Dai rifiuti al turismo, il rapporto sulle mafie. A Lecco più estorsioni

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Presentato il rapporto dell’Osservatorio sulla Criminalità Organizzata

La situazione lombarda e del territorio lecchese

 

LECCO – Dove c’è guadagno c’è rischio di infiltrazioni delle organizzazioni criminali: dagli appalti pubblici al business dei rifiuti, dalla sfera del divertimento (locali, discoteche, società sportive) ai locali al turismo che sta conoscendo impulso anche in zone che prima vedevano questo settore meno sviluppato.

Lo dice il rapporto “Monitoraggio sulla presenza mafiosa in Lombardia”, presentato lunedì mattina in Regione dal prof. Nando dalla Chiesa, direttore dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata-CROSS dell’Università degli Studi di Milano, nonché figlio secondogenito dello scomparso generale Carlo Alberto dalla Chiesa.

Lo studio analizza la situazione regionale e delle singole province lombarde, fruendo anche dei riscontri delle recenti inchieste della magistratura , le stesse che hanno consentito di confermare una rinnovata presenza dell’ndrangheta anche sul territorio lecchese.

I camion della Perego Strade

Si parte dal settore più tradizionale delle infiltrazioni mafiose, quello dell’edilizia che vede la Lombardia al quinto posto in Italia (e prima tra le regioni settentrionali) con 253 infrazioni accertate. La vicenda lecchese citata nel rapporto è quella della Perego Strade di Cassago Brianza.

“Costituisce, in tal senso, un esempio paradigmatico – scrivono i redattori del rapporto – In quel caso la ‘ndrangheta, rappresentata inizialmente dal boss Salvatore Strangio e successivamente da Rocco Cristello, aveva utilizzato la notorietà e, soprattutto, le commesse della impresa lecchese per garantire ai padroncini calabresi lavori sparsi in tutta la regione. Sarebbero state 150 le famiglie di compaesani ‘mantenute’ dal ‘sistema Perego’ strategicamente organizzato dagli uomini del clan con il supporto diretto del titolare dell’impresa”.

Il ciclo dei rifiuti

“Lo smaltimento dei rifiuti – si legge nel rapporto – rappresenta un settore di investimento relativamente nuovo per le organizzazioni mafiose presenti in Lombardia e, più in generale, nel nord Italia”.

Brescia è la provincia lombarda maggiormente segnata (61 infrazioni, 5 arresti, 34 sequestri) seguita da Bergamo (44 infrazioni, 59 denunce , 3 sequestri) e Como (41 infrazioni, 37 denunce, 10 sequestri).  Nel lecchese si contano 6 infrazioni, 10 denunce e 4 sequestri.

Collegato alla gestione illegale dei rifiuti c’è il fenomeno degli incendi agli impianti di stoccaggio e trattamento dei rifiuti: ben 124 i casi segnalati nel Nord d’Italia tra il 2014 e il 2017 contro i 62 del Sud e 43 del Centro.

“Nella maggior parte dei casi – si legge nel rapporto – le norme in materia di gestione e smaltimento dei rifiuti vengono violate durante la fase di trasporto, attraverso la falsificazione dei documenti di accompagnamento del carico e la modifica del codice identificativo CER. È in questo modo che la ditta Perego Strade S.r.l. di Cassago Brianza smaltiva in modo illecito rifiuti pericolosi, falsificandone le bolle di accompagnamento”.

Tra gli incendi finiti nella casistica del rapporto c’è quello del 4 luglio 2017 a Colico alla Seval S.r.l. Azienda specializzata nel riciclaggio rifiuti elettronici, e nel 19 novembre 2017 a Cassago Brianza alla Draf Metal S.r.l.

Il turismo

“In Lombardia, le numerose opportunità economiche, ma anche sociali, garantite dal turismo avrebbero talora spinto la ‘ndrangheta, Cosa nostra e la camorra a stringere accordi per la spartizione degli affari e delle zone logistiche in cui operare. In Lombardia il turismo si concentra maggiormente nelle aree montane della provincia di Sondrio, ma soprattutto nelle località lacustri. Garda, Iseo, Como e Lecco, sponda varesina del Lago Maggiore fanno della Lombardia la “regione dei grandi laghi”.

Il pratone di Paré a Valmadrera oggi rimesso a nuovo dal Comune

Il rapporto sulle mafie ricorda, sul Lago di Como, il caso del 2013 alla struttura Lido Giardino di Menaggio e nel 2014 la gestione del Lido di Paré finito al centro dell’inchiesta Metastasi.

