Gilardoni. “Prove inammissibili” per i legali dell’ex patrona

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La Gilardoni Raggi X di Mandello
La Gilardoni Raggi X di Mandello

 

LECCO – Tutto rinviato al 11 ottobre, ma in Tribunale, mercoledì mattina, non sono mancati i colpi di scena all’udienza preliminare sul caso Gilardoni Raggi X: il più clamoroso è la strategia della difesa dell’ex titolare Maria Cristina Gilardoni che ha chiesto l’inammissibilità delle prove raccolte dagli inquirenti dopo il marzo 2014, alla scadenza dei primi sei mesi di indagini preliminari sui presunti casi di maltrattamenti subiti dai lavoratori.

Dopo l’avvio dell’inchiesta, che risale all’agosto del 2013 con le prime denunce dei dipendenti, non sarebbe stata comunicata formalmente la proroga delle stesse indagini preliminari, almeno secondo quanto asserito dal legale dell’ex patrona dell’azienda mandellese, l’avvocato Federico Cecconi.

Un’eccezione, quella sollevata dal penalista, alla quale si sono associate anche le difese degli altri imputati e che se dovesse venire accettata rischierebbe di rendere inutilizzabile gran parte delle fonti di prova acquisite dagli inquirenti nel periodo successivo ai primi sei mesi di indagine.

Sarà il gup Paolo Salvatore, nella prossima udienza di ottobre, a decidere in merito all’ammissibilità della richiesta avanzata dalle difese. Roberto Redaelli, unico imputato presente all’udienza e difeso dagli avvocati Carlo Melzi d’Eril e Roberto Mulargia, ha presentato un memoriale chiedendo che venga esclusa dal materiale probatorio una telefonata effettuata nella primavera scorsa dallo stesso Redaelli all’avv. Mulargia, ritenendo incostituzionale tale acquisizione.

La novità, emersa in mattinata, è anche la costituzione a parte civile della stessa Gilardoni Raggi X, una scelta presa dal Cda dell’azienda oggi presieduto da Marco Gilardoni, figlio di Maria Cristina, già nominato dal tribunale commissario straordinario dell’azienda e riconfermato alla guida dell’azienda di famiglia dai soci di maggioranza, la madre e il cugino Ascano Orsini, quest’ultimo difeso dall’avvocato Marta Lanfranconi, sostituita in aula dall’avvocato Palazzo.

“E’ un atto dovuto – ha spiegato il legale dell’azienda, l’avvocato Monica Alberti – l’impresa vuole tutelarsi da possibili danni subiti a causa delle condotte che sono oggetto del procedimento”.

Oltre alla Gilardoni, sono 25 i lavoratori che si sono costituiti parte civile (erano una cinquantina in tutto le denunce presentate dai dipendenti dell’azienda), nove di loro e la Fim Cisl sono rappresentati dall’avvocato Stefano Pelizzari, altri otto e la Fiom Cgil dall’avvocato Maria Grazia Corti, cinque lavoratori sono assistiti dall’avvocato Benedetto Tusa e i restanti sono invece tutelati dai legali Roberto Tropescovino, Laura Rota e Laura Bosisio.

Il pubblico ministero Silvia Zannini ha chiesto il rinvio a giudizio per tutti gli imputati, compresi i due medici interni della Gilardoni, Stefano Marton e Maria Papagianni, accusati di “imprudenza, imperizia e negligenza nonché colpa specifica” per aver violato e non osservato nella violazione “gli obblighi inerenti la funzione di medico” in relazione alle malattie professionali accusate dai lavoratori in seguito ai presunti maltrattamenti subiti.

Escluso dal processo Alberto Comi, accusato di aver abusato della professione di consulente de lavoro, che avrebbe esercitato in Gilardoni senza essere iscritto all’albo professionale. La sua posizione è stata stralciata e il reato dovrà essere valutato in un procedimento differente davanti al giudice monocratico.