Zingarando, l’avventura di Luigino dall’Alaska all’Antartide strappa applausi

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PIANI RESINELLI – Applausi a scena aperta per Luigino Airoldi, alpinista, ragno, esploratore, che ieri sera, sabato, al rifugio Sel dei Piani Resinelli ha presentato la serata “Zingarando”, tratta dall’omonimo libro scritto in edizione privata dal giornalista Franco Giovannini con il quale ha ripercorso la rocambolesca avventura che ha portato Luigino dall’Alaska all’Antartide passando per il Perù.

Un’avventura che nel prologo affidato a Mirellla Tenderini,  si evidenzia, giustamente, come i fatti accaduti possano sembrare inverosimili anche tra le pagine del romanzo più romanzesco. In realtà si tratta di una storia vera che ha come protagonista un uomo in carne ed ossa: Luigino Airoldi.

Il video di 35′ curato da Foto Club Lecco, ripercorre, attraverso una serie di diapositive, la grande impresa che ha visto il Ragno Airoldi conquistare nel 1968 la vetta di un 6mila metri inviolato in Alaska. Raggiunta la vetta in solitaria, Luigino viene dato per morto a causa di una valanga che ha spazzato via la tenda dell’ultimo campo dove i compagni di cordata pensavano fosse rifugiato Luigino. Con questa certezza i tre lasciano l’Alaska e il Ragno Airoldi si trova a dover ritrovare la via della salvezza da solo. Nella discesa si perde e vaga per quasi due settimane tra i ghiacci canadesi. Solo un pilota di un aereo militare lo salverà, lasciandolo tuttavia sul confine tra Canada e Alaska in prossimità di una miniera d’oro abbandonata: “Qualcuno prima o poi di qui passerà” gli disse. Ed infatti dopo tre giorni Luigino incontra un vecchio cercatore d’oro riuscendo così a salvarsi.

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Approda a New York dove viene ospitato dal console italiano il quale lo informa che un capitano della Marina Italiana lo vorrebbe incontrare a Ushuaia, in quanto è alla ricerca di un alpinista esperto per salpare alla volta dell’Antartide a bordo della San Giuseppe II.

Luigino accetta, ma prima fa tappa in Perù, dove compie un’altra ascensione. Raggiunge così l’Argentina e quando incontra il capitano, scopre che la San Giuseppe II è un piccolo veliero in legno di 18 metri per 3, con il quale verrà tenta l’impresa di raggiungere l’Antartide attraversando il famigerato stretto di Drake. Luigino accetta la sfida e da alpinista si ritrova marinaio compiendo insieme al capitano Ajmone Cat e ad un altro compagno di viaggio un’impresa epica mai compiuta prima di allora.

Approdato in Antartide, non contento, Luigino inanella tre prime salite ribattezzando le tre cime conquistate: Cima Europa, Cima Italia e Cima Lecco, per poi fare rientro a casa ben otto mesi dopo la sua partenza e potendo così raccontare un’avventura che ha dell’incredibile.

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Ragno, alpinista, esploratore, Luigino è stato compagno di grandi nomi della montagna tra i quali Riccardo Cassini, Walter Bonatti (al quale durante la serata è stato dedicato un ricordo) e Carlo Mauri.
Celebre la spedizione “Città di Lecco” che, guidata da Cassin, conquistò nel 1961 la montagna più alta d’America: il Mount McKinley.

Sabato ad introdurre la serata è stato Cesare Perego con anche Guido Cassin figlio di Riccardo tra i presenti. Va ricordato che proprio in queste settimane, a cinque anni dalla scomparsa di Riccardo Cassin, l’omonima Fondazione ha allestito una mostra multimediale negli spazi dell’Ufficio Turistico (per maggiori informazioni qui).