Gran Zebrù: 6 morti. Sul posto Fabio Lenti: “Abbiamo lanciato l’allarme”

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SOLDA – Si tinge di nero il Gran Zebrù (3857m) montagna del gruppo Ortles-Cevedale che separa la Valtellina dall’Alto Adige. Sei le persone che hanno perso la vita domenica.
Nel primo incidente che si è registrato alle 8 di mattina sono morti, come segnalato dall’Ansa, Daniele Andorno, 45 anni di Novara, Matteo Miari, 22 anni, nato a Feltre e residente a Parma, e Michele Calestani, 43 anni, di Parma. I tre partiti dal rifugio Casati stavano percorrendo la via Normale e, stando alle informazioni che sono trapelate, a circa 3500 metri di quota il capo cordata pare sia scivolato trascinando con sé gli altri due legati in cordata e compiendo un volo di oltre 500 metri che non ha lasciato scampo.

Nella seconda tragedia, avvenuta alle 14 circa, sono morti i fratelli Matthias e Jan Holzmann, 26 e 30 anni, residenti a Vipiteno e Racines, in Alto Adige e Wolfgang Genta, 32 anni, di Magré, in Bassa Atesina che partiti dal rifugio Casati erano impegnati sulla parete Nord.

Poco distante dal primo dramma c’era la guida alpina lecchese Fabio Lenti, figura nota anche per essere tra i responsabili della Casa delle Guide di Introbio, che stava accompagnado tre clienti sulla vetta del Gran Zebrù.

“Eravamo 150 metri sopra li loro – ha spiegato Lenti – non li abbiamo visti cadere, ignari di quanto accaduto abbiamo raggiunto una coppia, un ragazzo e una ragazza; quest’ultima era sotto shock, piangeva e ci ha spiegato dei compagni scivolati di sotto. Abbiamo provato a sporgerci, non si vedeva nulla e non i nostri mezzi non saremmo stati in grado di soccorrerli. Abbiamo quindi allertato il 118”.
Momenti che hanno preceduto il dramma del ritrovamento dei tre alpinisti oramai privi di vita. Una tragedia che si poteva evitare?
Si sono forse sottovalutate le condizioni della neve, molto molle a 3500 metri di quota. Con queste caratteristiche del manto nevoso c’è il rischio che discendendo il gradino più a valle possa cedere. Per questo motivo io stesso, accompagnando tre clienti, abbiamo proseguito la discesa faccia a monte, una tecnica più sicura per evitare di scivolare – ha sottolineato il direttore delle Guide d’Introbio – Un istruttore del CAI incontrato a valle ci ha spiegato di aver incrociato il gruppo e di averlo visto cadere; lui stesso li aveva avvisati di proseguire faccia a monte ma non è stato ascoltato. Non sembravano degli sprovveduti ma se fossero stati più attenti magari sarebbero ancora vivi”.

 

(foto Gran Zebrù  tratta dal sito www.vienormali.it)