Il legale: “Non bastano 4 telefonate per parlare di terrorismo”

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Moutaharrik Abderrahim
Moutaharrik Abderrahim

LECCO – Non sarà fissato prima di gennaio/febbraio il processo per rito abbreviato a carico del 27enne marocchino Abderrahim Moutaharrik, arrestato lo scorso aprile insieme alla moglie Salma Bencharki con l’accusa di terrorismo internazionale per presunti legami con l’Isis.

La richiesta di rito abbreviato era stata avanzata ieri, lunedì, dal legale del 27enne, Vittorio Platì, che ora insieme al collega Carlo Corbucci, difensore della moglie Bencharki, lavora sulla strategia difensiva: “Ci sono tante questioni soprattutto giuridiche da rivedere – ha commentato il legale – l’associazione con finalità di terrorismo internazionale ha dei criteri che vengono evasi dalle corti in maniera non coerente con la norma che riguarda la sussistenza del reato. Qui si parla di associazione quando non se ne hanno le prove – ha proseguito Platì – quattro telefonate non bastano per parlare di associazione con finalità di terrorismo”.

Per il penalista a ‘complicare’ le cose sopraggiunge la norma che in questo caso contrappone sistema occidentale a sistema islamico: “A volte fa comodo interpretare le ‘prove’, in questo caso le telefonate e i messaggi del mio assistito, in maniera estensiva ma per parlare di associazione occorre valutare più parametri che la stessa norma richiede. A parere di questa difesa la telefonata in cui si esprime un pensiero non costituisce una manifestazione di associazione né concretizza un atto terroristico per quella che è la normativa generale recepita in Italia”.

Si attende ora di conoscere la data del processo, fissato a Milano. Moutaharrik e la moglie rimangono in carcere, rispettivamente a Sassari e al Rebibbia di Roma: “Faremo chiarezza su questa questione” ha concluso l’avvocato.