Il robot “Perseo” sul lago per cercare il 47enne disperso

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VERCURAGO – Si chiama “Perseo” e sarà lui a dover ritrovare il corpo di Ion Costinel, il 47enne di Vimercate disperso nel lago dallo scorso sabato:  si tratta di un robot sottomarino teleguidato in dotazione al nucleo dei sommozzatori dei Vigili del fuoco di Milano in grado di scendere per centinaia di metri di profondità e permetterà ai pompieri di perlustrare il fondale alla ricerca dello scomparso.

Il robot è dotato propulsori per muoversi in acqua, di una telecamera ad alta risoluzione che gli consente di filmare la propria attività e, attraverso una banda collegata attraverso fibra ottica,  di trasmettere le immagini in tempo reale al monitor posizionato sulla pilotina dei Vigili del Fuoco.  Dotato di sonar e fari subacquei, Perseo dispone anche di un braccio meccanico sul quale è montata una seconda telecamera.

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Il robot è stato caricato sul natante dei Vigili del Fuoco nel pomeriggio di martedì al cantiere navale Bolis di Vercurago, per poi essere provato nelle acque vicine, prima di partire per il tratto di lago tra la sponda del Moregallo e la spiaggia dell’Orsa Maggiore, dove lo scorso sabato si sarebbe verificato lo scontro tra il gommone del muratore rumeno e l’imbarcazione sulla quale viaggiava una famiglia di lecchesi.

Perseo si  immergerà nelle acque del Lario anche nei prossimi giorni nel tentativo di recuperare il corpo del disperso; in quel caso, il robot lo aggancerebbe con il suo braccio meccanico ed una volta risalito ad almeno 50 metri di profondità verrebbe raggiunto e supportato dai sommozzatori  per  riportare la salma a galla.

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Si tratta di una tecnologia tutta italiana e impiegata in svariate operazioni: lo stesso robot giunto martedì sul Lario è stato utilizzato anche Lampedusa per il recupero di oltre un’ottantina di profughi deceduti tragicamente nel naufragio dello scorso anno.

Lo stesso “Perseo” che nel  dicembre del 2011, proprio nel lago di Como,  è riuscito ad individuare la motobarca silurante Mas, affondata nel 1918 nelle acque antistanti Gravedona durante il suo collaudo, e la batisfera Kalin, la capsula subacquea inviata due anni dopo per tentare il recupero del  Mas e a sua volta rimasta sul fondo del lago a seguito di un guasto.

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