23 febbraio, 50 anni fa la tragica frana del San Martino

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50 anni fa la tragedia del San Martino. Sette le vittime

Era l’1.30 di notte del 23 febbraio 1969 quando una grossa frana si staccò dalla montagna, travolgendo una casa in via Stelvio

LECCO – 23 febbraio 1969, 1.30 di notte. La terra trema, un boato sveglia la città. Dal San Martino, già ai tempi noto come ‘monte marcio’, si stacca un’enorme frana che piomba sull’abitato sottostante, zona Vallo, nel rione di Santo Stefano. Le macerie travolgono la Casa del Sole, in via Stelvio, proprio a ridosso della parete crollata. Quella notte muoiono sette persone, altre tre rimangono ferite. Le vittime sono le piccole Palma e Eleonora Carpino 11 e 13 anni, Antonio Aceto 36 e Francesca Ierardi 25, Bernardo Satti 19 e Rosario Gatto 69, con la moglie Maria Francesca Madia 68.

I resti della Casa del Sole travolta dalla frana del San Martino del ’69 (foto dell’articolo apparso il 24 febbraio sul Corriere della Sera)

Il San Martino, una fama ‘sinistra’

A cinquant’anni di distanza molti lecchesi ricordano quella grande tragedia. Guardando il San Martino, al di sotto della Cappelletta bianca, la ferita nella roccia è ancora ben visibile. Tiene viva la memoria di ciò che è stato e allo stesso tempo pare un ‘monito’ per ciò che potrebbe ancora accadere. Se infatti già cinquant’anni fa (e più) il San Martino godeva della sinistra fama di “montagna marcia”, le cose non sono cambiate. Addirittura, si racconta che già l’abate Stoppani, nell’800, avesse infaustamente previsto: “Il San Martino sarà la tomba di Lecco”. E in effetti, tornando indietro negli anni, la montagna era franata diverse volte, tra gli anni ’20 e ’30, fortunatamente senza causare vittime. Fino al 1935, quando, il 9 gennaio, alcuni massi caddero sulle Case Verdi, uccidendo due persone. Dopo quell’evento, come ricordano nel ’69 i giornali dell’epoca, il Comune di Lecco aveva preso dei provvedimenti, dichiarando la situazione di pericolo e ordinando lo sgombero dell’area a ridosso del San Martino. Un’ordinanza che, purtroppo, non venne mai osservata. Nel 1967, due anni prima della tragedia, il Comune con l’aiuto di artificieri e rocciatori, aveva fatto brillare un masso pericolante, emandando un nuovo ordine di sgombero.

Il Giornale di Lecco di lunedì 24 febbraio 1969
L’articolo sul Resegone

I giornali dell’epoca

Un articolo del Corriere della Sera datato 27 febbraio 1969 ricorda il dibattito avvenuto in Consiglio Comunale proprio sulla tragedia: poteva essere evitata? Già 30 anni prima la montagna aveva dato segni di essere pericolosa, perché le case sottostanti erano ancora abitate nonostante l’ordinanza di sgombero? Nell’articolo si legge: “Il sindaco (Alessandro Rusconi, ndr) ha fatto presente che l’amministrazione comunale non ha strumenti giuridici che consentano il coattivo trasferimento delle persone”. Quella sera Rusconi rischiò la sfiducia, evitata grazie alla sua determinazione.

La frana del San Martino oggi

Osservato speciale

La frana del ’69 cancellò una parte di via Stelvio e il cosiddetto ‘vallo’. Dopo quell’evento cominciarono i lavori di costruzione dell’imponente vallo paramassi che corre lungo tutta la base del gruppo del San Martino, dalla località Pradello a Rancio, fino a Laorca. Lo scorso anno la rete di protezione era stata oggetto di un importante intervento di manutenzione straordinaria, iniziato lo scorso giugno e terminato a gennaio (1 milione e 200 mila euro la cifra investita da Comune e Regione, ndr). Eppure, di tanto in tanto, soprattutto dopo le piogge, il San Martino torna a fare paura. L’ultimo episodio di una certa entità risale al 2014, quando alcuni massi si staccarono dalla parete sopra la SS36, all’altezza della Centrale Guzzi (curiosità, era il 23 aprile, ndr). La strada venne chiusa per sicurezza. A cinquant’anni di distanza da quella che è ricordata come la più grande tragedia di Lecco il ‘monte marcio’ resta un osservato speciale, interessante oggetto di studi da parte di geologi ed esperti per sviluppare nuove e sempre più efficaci tecniche di monitoraggio, per far sì – possiamo dirlo – che la storia non si ripeta.

Aprile 2014, rocciatori al lavoro sul San Martino per monitorare la frana caduta il 23 aprile

Prevenzione come “missione amministrativa”

Anche l’amministrazione comunale ha voluto ricordare l’anniversario della tragica frana del ’69. Così il sindaco di Lecco Virginio Brivio: “Da allora abbiamo guardato al San Martino con ancor più attenzione, la “missione” amministrativa divenne quella di ingabbiare il monte marcio e di costruire un vallo che, letteralmente, “parasse” i massi che incombevano minacciosi. Oggi, 50 anni dopo, possiamo dire che ogni respiro del San Martino è monitorato, in collaborazione con il Politecnico di Milano Polo di Lecco, e che non è più un pericolo per i lecchesi che, anzi, lo frequentano con cadenze persino quotidiane. Un monte tenuto bene, salvaguardato e assistito sul piano ambientale, anche grazie all’azione instancabile di gruppi di volontari che, con un occhio ai boschi e un altro alla Cappelletta che guarda Lecco dall’alto, permettono di considerare il San Martino come una bellezza ed una risorsa della nostra terra” ha concluso.