Duro colpo alla ‘ndrangheta lecchese, in carcere Cosimo Vallelonga e altri otto

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Il dirigente della Squadra Mobile di Lecco Danilo Di Laura
Il dirigente della Squadra Mobile di Lecco Danilo Di Laura

Nove le persone in carcere per traffico illecito rifiuti, fatture false, usura, estorsione

Di Laura: “Personaggi privi di scrupoli, creavano danno alla società, all’ambiente e alle persone”

LECCO – “Personaggi privi di scrupoli: creavano un enorme danno alla società, all’ambiente e alle persone”. Il dirigente della Squadra Mobile di Lecco e vicequestore aggiunto Danilo Di Laura non ha esitato a definirli così gli arrestati della maxi operazione “Cardine-Metal Money” scattata alle prime luci dell’alba di oggi, 9 febbraio, e che ha portato in carcere 9 persone con una lunga lista di accuse aggravate dal metodo mafioso. 

E’ stata data esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare emessa dall’Ufficio Gip di Milano nei confronti di diciotto cittadini italiani (dieci in carcere ed otto agli arresti domiciliaci) per associazione di tipo mafioso per due imputati, associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, frode fiscale, autoriciclaggio, usura ed estorsione.

Nel corso delle numerose perquisizioni, tuttora in corso, sono stati rinvenuti beni di valore e armi illegalmente detenute. Gli arresti sono stati disposti a seguito di una complessa attività investigativa coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano e condotta dai Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria (G.I.C.O.) di Milano e di Lecco e dalla Squadra Mobile della Questura di Lecco.

Un duro colpo nei confronti di un sodalizio mafioso che operava in provincia di Lecco e nelle vicine provincia di Bergamo, Monza e Brescia ed era capeggiato da Cosimo Vallelonga, già condannato per 416 bis c.p. sia nell’ambito dell’operazione “La notte dei fiori di San Vito” di metà degli anni ’90, sia nell’operazione “Infinito” del 2010, e che si ritiene tuttora esponente di spicco della ‘ndrangheta lombarda.

I nomi delle persone arrestate

Nove le persone in carcere

  • Cosimo Vallelonga 1948 di Valletta Brianza;
  • Vincenzo Marchio (figlio di Pierino Marchio) classe 1983 di Calolzio;
  • Luciano Mannarino classe 1989 di Brivio;
  • Danilo Monti classe 1991 di Valmadrera già in carcere per omicidio in Calabria;
  • Alessandro Malacorda classe 1985 di Calolzio;
  • Vincenzo Pace classe 1998 di Calolzio;
  • Claudio gentile classe 1983 della provincia di Lecco, ma nato in Germania;
  • Fabrizio Motta classe 1976 della provincia di Lecco;
  • Benedetto Parisi classe 1970 di Mandello (figlio di Santo);

Risulta ancora ricercato un membro dell’organizzazione criminale, destinato al carcere 

Agli arresti domiciliari

  • Santo Parisi classe 1944 di Olginate
  • Jennifer Buonavoglia classe 1984 provincia di Bergamo;
  • Claudio Bissola classe 1981 provincia di Bergamo;
  • Clara Ferrari classe 1973 provincia di Bergamo;
  • Vincenzo Geroldi classe 1972 provincia di Brescia;
  • Roberto Novelli classe 1969 provincia di Bergamo;
  • Marco Ricci provincia di Bergamo
  • Michela Leone classe 1985 provincia di Monza.

Il sistema criminale

E’ lecchese l’imprenditore che ha denunciato e che ha consentito alla Polizia di indagare sugli affari illeciti di Vallelonga che, dopo aver scontato l’ultima condanna per 416 bis c.p., ha ripreso i contatti e rivitalizzato il sodalizio mafioso, non solo attraverso autonome condotte criminali ma anche ricevendo presso il suo ufficio all’interno del negozio “Arredo Mania” di La Valletta Brianza altri esponenti della ‘ndrangheta, per dirimere controversie, concordare nuove strategie ed eludere i controlli dell’autorità giudiziaria, ed imprenditori locali, sia per l’erogazione di prestiti a tassi da usura sia per organizzare il reinvestimento dei proventi delle attività illecite nell’economia legale.

Negozio ArredoMania di Cosimo Vallelonga a La Valletta Brianza
Negozio Arredomania di Cosimo Vallelonga a La Valletta Brianza

Strettamente legati a Vallelonga, e ritenuti affiliati al sodalizio mafioso, Vincenzo Marchio, figlio di Pierino Marchio (a sua svolta condannato nell’operazione “Oversize” quale affiliato di spicco della Locale di ‘ndrangheta di Lecco, storicamente facente capo alla famiglia Coco Trovato) ed un altro soggetto, uomo di fiducia di Cosimo Vallelonga , che lo aiutava nelle attività di recupero crediti attuate anche con modalità violente ed intimidatorie. Quest’uomo,  ritenuto il ‘braccio armato’ del gruppo è ancora ricercato. 

IL VIDEO

Lo stesso Vallelonga, secondo gli inquirenti, ha poi costituito ed organizzato, con gli altri indagati destinatari dell’ordinanza cautelare, un’associazione dedita a un’imponente attività di traffico illecito di rifiuti attraverso imprese operanti nel settore del commercio di metalli ferrosi e non ferrosi, con una illecita movimentazione di oltre 10.000 tonnellate di rifiuti, ed attuata anche attraverso l’utilizzo di una fitta rete di società “cartiere” che hanno annotato fatture false per circa 7 milioni di euro.

Il denaro necessario per gli acquisti “in nero” del materiale ferroso proveniva da provviste su conti correnti intestati a prestanome e prelevate quotidianamente presso sportelli bancari e postali, per circa 30 milioni di euro in un triennio.

Nel corso delle attività è stato sottoposto a sequestro anche un pericoloso carico di rifiuti radioattivi, composto da 16 tonnellate di rame trinciato, proveniente dalla provincia di Bergamo, bloccato dalla Polizia Stradale di Brescia nel maggio 2018.

Gli accertamenti hanno permesso poi di riscontrare come i proventi illeciti siano stati riciclati, oltre che a diretto beneficio dei sodali, anche per la costituzione di nuove attività imprenditoriali operanti nel commercio di autovetture e nella ristorazione, nonché nella gestione di rifiuti, ovvero impiegati quale provvista di denaro per erogare abusivamente finanziamenti, anche a tassi di interesse usurari, per un ammontare superiore a un milione di euro.

L’attività investigativa ha infine consentito di riscostruire i singoli episodi di usura, in danno di almeno 8 persone in condizioni di difficoltà economiche, tra cui diversi imprenditori lombardi, e di quantificare in circa 750.000 euro il capitale erogato con tassi di interesse fino al 40% annuo; nonché di scoprire gravi condotte estorsive finalizzate al recupero delle somme oggetto dei prestiti illeciti, perpetrate anche  attraverso minacce di morte e con l’utilizzo di armi da fuoco.