Una mostra onora il “Det”, il guardiano del Sasso Cavallo

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Giuseppe "Det" Alippi e Marco Anghileri insieme nel 2011 in Brianza.
Giuseppe “Det” Alippi e Marco Anghileri insieme nell’estate 2011 in Brianza.

ABBADIA LARIANA – Nell’estate del 2011 Marco Anghileri, l’indimenticato “Butch” tragicamente scomparso sul Monte Bianco lo scorso mese di marzo, aveva riconsegnato a Giuseppe Alippi un cuneo di legno e un chiodo che proprio il “Det” aveva utilizzato in due tra le sue più belle arrampicate, culminate con l’apertura di un nuovo tracciato sulla Torre Costanza e della via dei Corvi sul Sasso Cavallo, in Grigna.

Aveva da poco ripetuto entrambe quelle vie, Anghileri, e in occasione della presentazione in Brianza del libro La stella del cardo e il covone del fieno “firmato” da Carlo Caccia e Luisa Rota Sperti proprio Alippi aveva detto: “Anch’io da capocordata mi divertivo a schiodare… E su certe vie i chiodi erano davvero molti. Poi quegli stessi chiodi li riutilizzavo su altre pareti”.

Diari, disegni, immagini e frammenti di storie legate alla montagna rivivranno in una mostra che il Comune di Abbadia Lariana, il paese in cui vive il “Det” (abita in frazione Crebbio), gli dedicherà.

Significativo il titolo dell’evento – “Il guardiano del Sasso Cavallo…” – a testimoniare il legame che da sempre unisce Alippi alle “sue” Grigne.

Giuseppe-Det-Alippi_alpinista_2014 (2)La mostra sarà allestita per una settimana presso la sala civica “Don Carlo Gnocchi”, lungo la Provinciale 72, e l’inaugurazione è prevista per sabato 22 novembre alle ore 17.

Potrà essere visitata domenica 23 e domenica 30 novembre dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 18.30, mentre da lunedì 24 a sabato 29 sarà aperta al pubblico ogni giorno tra le 16 e le 19.

Le visite delle scolaresche avverranno su prenotazione, al numero 339-1627110.

La mostra comprende interventi grafici e fotografici di Luisa Rota Sperti, Alberto “Timmi” Locatelli, Giuditta Scola e Giuliano Maresi, quest’ultimo già presidente dei Ragni della Grignetta.

Giuseppe-Alippi_alpinista_Det_2014La cerimonia inaugurale, alla quale presenzierà lo stesso “Det”, sarà seguita da un rinfresco.

“Dire Giuseppe Alippi – spiega Laura Mandelli, assessore alla Cultura di Abbadia – non vuol dire soltanto citare un grande alpinista. Il “Det” è infatti un personaggio autentico ed è un uomo schietto”.

“Da tempo – aggiunge – da appassionata di montagna sognavo di fare qualcosa su di lui e l’occasione per dedicargli un evento sicuramente da non perdere si è presentata in occasione di un incontro con l’artista Rota Sperti. Da cosa nasce cosa e alla fine si è raccolto un bel po’ di materiale grafico significativo. Chi visiterà la mostra in sala civica conoscerà infatti il “Det” attraverso disegni, foto e scritti di vari autori”.

“Già incontrarlo per preparare questa rassegna espositiva – conclude l’assessore – e sentirlo chiacchierare di ricordi montani con la moglie e con la pittrice Rota Sperti è stato oltremodo emozionante”.

Guida alpina, Giuseppe Alippi incontrò l’alpinismo sul finire degli anni Cinquanta ripetendo, poco più che ventenne, numerose vie classiche e aprendone anche alcune nuove. Ascensioni nel gruppo del Bianco, sul già ricordato Sasso Cavallo e su altre pareti delle Grigne, sulle Dolomiti, due spedizioni in Himalaya (nel 1975, in particolare, fu uno dei protagonisti della spedizione extraeuropea di Cassin al Lhotse), più volte sulle vette sudamericane della Patagonia sono soltanto alcune tra le sue più significative esperienze alpinistiche.

Una foto d'archivio. Giuseppe "Det" Alippi (al centro) con Giuseppe Lafranconi, Pierlorenzo Acquistapace e Andrea Lafranconi dopo un'ascensione alla Cima Ovest di Lavaredo.
Una foto d’archivio. Giuseppe “Det” Alippi (al centro) con Giuseppe Lafranconi, Pierlorenzo Acquistapace e Andrea Lafranconi dopo un’ascensione alla Cima Ovest di Lavaredo.

“Soffrire per poi gioire è la grande soddisfazione che ti dà la montagna”, è solito ripetere il “Det”. E su questo stesso principio Alippi ha costruito (e trasmesso ai giovani) il proprio senso dell’alpinismo.

Di lui il grande Reinhold Messner ha scritto: “Io il “Det” l’ho conosciuto sul Lhotse, nella spedizione di Cassin del ‘75. Era magro, aveva la pelle delle mani rugosa come la corteccia di un larice e camminava agile e veloce come un camoscio”.

Adesso la mostra nella “sua” Abbadia darà modo a chi la visiterà di conoscerlo più da vicino. Per un bellissimo e meritato omaggio.