Commosso addio a Paola Secomandi, volontaria dell’oratorio: “Urlavi la gioia”

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Vinta da una malattia a soli 57 anni, in tantissimi all’oratorio del Pascolo per l’ultimo saluto

L’ex parroco don Trussardi: “E’ stato davvero bello condividere le esperienze in dieci anni meravigliosi di Pascolo”

CALOLZIOCORTE – In tanti questa mattina, giovedì, hanno riempito l’oratorio della frazione Pascolo di Calolziocorte per dire addio a Paola Secomandi morta a soli 57 anni a causa di una malattia. C’erano tutti, dalla “famiglia” dell’oratorio e della parrocchia del Pascolo per cui Paola si è sempre spesa, alla “famiglia” dell’ospedale di Lecco dove lavorava, agli amici. A stento l’oratorio è riuscito a contenere quanti hanno voluto darle l’ultimo saluto.

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Oltre al parroco don Andrea Pirletti e a Padre Fausto De Bernardi, a concelebrare il funerale c’era anche don Roberto Trussardi ex parroco fino al settembre 2018: “Settimana scorsa, mi è giunto uno dei tanti messaggi che Paola mi scriveva e ho capito che le cose si stavano mettendo davvero male – ha raccontato don Roberto che, a distanza di tempo, è ancora molto presente nel cuore delle comunità -.  Mi ha scritto un messaggio straordinario, di una meraviglia incredibile: ‘Ciao don, ho capito che sono alla fine. Carissimo don ti dico che non ho paura. Sono forte, non ho paura. Ma carissimo don ti dico che avrei voluto ancora stare qui tanto per poter fare ancora qualcosa di bello, di buono e di giusto. Però, don, mi affido al buon Dio’. Domenica ho fatto una corsa per stare un po’ con lei, ho provato con la mia voce bergamasca ad alzarla per vedere se apriva gli occhi, lei ha tentato e ha sussurrato qualcosa”.

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“Carissima Paola ti dico grazie per quello che sei stata per me, per tutti noi e per la tua famiglia – ha continuato l’ex parroco, oggi alla guida della Caritas di Bergamo -. E’ bello aver incontrato una persona che credeva tanto in Dio, nel prossimo e in se stessa. Lei urlava di gioia, sembrava che nelle sue corde vocali avesse un megafono, era troppo bello sentirla… ma una persona riesce a urlare di gioia solo se ha un cuore grande e un grande cuore. E’ stato davvero bello condividere le esperienze in dieci anni di Pascolo meravigliosi e anche nel momento più difficile della tua vita mi hai insegnato, ancora una volta, come si affronta la vita anche nella sofferenza e nella malattia”.

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Molto sentita anche l’omelia del parroco don Andrea Pirletti che ha cercato di riassume in quattro preziosi doni quello che Paola ha lasciato alla comunità del Pascolo: “Mi permetto di prendere quattro regali della vita di Paola che lei ci consegna e che voglio condividere con voi: il primo è la preghiera, la dimensione più intima e personale di Paola. Una delle ultime volte, in un messaggio, mi scriveva così: ‘Ciao don, come stai? Scusa se ti disturbo, ma in questo periodo di chiusura entrare in chiesa e trovare il leggio con le letture del giorno a metà chiesa e poterle leggere e rimanere in silenzio a meditare è molto bello, perché non lo lasci?’ Ed è anche per questo suggerimento che il leggio è ancora nelle nostre chiese. Quante volte mi ha detto ‘Meno male che c’è il Signore’. Il secondo regalo è l’empatia, quella capacità di ascoltare gli altri e avere una parola buona; un sorriso quando c’era bisogno di un sorriso o una lacrima. Quel suo essere dentro alle storie e alle vite degli altri con discrezione. Il terzo dono che ci lascia è la generosità, fare per gli altri. Gli altri che sono quelli dell’oratorio, gli altri che sono i suoi malati che non trattava mai solo come una prestazione, gli altri che sono la sua famiglia di cui si è sempre presa cura, gli altri che sono i ragazzi dell’oratorio che ha fatto sentire amati. Paola fa parte di quella schiera di volontari che dentro alla generosità sanno mettere l’affetto e i nostri ragazzi hanno bisogno di persone così: non solo fanno per loro, ma gli vogliono bene. L’ultimo regalo di Paola era l’urlare di gioia, quando arrivava trascinava e coinvolgeva. La voce sommessa non sapeva cosa fosse, la sua risata sguaiata ti trascinava dentro e non lasciava fuori nessuno. Qualcuno mi ha detto che in ospedale lei era la voce del reparto, passava attraverso i muri. E allora c’è bisogno di gente come lei che urla la gioia. Credo che questi quattro regali, la fede, l’empatia, la generosità e la gioia urlata, siano i regali che oggi Paola fa a ciascuno di noi. Paola ci dice ‘vivete così, vivete così, ora, voi oggi. Quando? Adesso!”

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Parole toccanti che hanno saputo racchiudere in maniera affettuosa il segno che Paola ha lasciato nella sua famiglia, nella sua comunità, nel suo lavoro durante la sua vita. Un ringraziamento anche a nome del locale Gruppo Aido per il suo dono che ha dato speranza a qualcuno altro e un ringraziamento finale da parte di tutta la comunità che, ricordando i tanti amici persi in questo ultimo periodo, si è stretta attorno al marito Alberto Galbiati e alle figlie Clara e Irene in questo momento di dolore: “Siamo qui per dimostrarvi il nostro affetto, siamo qui per dimostrare il nostro sentimento vero, sincero, profondo. Paola, accompagnaci ancora nel nostro essere comunità!”

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E’ grande il dolore per il vuoto lasciato dalla morte di Paola, un vuoto difficile da colmare perché era una persona speciale… 

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