“Secondo gli inquirenti, prima ancora che il bando per l’appalto del lido fosse stato reso pubblico, un esponente del clan Coco Trovato (ritenuto anche a capo della locale di ‘ndrangheta di Lecco) insieme a un consigliere comunale, membro della commissione urbanistica, avrebbero creato una società (poi affidata a un prestanome) con l’obiettivo di partecipare e vincere la gara – ripercorrono la vicenda i ricercatori dell’Osservatorio-  In questo caso, a seguito della denuncia di un altro consigliere comunale in merito a sospette irregolarità, l’operazione criminale non è infine andata a buon fine e i lavori nella struttura sono stati successivamente bloccati dalla prefettura che ne ha accertato le irregolarità procedurali”.

Il gioco d’azzardo

Sempre l’operazione Metastasi del marzo 2014 ha rilevato gli interessi del clan Coco Trovato nel settore dei Videopoker.

“Attraverso la società DBM Electronics, ritenuta dagli inquirenti ‘vicina’ al clan Trovato, i membri del gruppo imponevano ai gestori degli esercizi commerciali la diffusione delle loro apparecchiature – si legge nel rapporto – Tale imposizione costituiva talora l’espediente per ottenere la proprietà delle aziende vittime dei soprusi. È questo il caso del Bar Rio ceduto dal suo precedente proprietario alla società Dos Loucos S.a.s, quest’ultima legata a Mario Trovato e a Claudio Bongarzone, nella cui struttura societaria compare appunto la DBM Electronics”.

Lecco estorsioni in crescita (+58%)

Il dato è preoccupante: le estorsioni denunciate sul territorio lecchese hanno subito un aumento evidente negli ultimi anni, passando dai 16 episodi denunciati nel 2010 ai 46 del 2015, per poi attestarsi a 38 denunce nel 2016. L’aumento in dieci anni è del 58%.

“Le attività di natura estorsiva, così come altri reati, rappresentano come anticipato
un fenomeno difficilmente quantificabile – avvertono dall’osservatorio – L’esiguo numero di denunce da parte dellevittime, affiancato all’eterogeneità degli attori coinvolti e delle forme concrete chepuò assumere il reato, limita una sua stima attendibile”

Secondo il rapporto, il fenomeno in provincia di Lecco avrebbe i tratti distintivi delle organizzazioni legate all’ndrangheta e alla richiesta di ‘pizzo’ alle vittime.

“All’interno del contesto lombardo è ancora una volta la ‘ndrangheta l’organizzazione
più frequentemente coinvolta nella pratica estorsiva, anche se in talune provincie
sono i clan campani e siciliani a rivestire una posizione di rilievo. Quella del pizzo
nella sua formula tradizionale (versamento diretto di denaro contro “protezione”)
resta una pratica altamente diffusa nella regione, benché ormai da anni la Direzione
nazionale antimafia segnali la presenza di nuovi metodi estorsivi impiegati dai clan – scrivono nel rapporto –  Essi non si verificano più unicamente tramite l’imposizione di un esborso, periodico o una tantum, di una somma di denaro, ma tendono piuttosto a esprimersi attraverso una pluralità di forme nuove, avvalendosi di modalità sempre più
elaborate. A partire dalle false fatturazioni impiegate dai clan per celare condotte
estorsive o usurarie, come emerge nelle provincie di Monza Brianza e Mantova.
Ancora, dalle regalie e dai favori personali che si sostituiscono alla più tradizionale
richiesta di denaro”.

Criminalità straniera

Non solo mafia di “nostrana” , anche la criminalità straniera è attiva sul territorio regionale e anche lecchese.

I controlli dei cinofili nel covo degli spacciatori nel ‘bosco della droga’ a Civate

“Nel Nord Italia sono particolarmente attive le organizzazioni provenienti dall’Albania, dalla Cina, dall’area ex-Urss, dal Maghreb, dalla Nigeria, dalla Romania, dall’est Europa (in particolare da Serbia, Montenegro e Bulgaria) e dal Sud America”.

Controllano lo spaccio di droga, nel lecchese alcune inchieste hanno già smascherato,  organizzazioni magrebine e albanesi,  mentre la prostituzione in particolare in provincia di Lecco legata ad alcuni centri massaggi gestiti da cinesi.