Aggressione in stazione, il Tribunale chiarisce la sentenza di assoluzione

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Manaf Abuel Cocobissi, scortato dalla Polizia penitenziaria al Tribunale di Lecco

Sulla vicenda il Tribunale denuncia “gravi distorsioni di importanti circostanze di fatto”

“Chi è incapace di intendere e volere non può essere condannato ad una pena ma deve essere sottoposto a diversa misura di cura e contenimento”

LECCO – “La conclusione espressa da alcuni fonti che nella specie le esigenze di tutela sociale sarebbero state trascurate, costituisce un giudizio reso alla stregua di elementi di fatto non rispondenti al vero”.

E’ il Tribunale di Lecco a chiarire le circostanze (e le conseguenze) dell’assoluzione di Aboudel Manaf Cocobissi, il giovane responsabile dell’aggressione ai danni di due donne nel sottopasso della stazione di Lecco. L’11 ottobre scorso il giudice aveva assolto il ragazzo perché non imputabile ‘per gravi problemi mentali’: una vicenda che aveva suscitato grande rilievo mediatico anche in sede nazionale, non senza polemiche.

Con un comunicato ufficiale il Tribunale ha voluto ‘denunciare le gravi distorsioni di importanti circostanze di fatto che hanno caratterizzato la vicenda rinvenibili in siti di informazione on-line e testate giornalistiche’.

“Non risponde al vero – si chiarisce – che, a seguito di assoluzione, l’aggressore sia stato liberato, in quanto ne è stata valutata la pericolosità sociale ed è stata conseguentemente disposta la misura di sicurezza dell’ospedale psichiatrico giudiziario con decorrenza immediata. Non è nemmeno accettabile definire l’infermità di mente un ‘scusa’ cui il giudice è ricorso per pronunciare l’assoluzione e lamentare che non sia stata fatta giustizia. Al contrario la sentenza è stata pronunciata all’esito di una perizia psichiatrica che ha accertato la totale infermità dell’imputato”.

“Di conseguenza, il Giudice ha pronunciato l’assoluzione in applicazione di una precisa disposizione di legge – fanno sapere dal Tribunale – che recepisce il consolidato principio di civiltà giuridica secondo il quale chi è incapace di intendere e volere non può essere condannato ad una pena ma deve essere sottoposto a diversa misura di cura e contenimento”.

Infine “non risponde al vero che Cocobissi allo scadere del termine previsto in sentenza tornerà libero. Ben diversamente – è stato chiarito – egli sarà sottoposto periodicamente a perizia e , laddove la pericolosità dello stesso risultasse confermata, la misura potrà essere prorogata e così di seguito fino al limite massimo stabilito dalla legge coincidente con il massimo della pena”.