Falso allarme bomba a Torino. La testimonianza di un lecchese

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TORINO – Una transenna che cade o forse lo scoppio di alcuni petardi, la paura di un attentato ed il panico che dilaga. Oltre trentamila tifosi radunati in piazza San Carlo a Torino per la finale di Champions League che cominciano a scappare, cercando di correre, calpestando chi nella concitazione cade. In pochi minuti la piazza si svuota, restano a terra oltre 1500 feriti (ma la cifra sale di ora in ora), sangue e oggetti persi.

È quanto accaduto nella serata di sabato a Torino, fra i tifosi juventini c’era il lecchese Niccolò Borghetti.

I tifosi in piazza prima dell’allarme bomba

 

“Quello che è successo di preciso non lo so – spiega Niccolò Borghetti, ventisettenne lecchese che vive a Pescate – soprattutto non so le cause, alcuni parlano di una transenna che ha ceduto, altri sostengono di aver sentito spari di petardi, anche a mitraglietta ho sentito dire. Ero in mezzo alla piazza, vicino alla statua e dalla parte opposta della transenna, ad un certo punto ho sentito un rumore crescente, come un brusio, uno spostamento d’aria, come un’onda d’urto, e poi tutta la gente che mi veniva addosso”.

Così i tifosi radunati nella piazza torinese hanno cominciato a correre, spingere e, nel panico, a calpestare chi era inciampato; “c’era tantissima gente, ma nessuna via di fuga, eravamo stipati come sardine, donne e bambini hanno avuto la peggio, io sono riuscito a restare in piedi, una volta spinti verso il portico, con altri ragazzi ci siamo girati ed abbiamo iniziato a spingere dall’altra parte – verso il centro della piazza – ad urlare di stare fermi, di fermarsi, ma invano. Abbiamo cercato di tirare su da terra quelli che cadevano”.

In cinque minuti la piazza si svuota, con la gente che si riversa ai lati, “una volta ammassati sotto i portici la ressa è continuata per un altro quarto d’ora, tutto come pochi minuti prima nella piazza – che ormai si era svuotata  – c’era sangue ovunque, gente intubata sul posto, zaini e cose perse nella ressa – continua Niccolò – una scena assurda, la prima cosa che ho visto è stata una camionetta dei Vigili del Fuoco, poi i poliziotti e le ambulanze che sono intervenute – conclude il ragazzo riuscito a rientrare a casa solo dopo la mezzanotte – ero con una decina di amici, ma ci siamo divisi in due gruppi, qualcuno di loro ha perso il telefono nella calca, ci è voluto un po’ a ritrovarsi tutti, ma ci è andata bene, non ci siamo fatti niente fisicamente, ma abbiamo vissuto attimi spaventosi in cui ho pensato davvero di tutto da un pazzo su un furgone, a gente armata o ad una esplosione”.

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