La montagna piange un grande amico: è morto Vasco “Vaschino” Bovolenta

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Vasco Bovolenta

“Diventare uomini è difficile, ma rimanere bambini è una magia”

Conosciutissimo nel mondo della montagna e dell’arrampicata

LECCO – La montagna piange un grande amico: è morto Vasco Bovolenta per tutti Vaschino. Se n’è andato all’età di 84 anni nella sua casa di Pomedo località del rione di Laorca (Lecco) dove abitava. Se n’è andato dopo aver combattuto fino all’ultimo contro la malattia che purtroppo non gli ha lasciato scampo.

Milanese di nascita ma lecchese di adozione, Vasco, per chi l’ha conosciuto, era l’allegria fatta a persona. Conosciutissimo nel mondo dell’arrampicata, sin da giovane ha coltivato la passione per la montagna diventando un buon scalatore. Innumerevoli le sue ascensioni lungo tutto l’arco alpino: con un compagno di cordata o con l’altro le grandi classiche in Grigna, sulle Alpi e sulle Dolomiti le ha portate a casa tutte. Da ricordare la salita effettuata il 13 Agosto 1972, al Pelmo, da Nord al Ciglione Settentrionale, la Via del gendarme orientale (650 m, IV con passaggi di V e un passo di A1 o VI- in libera), prima ascensione, con Pietro Sommavilla, Renato Mosena ed Egidio Rizzardini.

La passione per la montagna lo ha accompagnato per tutta la vita. Una volta in pensione è salito al rifugio Rosalba, in Grignetta, per dare man forte all’amico e storico rifugista Mauro Cariboni. La Rosalba per Vaschino è stata come una seconda casa, tant’è che per il suo ottantesimo compleanno gli venne regalato un viaggio in elicottero e lassù, a quota 1730 metri, ci fu una grande festa.

Uomo di grande compagnia, sempre pronto alla battuta (all’occorrenza anche di quelle belle dirette) e sempre pronto a fare festa. E’ stato co-protagonista delle celebri scommesse con Sergio Locatelli, titolare con la moglie Daniela Ratti dell’allora bar ristorante Marta (poi Primo Re) ai Piani Resinelli. Scommesse a suon di bottiglie di vino, che riuscirono a coinvolgere decine e decine di avventori pro o contro il successo di Sergio nel salire e ridiscendere dal rifugio Rosalba nei tempi pattuiti. E ogni volta Vasco, in un divertente gioco delle parti, scommetteva contro.

E come dimenticare la mitica “Cena delle Teste di Cazzo” (che fece persino notizia) organizzata al ristorante Montalbano, il 27 maggio del 2006, con oltre 100 invitati. In quell’occasione seppur goliardica, Vasco seppe comunque motivare con saggezza l’evento, dichiarando: “Diventare uomini è difficile, ma rimanere bambini è una magia”. Come dargli torto.

Amico delle persone e amante degli animali, sempre accompagnato nelle sue “scorribande” montanare e non solo dalla “Peppa” il suo fedele amico a quattro zampe.

Vasco era così: burlone, mattacchione, buontempone ma allo stesso tempo sensibile e molto profondo, parlare con lui di argomenti seri era un piacere. Un uomo di grande cultura: arguto, informato e dotato di un’innata capacità critica, qualità che a volte rendevano Vasco anche un maestro di vita.

Oggi la montagna è un po’ più triste e le tantissime persone che hanno conosciuto Vasco purtroppo ora sono un po’ più sole.

Vasco lascia la moglie Anna e la figlia Barbara con Alessandro e l’amato nipote Artur.