Calolzio. L’ultimo saluto a Vincenzo Palastro: “Come faremo senza il tuo sorriso?”

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Il suono della sirena per dire addio al Volontario del Soccorso

“Hai saputo unire le tue competenze con un grandissimo cuore”

CALOLZIOCORTE – Il suono della sirena di quell’ambulanza su cui è salito tantissime volte per prestare soccorso a chi stava male ha salutato per l’ultima volta Vincenzo Palastro, Volontario del Soccorso di Calolzio morto all’età di 65 anni.

Tante le giubbe arancioni in chiesa oggi pomeriggio, mercoledì, per dirgli addio. L’arciprete don Giancarlo Scarpelli ha celebrato i funerali a cui ha partecipato anche don Matteo Bartoli, coadiutore per oltre 10 anni dell’oratorio di Calolziocorte e dal 2019 assegnato a un nuovo incarico a Bergamo.

“E’ nato un sole e per noi questo sole è Gesù. E’ qui in mezzo a noi e lo stiamo aspettando. Il Natale verso il quale è proiettato l’Avvento è il cammino verso Gesù, colui che illumina le tenebre – ha detto don Giancarlo nell’omelia -. Penso a tutte le sofferenze che hanno accompagnato gli ultimi tempi di Vincenzo, sofferenze che hanno accompagnato anche i parenti che hanno avuto la sfortuna di vederlo poco o addirittura non vederlo. Queste tenebre hanno bisogno di luce e quella luce è Gesù. Sole che ci libera dall’ombra della morte, perché la morte non è l’ultimo atto della vita dell’uomo”.

Prima della preghiera del volontario un toccante ricordo degli amici che hanno condiviso con Vincenzo tanti turni nella sede di via Mazzini: “Ci troviamo di fronte a una morte che ha colpito tutti noi che gli siamo stati vicini. ‘Pal’ era una bella persona. La vita non ci appartiene ma ci è stata data in dono e per questo dobbiamo viverla in pienezza, fintanto che siamo in tempo, senza rimandare a domani quello che possiamo fare oggi. La vita va vissuta in tutte le sue sfaccettature, è un dono così grande di cui spesso ci si accorge quando improvvisamente una malattia, un dolore, una morte la spezza. Stiamo attenti, magari sciupiamo tanti rapporti personali, non capiamo il dono che è un marito, che è un papà, che è un nonno o una persona cara: diciamogli sempre quanto gli vogliamo bene e godiamo di ogni attimo passato insieme. Noi ti abbiamo conosciuto con indosso una divisa che portavi con orgoglio e hai saputo onorare. Hai saputo unire le tue competenze con un grandissimo cuore e tanto rispetto nei confronti di chi aveva bisogno di noi”.

“Scherzavamo spesso sul fatto che ci sarebbe piaciuto sapere cosa avrebbero detto su di noi gli altri dopo la nostra morte. Per te è toccato a me scrivere e leggere al tuo funerale: ho verificato, Pal, che tutti sono veramente dispiaciuti della tua morte, tutti ti hanno amato e apprezzato. Ora che sappiamo, però, dicci che è tutto uno scherzo che ci ritroveremo in sede col tuo cappello da pescatore e le mentine in tasca, con le tue cuffie fisse nelle orecchie o a dormicchiare sul divano. Pal, come faremo senza il tuo sorriso e i tuoi occhioni color del cielo. Cosa è successo? Non può essere vero…”.

Il picchetto dei compagni volontari e il gonfalone dell’associazione hanno accompagnato il feretro di Vincenzo Palastro nel suo ultimo viaggio mentre alto, in un cielo carico di pioggia, si è alzato il suono della sirena per quell’ultimo saluto, proprio come avrebbe voluto lui.