Omicidio della vigilessa di Temù, Mirto Milani ha confessato

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Laura Ziliani

Una vera e propria svolta nelle indagini sul delitto di Laura Ziliani

Il calolziese è in carcere dal settembre scorso con due delle figlie della donna uccisa

CALOLZIOCORTE – Ha confessato l’omicidio della vigilessa 55enne di Temù (BS). Il calolziese Mirto Milani avrebbe chiarito quando avvenuto l’8 maggio di un anno fa durante un lungo interrogatorio in carcere chiesto da lui stesso dopo la chiusura delle indagini da parte della Procura. Una vera e propria svolta nelle indagini sul delitto di Laura Ziliani. Il ragazzo di Calolziocorte, fidanzato della primogenita di Laura Ziliani, è in carcere dal 24 settembre come Paola e Silvia Zani, due delle tre figlie della donna uccisa. Anche loro hanno chiesto l’interrogatorio.

Mirto Milani

L’allarme per la scomparsa verso le ore 12 dell’8 maggio

Erano state proprio le due figlie a dare l’allarme quella mattina, verso le 12, contattando il 112 e segnalando il mancato rientro della loro mamma, uscita di casa intorno alle ore 7 per andare a fare una passeggiata nella frazione di Villa Dalegno. La donna sarebbe dovuta rientrare verso le ore 10, per poi andare con le figlie presso la locale discarica a disfarsi di vecchi materassi. Poco dopo la segnalazione della scomparsa, un vasto dispositivo di soccorritori composto da personale dei carabinieri, del soccorso alpino e dei vigili del fuoco, oltre che numerosi volontari, aveva battuto palmo a palmo il luogo della presunta scomparsa, senza rinvenire il corpo dell’impiegata, esperta conoscitrice di quei luoghi. Fin dai primi giorni però, i carabinieri hanno maturato perplessità sulla tenuta logica della ricostruzione dei fatti offerta dai tre giovani.

Le indagini e l’iscrizione nel registro degli indagati

Le indagini, avviate immediatamente e parallelamente alle ricerche, sono consistite in attività di intercettazione, complesse analisi di tabulati, analisi di smartphone e computer in possesso degli indagati, coniugate con perquisizioni domiciliari, sopralluoghi e acquisizione di reperti di carattere scientifico a cura del SIS (Servizio Investigazioni Scientifiche) del Comando Provinciale. Le numerose anomalie emerse hanno indotto i carabinieri e la Procura a ritenere poco credibile la versione dell’infortunio o del malore in montagna. Per queste ragioni, a fine giugno le due figlie e il fidanzato della più grande, erano stati iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla relazione di parentela con la vittima e occultamento di cadavere. Sin da subito, sono risultati sospetti sia l’allarme dato troppo in fretta dalle due figlie, sia il rinvenimento del telefono cellulare, da cui la donna non era solita separarsi, trovato sotto una panca in cantina.

Il ritrovamento del cadavere sulle rive del fiume Oglio

Il rinvenimento del cadavere lungo la pista ciclabile di Temù, avvenuto nella tarda mattinata dell’8 agosto, ha ulteriormente alimentato il solido quadro indiziario. Passeggiando lungo le rive del fiume Oglio, un bambino aveva notato il corpo di una donna in stato di decomposizione, non riconoscibile in volto, parzialmente nascosto tra i rami e le foglie, probabilmente accumulatesi a seguito dell’esondazione del fiume. La donna indossava solo una canottiera e degli slip, abbigliamento assoluta incompatibile con la ricostruzione fornita dagli arrestati. Gli orecchini in oro giallo e una cisti presente sul piede destro avevano portato a ritenere che il corpo fosse proprio quello di Laura Ziliani. La definitiva conferma è giunta dalla comparazione del Dna, eseguita presso l’Istituto di Medicina Legale di Brescia.