Condannati a 5 anni per furto, ma i due ladri sono latitanti

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LECCO – Sono stati condannati a 5 anni e 1 mese di reclusione e al pagamento di 2.600 euro di multa per una rapina messa a segno in un’abitazione di Santa Maria Hoè, ma dei due uomini, entrambi di nazionalità cilena, tutt’oggi non vi è traccia.

I due sono infatti latitanti: colti praticamente in flagrante la sera stessa del reato (era il 10 aprile dello scorso anno) erano stati arrestati dai Carabinieri della Stazione di Merate (vedi articolo) ma durante l’udienza preliminare del novembre scorso il Tribunale aveva accolto la richiesta del primo difensore, l’avvocato De Giorgio del Foro di Monza, di sostituire la custodia in carcere con la misura cautelare degli arresti domiciliari. Ai due, come spiegato dall’avvocato Maria Daniela Sacchi, nominato in seguito difensore d’ufficio, era stato concesso di raggiungere la loro abitazione senza scorta: “Era il 18 dicembre, sono di fatto scomparsi, rendendosi irraggiungibili”. A gennaio la notifica ufficiale della latitanza, tutt’oggi confermata.

Questa mattina di fronte ai giudici e al Pubblico Ministero titolare del fascicolo Paolo Del Grosso si è tenuta l’udienza finale del processo a carico dei due cittadini cileni di 24 e 18 anni, condannati entrambi a una pena di 5 anni e 1 mese di carcere e a 2.600 euro di multa. La pena richiesta inizialmente dal magistrato era di 4 anni e 8 mesi di reclusione.

Carabinieri (1)Schiaccianti a detta dell’accusa le prove a carico dei due imputati, autori di un furto in una villetta di Santa Maria Hoè brevemente ripercorso in Aula dalla parte offesa: “Quella sera ero fuori con mia moglie, siamo rientrati intorno alle undici e abbiamo trovato la casa completamente sottosopra: la porta finestra d’ingresso era stata forzata, avevano portato via il televisiore, un portatile e svariati altri oggetti di valore, orologi, collane, bracciali, anelli”. Nel complesso 1.500 euro di danni come ha ricordato l’uomo.

L’intera refurtiva era stata riconsegnata ai proprietari la notte stessa: è stato il Maresciallo Francesco Mattei a raccontare al Tribunale l’incontro casuale coi due malviventi, inseguiti e arrestati quella sera.

“Ero a Merate di pattuglia con un collega – ha spiegato – durante il normale controllo in auto abbiamo notato due soggetti che camminavano lungo una via secondaria. Erano le nove e mezza circa. Non appena ci hanno visto si sono fermati, assumendo un atteggiamento ambiguo che ci ha subito insospettito. Ci siamo avvicinati per chiedere i documenti e subito sono scappati, lanciandoci contro oggetti da scasso”. Come raccontato, l’inseguimento dei due malviventi è terminato nel cortile di una palazzina, dove si è svolta una breve colluttazione terminata con il fermo dei due stranieri.

“Il rumore naturalmente attirò i vicini – ha proseguito il Maresciallo – che ci dissero di una macchina sospetta mai vista prima parcheggiata poco distante. Controlli immediati hanno rilevato la presenza nell’autovettura di un ricco bottino, tra cui un televisore e diversi monili, risultati appartenenti ai coniugi della villetta svaligiata presumibilmente poche ore prima. Tutta la refurtiva è stata riconosciuta e restituita ai legittimi proprietari mentre i due sono stati arrestati”.

Ritenuti dunque colpevoli i due uomini, latitanti e ricercati, sono stati condannati.