Caso Gilardi, la nota del Tribunale: “Abbiamo sempre agito a tutela del prof. Carlo”

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Carlo Gilardi

Dopo mesi di silenzio il Tribunale torna sul caso Gilardi: “Il nostro rispetto per la privacy scambiato per imbarazzato rifiuto di confronto”

Confermati gli ostacoli per il rientro a casa dati il procedimento penale ancora  in corso e le condizioni dell’immobile al Cerè

LECCO / AIRUNO – “Proprio per evitare la compromissione della privacy, il Tribunale ha fin qui osservato un profilo comunicativo estremamente sobrio affidato a due comunicati, che tuttavia è stato scambiato per imbarazzato rifiuto di confronto o difficoltà di replica, finendo per amplificare attacchi in più occasioni diffamatori per i singoli e delegittimanti per l’istituzione giudiziaria”.

A prendere parola sul caso Gilardi, la vicenda dell’anziano professore di Airuno ospite della Rsa Airoldi e Muzzi balzata agli onori delle cronache dopo diversi servizi televisivi, dopo mesi dall’ultimo comunicato, è il Tribunale di Lecco che oggi, con una nota diramata dal presidente Ersilio Secchi ha voluto chiarire i contorni del “fascicolo” Gilardi.

Un comunicato che arriva a poche settimane di distanza dall’articolata ricostruzione dei fatti, a cui fa riferimento anche la nota del palazzo di Giustizia lecchese, riportata in Parlamento dall’onorevole Sisto rispondendo a un’interrogazione del parlamentare Dem Gian Mario Fragomeli e che va ad aggiungersi anche alla delibera del Consiglio Superiore della Magistratura assunta il 17 novembre a tutela dell’indipendenza e dell’autonomia del giudice tutelare del tribunale di Lecco.

Così come ribadito già da Sisto, basandosi sui dati forniti dalle istituzioni coinvolte, Tribunale in primis, Gilardi risulta, “sebbene in alcune occasioni esprima a parole il desiderio di ritorno a casa” ben inserito nella Rsa tanto da non aver mai attuato propositi di allontanamento dalla struttura e da aderire positivamente a tute le iniziative e le proposte formulate nel suo interesse, vivendo una condizione di “ritrovato benessere”.

Il Tribunale ha altresì precisato che a seguito di una Ctu psichiatrica, regolarmente svoltasi nel contraddittorio delle parti, è stata “accertata in capo all’amministratore una condizione patologica che spiega l’incapacità critica nei confronti di coloro che si approfittano dil lui e la tendenza a solidarizzare e difender costo. In questo contesto è stata valutata la collocazione in Rsa al fine di “allontanare Gilardi da un ambiente insalubre, di garantirgli la necessaria assistenza fisica e morale e di recidere i rapporti con persone a lui nocive che altrimenti sarebbe inevitabilmente tornato a frequentare”.

Una collocazione che lo stesso Gilardi apprezzerebbe e che sembra destinata a durare a lungo. Il Tribunale infatti non nasconde che riguardo al progetto di rientro, per quanto siano state valutate diverse possibilità, “rimane l’ostacolo della lunghezza delle procedure giudiziarie in corso volte a ottenere la liberazione dell’immobile del Cerè, che peraltro richiederebbe una radicale ristrutturazione essendo privo di riscaldamento e dotato di impianti e servizi obsoleti e non a norma, intervento a cui l’amministrato è contrario”. Esclusa la residenza in altre abitazioni per volere di Gilardi e anche perché permarrebbe la difficoltà di garantire idoneo personale di assistenza e protezione”.
Anche il Tribunale precisa che Gilardi è libero di vedere chi vuole e quindi anche di non ricevere visite non gradite.

La nota si chiude con un appello a chi ha invece portato sempre avanti, nella narrazione talvolta faziosa dei fatti, accuse di illegittima privazione della libertà di Carlo Gilardi per appropriarsi del suo patrimonio, “non curandosi di contribuire ad alimentare così un linciaggio mediatico del tutto ingiustificato ai danni delle istituzioni e delle persone che vi operano”.

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