GII: l’alpinista Annovazzi salvato dai Baschi, ma non è stato abbandonato

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Valerio Annovazzi (foto archivio)

PRIMALUNA – “Mio marito non è stato abbandonato”. Seccata (a dir poco) la moglie Giuliana dopo le informazioni sommarie che sono state diramate. “Valerio di ritorno dal Gasherbrum II (8035 m) si è fermato al Campo 3 volontariamente e con lui c’erano altri alpinisti stranieri – precisa – Da quanto mi ha potuto raccontare (attraverso il telefono satellitare, ndr) si sarebbero accordati per scendere la mattina seguente ma, probabilmente per via della quota e della lingua, non si sono capiti. Gli altri sono scesi prima e mio marito si è ritrovato solo in tenda. A quel punto ha cercato di rientrare ma il brutto tempo ha reso le cose più difficili così ha preferito non rischiare. Ha fatto tre tentativi, ma il maltempo e le brutte condizioni del ripido pendio, sommati alla quota che ha iniziato a farsi sentire, gli hanno fatto optare per restare al Campo 3. Dal Campo Base, l’amico Giampaolo Corona con il quale è partito per la spedizione, ha capito che la situazione si stava facendo difficile e si è dato da fare per trovare il modo di recuperarlo. Impossibile per lui, appena rientrato, risalire nuovamente ai 7.100 m del Campo 3. Lo hanno fatto gli alpinisti Baschi, che dobbiamo ringraziare, perché se non fosse stato per loro, con Valerio bloccato lassù da quattro giorni, probabilmente saremmo qui a raccontare un’altra storia”.

Un racconto, quello della moglie Giuliana, che chiarisce le dinamiche di quanto accaduto in Cina, una settimana fa circa, sul Gasherbrum II, dove Valerio Annovazzi, 59enne, bergamasco d’origine e valsassinese d’adozione, è rimasto bloccato al Campo 3 a quota 7100 m per quattro giorni e con le forze ormai ridotte al lumicino.

A salvarlo sono stati tre alpinisti Baschi: Alberto Iñurrategi, Juan Vallejo e Mikel Zabalza, i quali lo hanno raggiunto e, dopo avergli prestato le cure necessarie per riprendere le forze e affrontare la discesa, lo hanno accompagnato fino al Campo Base, dove ora si trova ed è prossimo al rientro in Italia.

“Sono state dette troppe cose inesatte – prosegue la moglie Giuliana – Per esempio non è stato calato, ma sono rientrati con una progressione a corda tesa. Anche il congelamento alle mani non è in realtà così grave. Se lo fosse stato lo avrebbero trasportato immediatamente all’ospedale. Ora è al Campo Base, dove sta recuperando le forze. E’ stato visitato due volte da un medico e non appena si sarà rimesso riprenderà la via del ritorno”.

Una notizia che l’alpinista Mario Panzeri, amico di Valerio tanto d’avergli prestato per la spedizione il telefono satellitare, commenta: “Valerio lo conosco. Ci vediamo spesso in giro, soprattutto in Grignone. E’ uno che ha già fatto Cho Oyu (8201 m), Manaslu (8163 m), Aconcagua (6962 m). Non è uno sprovveduto, anzi, è uno capace di andare in giro”. Parole, quelle del Re degli Ottomila (conquistati tutti senza ossigeno) che spazzano via ogni dubbio sulle capacità alpinistiche dell’amico il quale, una volta a casa, se ne avrà voglia, potrà raccontare nel dettaglio la brutta avventura vissuta sul GII.