Canale del Sasso Incastrato, il luogo dove si è consumata la tragedia

Tempo di lettura: 4 minuti
Giovanni Giarletta, detto Ciarly, venerdì mattina all’inizio del Canale del Sasso Incastrato. E’ l’ultima sua foto

 

LECCO – L’ultima foto di Giovanni Giarletta lo ritrae sorridente, come era sua natura, all’inizio del Canale del Sasso Incastrato, lo stesso dove qualche ora più tardi l’alpinista e soccorritore ha perso la vita insieme al collega e amico Ezio Artusi, travolti da un distaccamento di neve.

Il canale fotografato dal basso

 

Nessuno poteva immaginare un epilogo simile quando venerdì mattina, di buon’ora, zaino in spalla, Giarletta e Artusi si sono incamminati verso la loro destinazione. Davanti a loro la guida alpina Manuele Panzeri e un altro escursionista.

Una foto di qualche inverno fa, a inizio del canale. L’innevamento quest’anno è molto più abbondante

 

Un canale “poco conosciuto e poco relazionato”, come ci conferma chi conosce l’itinerario, quello del Sasso Incastrato o Canale Est. Si trova sul versante valsassinese della Grigna Meridionale, l’avvicinamento avviene lungo la Traversata Bassa. La via di arrampicata lungo il canale si sviluppa per poco più di 450 metri: le relazioni lo definiscono “un canale regolare, con una pendenza tra i 45°-55° gradi, grado di difficoltà 3+/4”. Insomma, una ‘ravanata’, come direbbero in gergo alpinistico, “ma nulla di estremo”. Qualcuno addirittura definisce l’uscita sulla cresta est come più insidiosa, soprattutto quando c’è tanta neve. Da lì, dall’uscita del canale, fino alla Cresta Senigallia sono circa 300 metri. Seguendo le catene si arriva in vetta alla Grignetta. Un itinerario da non sottovalutare, ma neanche da evitare o indicato come particolarmente pericoloso. Soprattutto nella giornata di ieri, con pericolo valanghe 1 (praticamente nullo in questa stagione).

La veduta sulla Valsassina dal canale

 

“Un postaccio, ma niente di estremo” ripete il capostazione del Soccorso Alpino lecchese Giuseppe Rocchi. Non certo per due alpinisti esperti come Giarletta e Artusi, abituati a percorrere la Grigna in lungo e in largo, vuoi per piacere, vuoi per soccorrere escursionisti in difficoltà. “Andiamo a fare un giro in Grignetta” avevano detto gli amici a Rocchi. Nulla di eccezionale. La sera avevano in programma festeggiamenti. Ciarly, com’era chiamato Giovanni Giarletta, 38 anni appena compiuti, era tornato solo lunedì dalla Patagonia, dove insieme a Manuele Panzeri e a Tommaso Lamantia aveva scalato il Cerro Torre, percorrendo la storica via dei Ragni. “Quando mi hanno detto che andavano in quel canale gli ho detto che per me era un postaccio, ma mai avrei pensato potesse finire così – ha ricordato Rocchi – Ciarly aveva scalato il Cerro Torre, cos’era la Grignetta a confronto?”.

Il sasso incastrato, al quale la via deve il suo nome, si trova a circa 1/3 dello sviluppo del canale, ed è uno dei passi più duri. Si supera ‘aggirandolo’ da destra

 

Eppure venerdì pomeriggio quel ‘canaletto’ di circa 450 metri, che deve il nome al  grosso masso incastrato che si trova a circa un terzo del suo sviluppo, si è rivelato fatale. Cosa sia esattamente successo, nessuno potrà dirlo. Si possono fare delle supposizioni, la più verosimile è che i due alpinisti a pochi metri dall’uscita del canale siano stati travolti da un distaccamento di neve, ghiaccio e sassi che li ha trascinati a valle, non lasciandogli scampo. La traccia di una piccola slavina era stata notata poco prima dall’amico Manuele Panzeri, che nell’escursione precedeva i due con un cliente.

Eccolo qua questa mattina all’inizio del canale” ricorda Giuseppe Rocchi sul suo profilo facebook, postando una foto di Ciarly, recentemente nominato suo vice “sempre sorridente, una persona squisitissima. Che mi mancherà tanto. Ciao Ciarly”.

Poco dopo, un’altra foto, ritrae Giarletta e Artusi insieme: “Eccoli qua, legati per l’eternità. Ciao ragazzi”.

Una bella foto della Grignetta in veste invernale (credit A.Locatelli)