Droga. Il ‘call center’ dello spaccio, arresti tra Lecco e Como

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A sinistra il Dirigente della Squadra Mobile della Questura di Lecco Danilo Di Laura, a destra il Capo di Gabinetto Andrea Atanasio

 

LECCO – Diciassette misure cautelari, di cui 12 di custodia cautelare in carcere e cinque con obbligo di firma, 8 mila cessioni di stupefacenti accertate per un valore complessivo di 300 mila euro. 

Questi alcuni dei numeri dell’operazione “Viale 2017” portata avanti della Squadra Mobile della Questura di Lecco e illustrati quest’oggi, giovedì, dal Capo di Gabinetto dottor Andrea Atanasio e dal Dirigente della Squadra Mobile Danilo Di Laura. 

Una maxi operazione partita nel maggio 2017 e tutt’oggi in corso, che ha permesso di scoprire la presenza, sul territorio delle province di Lecco, Como, Monza e Brianza, Milano e Varese, di diversi sodalizi dediti allo spaccio di sostanza stupefacente (cocaina, principalmente, ma anche eroina e hashish).

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Vere e proprie ‘batterie’ di spacciatori, per lo più di nazionalità magrebina, organizzate attraverso un abile sistema definito dagli agenti della Mobile ‘call center’, ricostruito grazie alle diverse testimonianze raccolte dagli acquirenti (oltre settanta, ndr). Un telefono cellulare sempre acceso, a cui gli spacciatori rispondevano ruotandosi di persona in persona, mandando poi altri collaboratori a svolgere il compito di cessione. Così il sistema permetteva agli spacciatori di assicurare un’attività h24 per acquirenti, senza al contempo esporsi troppo.

Ai risultati illustrati quest’oggi dal Capo della Squadra Mobile Di Laura si è giunti dopo oltre un anno di indagini, cominciate proprio a Lecco, in Viale Turati (da qui il nome dell’operazione). “Il tutto è partito da diverse segnalazioni che denunciavano attività sospette e di spaccio – ha spiegato il comandante Di Laura – la Sezione Antidroga della Squadra Mobile di Lecco si è così attivata, arrivando a sorprendere uno degli indagati a Olginate con 21 dosi di cocaina pronte da vendere e 700 euro in contanti, provento dell’attività di spaccio”.

Dopo aver avuto il via libera dalla Procura di Lecco (dott.ssa Silvia Zannini, pubblico ministero) alle intercettazioni è così cominciata l’intensa attività tecnica che ha portato alla scoperta delle batterie. Tre le principali, fino ad ora identificate, operanti nelle province di Lecco (comuni di Lecco, Nibionno e Barzio), Como (Cantù, Erba, Inverigo e Carugo) e Monza Brianza (Lissone, Arosio, Carugo e Lissone), per un totale di 17 misure cautelari (15 emesse dal Gip di Lecco e 2 dal Gip di Como).  Tra i luoghi di spaccio principali, almeno in provincia di Lecco, le aree boschive, piazze e parcheggi delle stazioni nei comuni di Lecco, Pasturo, Barzio, Nibionno, Garbagnate Monastero, Costa Masnaga, Molteno e Bosisio Parini 

I destinatari delle ultime sette misure cautelari emesse il 26 settembre: cinque di loro sono in carcere, per altri due è stato disposto l’obbligo di firma

 

A finire in carcere 12 soggetti di nazionalità magrebina, per altri cinque è stato invece disposto l’obbligo di firma, ma di questi solo due sarebbero stati presi (tra di loro un’italiana): “L’operazione – ha sottolineato Di Laura – è ancora in pieno svolgimento e al momento siamo sulle tracce di alcuni latitanti. Molti di questi soggetti vengono infatti in Italia appositamente per condurre questo tipo di attività criminale, che consente loro di fare tanti soldi in breve tempo. Dopo di che tornano in nei loro paesi, principalmente Marocco. Questo rende spesso difficile trovarli”.

“Fa impressione la fitta rete di spaccio che è emersa da questo primo anno di indagini: abbiamo infatti accertato la cessione di circa 8 mila dosi a circa 2.300 acquirenti, per un valore di 300 mila euro (40 euro il prezzo medio di una dose di cocaina, ndr). La capillarità delle operazioni delittuose è anche da ricondurre al sistema ‘call center’ utilizzato dalle batterie” ha concluso Di Laura.