Vita d’atleta: Emanuele, tra basket e studio.. su e giù per l’Italia

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Emanuele Urbani ci saluta così, maglietta del Basket Lecco e pallone in mano nel suo ultimo giorno di stage in redazione

 

LECCO – E’ una storia come quella di tanti altri giovani che inseguono la propria passione lontano da casa: Trieste, Trapani, Palermo, Lecco… e chissà il prossimo campionato in quale altra città lo porterà a giocare il suo amato basket.

Lui è Emanuele Urbani, cestista e studente universitario con lo slancio per il giornalismo, ed è stata questa sua aspirazione che lo ha condotto da noi per uno stage alla redazione di LeccoNotizie.com che si è da poco concluso, quasi contemporaneamente alla stagione con il Basket Lecco, dove ha vestito per un anno i colori della squadra cittadina.

Ce lo ricordiamo bene quando ha fatto la sua prima apparizione in ufficio, coi suoi 2,04 metri d’altezza, dovendosi quasi chinare per superare la porta d’ingresso. Un problema mica da poco trovargli una sedia adatta per farlo stare comodo ed evitare che le ginocchia finissero per toccare il tavolo! Scherziamo, come abbiamo sempre fatto in questi mesi con lui, che è astemio, pur abitando a Prosecco. Che paradosso!

In quella frazione triestina risiede la sua famiglia e quando ne parla capisci che l’altezza è un comune denominatore in casa Urbani: “Mio nonno era alto due metri, mio padre Andrea 1,87 e mia mamma, Susanna, 1,78 m. Anche mia sorella Veronica è abbastanza alta, 1,81 m. Fino a tre anni fa anche lei giocava a basket, prima nella Ginnastica Triestina e poi nell’Interclub Muggia”.

Urbani in campo al Bione con il Basket Lecco

 

“Io – ci racconta – gioco a basket da quando avevo quattro anni. E’ stata una mia iniziativa, come l’ho conosciuto me ne sono innamorato, non ho mai praticato altri sport, sempre e solo basket. E’ uno sport completo, oltre il fisico devi usare molto la testa; se nel calcio hai dei ruoli specifici, la pallacanestro è un gioco di lettura, devi fare il movimento giusto nel momento giusto, essere preciso nell’esecuzione in uno spazio limitato. Fino ai 17 anni – prosegue – ho giocato nell’Azzurra basket Trieste, ci siamo persi una finale under 14 e pur essendo nelle giovanili mi facevano partecipare ai campionati senior nel Venezia Giulia, per farmi le ossa con giocatori più grandi,in C2”.

L’esperienza più importante per Manuele è stata quella con la Pallacanestro Trieste. “Ho trascorso due anni di giovanili da loro. Nell’ultimo anno sono stato inserito in prima squadra, proprio nel campionato che ha segnato il passaggio dalla B1 alla promozione in A2. L‘ultima partita, nello spareggio contro il Chieti, c’erano sette mila persone per vedere la partita, il palazzetto pieno, è stata un’emozione incredibile”.

Dopo altri due anni a Trieste, la decisione di spostarsi e l’inizio della sua avventura per l’Italia. “Cercavo una squadra della stessa categoria, A2, e l’opportunità me l’ha data il Trapani. Dall’estremo nord  all’estremo sud – sorride – c’è un modo di vivere totalmente diverso lì, le persone, il clima… Coi siciliani, a parte complicazioni per dare gli esami, dovendo tornare a Trieste in tempo per gli appelli, il clima era bello, coi ragazzi mi sono trovato bene, mi dividevo tra studio, allentamenti, partite ma anche visite per conoscere la realtà che avevo attorno. Sono rimasto in Sicilia un’altro anno, a Palermo dove si era trasferito il preparatore atletico del Trapani, è stato lui a chiedermi di raggiungerlo.  Devo però dire che l’esperienza non è stata così bella, non si è rivelata una delle migliori annate,  è comunque servita per capire le difficoltà di questo sport, i rapporti conflittuali con il coach…”

 

Nel frattempo, come accennato, Emanuele stava portando avanti i suoi studi in Comunicazione all’Università di Trieste. “Era sempre un po’ complicato essere presente agli appelli, dovevo accordarmi con i prof e con le società, dovevo avere almeno tre giorni liberi per gli spostamenti. Una volta al Nord, ne approfittavo anche per passare da casa e trovare la mia famiglia”.

Da Lecco è stato tutto più facile: “Decisamente, è capitato anche che venissero i miei genitori a trovarmi, così come la mia ragazza Giulia, con la quale era più difficile vedersi trovandomi in Sicilia. E’ stato il coach Massimo Menguzzo a contattare il mio procuratore per avermi in squadra. A Lecco mi sono trovato benissimo, la società è stata sensibile alle mie esigenze e ho trovato molta serietà”.

In quest’ultimo anno Urbani ha condiviso casa ad Abbadia con altri due compagni di squadra: “Bellissimo svegliarsi la mattina e vedere il lago – ci dice – tranne quando piove che è tutto grigio”.

 

Una passione che è un lavoro per questi ragazzi: “Le abitazioni dove mi sono trovato a soggiornare sono messe a disposizione delle società sportive che pagano anche le bollette, escluse Asl e telefono, e riceviamo uno stipendio che ci basta sia per vivere che per mettere qualcosa da parte. Riesco così a pagarmi gli studi e restare autonomo dai miei genitori. Credo li renda felici il fatto che stia studiando, mi hanno sempre detto di continuare giocare finché non mi diverto ed è quello che intendo fare”.

“Entro marzo – ci dice Emanuele – vorrei riuscire a laurearmi, dando gli ultimi esami e poi chissà.. la cosa bella di quanto sto vivendo oggi è il poter fare esperienze di vita diverse. Lo studio è un doppio binario, dove poter trovare soddisfazioni differenti da quelle sportive, non mi dispiacerebbe in futuro trovare un loro nell’ambito della comunicazione. Se invece restassi nel mondo del basket, dopo il giocatore più che l’allenatore preferirei fare il dirigente”.