Ex imprenditore caduto in disgrazia da tre anni vive in un container

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Succede a Calolzio, a 66 anni vive ai margini della società

Senza luce, acqua, gas e servizi igienici: “Chiedo solo una casa”

CALOLZIOCORTE – Da quasi tre anni vive in un container senza acqua, gas e nemmeno la corrente. Vive, o meglio, sopravvive ai margini della città di  Calolziocorte, dietro ad alcuni capannoni della zona industriale.

Il container in cui vive Cereda

Ezio Cereda, 66 anni, è un ex imprenditore caduto in disgrazia che da qualche anno è diventato invisibile. “Avevo una ditta di pressofusione, la GMC di Brivio, e vivevo in maniera agiata – racconta -. Sempre a Brivio avevo anche comprato una villetta di cui stavo pagando ancora il mutuo”.

Nel 2009, però, alcuni problemi lavorativi lo hanno letteralmente messo in ginocchio: “Mi sono fidato delle persone sbagliate e assieme alla ditta ho perso tutto. Non ho più potuto pagare il mutuo e le banche si sono prese la mia casa. Così, con mia moglie, sono finito a Vimercate nella casa di alcuni parenti”. Sempre nel 2009 subisce un altro durissimo  colpo: nel giro di poco tempo perde il padre, la moglie per una malattia e la madre e da lì entra in una spirale da cui non è più riuscito a risollevarsi.

Una delle taniche che usa per avere l’acqua

Per qualche anno resta a vivere a Vimercate, poi anche da lì è costretto ad andarsene. Nel 2015 Ezio Cereda, che è originario di Vercurago, torna nel lecchese e va a vivere nel campeggio di Garlate dove, facendo qualche lavoretto, riesce a racimolare quei pochi soldi per pagare l’affitto di un piccolo bungalow. Oggi è senza fissa dimora: “Nel 2017, a febbraio, sono stato costretto a lasciare anche il campeggio e sono finito in questo container avuto in cambio di alcuni macchinari che avevo”.

Il signor Cereda con Giovanni Moscato che da qualche tempo è venuto a conoscenza della situazione

“Per una serie di situazioni, però, adesso rischia di perdere anche questo container – racconta Giovanni Moscato, presidente del circolo Valle S. Martino di Fratelli d’Italia, che da qualche tempo è venuto a conoscenza della situazione -. E’ impensabile che nel 2019 ci sia una persona costretta a vivere in queste condizioni tra l’indifferenza di tutti. E’ necessario muoversi e fare al più presto qualcosa”.

Fuori dal container ci sono alcune taniche dove tiene l’acqua che usa per cucinare e lavarsi, per far da mangiare usa una piccola bombola a gas e non ha servizi igienici. Da poco è rimasto anche senza corrente, ha preso una piccola lampada a batteria per avere un po’ di luce: “Per fortuna non è ancora arrivato il freddo perché quest’anno, senza corrente, non posso più nemmeno contare sulla stufetta – poi aggiunge sorridendo – mi riscalderò a fiato”.

Cereda, nonostante tutte le avversità, non si è lasciato abbattere e non ha perso il sorriso. Con un’auto che ha più di 20 anni riesce ad andare a fare qualche mercatino dell’usato: “Ho sempre fatto qualche lavoretto per cercare di sopravvivere – racconta – Adesso, grazie al reddito di cittadinanza, ricevo 500 euro al mese e con quelli potrei anche pagare un piccolo affitto per un monolocale, non chiedo nulla se non una sistemazione anche molto modesta, andrebbe bene anche una stanzetta grande come un garage”.

Con la mente torna a quando faceva l’imprenditore e sul suo volto torna l’ombra di un sorriso: “Pensa che avevo la mia ditta con una ventina di dipendenti, avevo una moglie splendida. In pochissimo tempo, anche a causa di persone cattive, mi sono trovato completamente spiazzato. Ho provato anche a cercare lavoro ma a una certa età è davvero dura, però mi sono sempre arrangiato come ho potuto senza chiedere nulla a nessuno”.

Ezio Cereda riceve l’aiuto di qualche amico ma adesso ha bisogno di una casa per ricominciare una vita dignitosa: “Sono storie che fanno male e tutto questo succede a Calolzio, praticamente fuori dalla porta di casa nostra – conclude Moscato – Spero veramente che le istituzioni e la società si attivino per un uomo che nella sua vita ha sempre lavorato e ora chiede soltanto una casa dove poter ricominciare a vivere”.