumento di scelta”

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In centro Beppino Englaro

 

LECCO – “Vita è libertà di vivere e non condanna a vivere”. Parole di Beppino Englaro, papà di Eluana, ospite alla serata organizzata dalla neonata associazione Con la Sinistra Cambia Lecco sul testamento biologico, oggetto della proposta di delibera che l’associazione intende riproporre in Consiglio Comunale.

Una battaglia lunga, quella per l’istituzione di un registro per il testamento biologico, fortemente attualizzata dal caso di Eluana Englaro, la lecchese  nata proprio il 25 novembre e che a causa di un incidente ha vissuto in stato vegetativo per 17 anni; Eluana è morta a Udine nel 2009, a seguito dell’interruzione della nutrizione artificiale richiesta dalla famiglia. Il caso come noto scatenò in Italia un acceso dibattito sul tema: dopo un lunghissimo iter giudiziario la sentenza della magistratura accolse l’istanza presentata dai familiari.

 

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E proprio sulla base di quella sentenza che per il padre di Eluana, Beppino Englaro, occorre ripartire: “Siamo alla fine dell’inizio – ha spiegato l’uomo mercoledì sera in un’affollata Sala Civica di Via Seminario nel rione di Castello – la magistratura è dalla parte del cittadino, è riconosciuta la possibilità di mettere nero su bianco come disporre della propria vita, prima di arrivare in un momento in cui non si è più capaci di deciderlo. Non parliamo di diritto alla morte, questo è diritto alla vita, diritto di decidere della propria vita. Eluana aveva deciso ma non ha potuto scriverlo prima di ritrovarsi in quella situazione. Sebbene non ci sia ancora una legge nazionale c’è un articolo chiaro della Costituzione che afferma che la libertà personale è inviolabile: noi possiamo ripartire, prima dai Comuni, passando poi per le Regioni e arrivando in Parlamento”.

 

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Da sinistra: Sergio De Muro, Ass. Luca Coscioni, Filippo Barberis, consigliere comunale di Milano, la giornalista Katia Sala, Beppino Englaro, Alberto Anghileri, consigliere comunale Con la Sinistra Cambia Lecco e Luca Gibillini, consigliere comunale di Milano

 

Tra gli altri ospiti della serata c’erano anche i consiglieri comunali del Comune di Milano Filippo Barberis (PD) e Luca Gibillini (Sel), portavoce dell’esperienza fatta nel capoluogo regionale la cui amministrazione ha recentemente approvato la delibera sul testamento biologico. Per i due è l’ente locale per eccellenza, ovvero il Comune, il vero riferimento per i bisogni dei cittadini e per parlare di diritti civili: “Sono i 340 comuni italiani ad aver costruito il riconoscimento della dignità umana delle persone – ha detto Gibillini – e la loro libertà di scelta. Ogni Comune ha l’obbligo di dare un segnale. A Milano le risposte dei cittadini all’istituzione del registro per il testamento biologico sono state significative ma non eccezionali dal punto di vista numerico: su 1 milione e 800 mila abitanti abbiamo avuto 300 depositi di attestazioni e 1.500 dichiaranti sulle unioni civili, altro tema affrontato. Poca cosa se paragonata all’intera popolazione milanese ma un grande passo in avanti sul tema: i cittadini hanno riconosciuto un punto di appoggio nel proprio Comune”.

Lecco_serata testamento biologico_nov201546E proprio questa vorrebbe essere la strada di quanti, a Lecco, sostengono la battaglia per portare il testamento biologico tra i servizi offerti dal municipio. Lo ha detto l’ottimista consigliere Alberto Anghileri (Con la Sinistra Cambia Lecco) al lavoro sulla proposta di delibera che sarà presentata a breve tra i banchi del Consiglio Comunale: “Ce l’hanno fatta  a Milano, a Mandello e in altri comuni limitrofi – ha detto Anghileri – può farcela anche Lecco. Su temi come questi non conta la coscienza politica ma quella individuale. Quattro anni fa, quasi cinque, la petizione firmata da oltre 1.000 persone si è conclusa con un nulla di fatto, un silenzio frustrante. Ma la battaglia è ancora aperta e le carte per giocarla bene ci sono”.

Presente anche Sergio De Muro, dell’Associazione Luca Coscioni, altra grande sostenitrice della causa: “Il testamento biologico va visto come un servizio che il Comune mette a disposizione dei cittadini – ha esordito – ma la cosa da non dimenticare è che si tratta a tutti gli effetti di uno strumento di scelta. Due sentenze di cassazione, quella del caso Englaro e quella del dicembre 2012 hanno convalidato l’utilità del testamento biologico, escludendo la figura dell’amministratore di sostegno e dicendo sì alle dichiarazioni anticipate. Questo strumento ci serve, serve a chi non vuole le terapie e a chi le vuole. Ognuno avrà la possibilità di dire cosa sceglie per sé, niente accanimento o imposizione terapeutica”.

Non sono mancati gli scettici, convinti che anche col testamento biologico in mano il potere medico possa decidere per loro. E’ stato Beppino Englaro a cercare di togliere ogni dubbio: “Non c’è una legge ma ci sono delle sentenze, ognuno di voi è coperto. Nessuno potrà violare la vostra decisione e la vostra libertà personale, ma voi dovete volerlo questo diritto e una volta deciso andare fino in fondo. Per i cambiamenti culturali ci vuole parecchio tempo, io faccio sempre un esempio – ha concluso Englaro – Nelson Mandela per rivendicare la parità tra neri e bianchi è stato in carcere 28 anni. Eluana per rivendicare il suo ‘no grazie’ all’accanimento terapeutico è stata in trappola 6.233 giorni. La libertà individuale è preziosissima”.