La finanza scopre 70 “furbetti” del reddito di cittadinanza nel lecchese

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Beneficiavano del reddito di cittadinanza ma non ne avevano diritto, 70 quelli scoperti nel lecchese

Oltre 500 mila euro i soldi percepiti. Tra i “furbetti” anche un condannato per mafia

LECCO – Settanta soggetti che risultavano aver percepito indebitamente il reddito di cittadinanza: è quanto ha scoperto la Guardia di Finanza di Lecco che aveva da tempo avviato dei controlli, verificando i requisiti per la legittima percezione del beneficio di una vasta platea di percettori in tutta la provincia.

“Il reddito di cittadinanza – ricordano le Fiamme Gialle – è riconosciuto ai nuclei familiari in possesso, all’atto della presentazione della domanda e per tutta la durata dell’erogazione del beneficio, di particolari requisiti di cittadinanza, residenza, soggiorno, reddituali e patrimoniali, nonché di ulteriori presupposti di compatibilità (tra i quali la mancanza di condanna definitiva, intervenuta nei 10 anni precedenti la richiesta, e di interdizione dai pubblici uffici)”.

Sui 70 soggetti individuati, 37 sono di origine extracomunitaria, 30 non hanno il requisito della residenza, 12 hanno una interdizione perpetua dai pubblici uffici, 8 non hanno comunicato di avere un familiare convivente in stato di detenzione, alcuni non hanno indicato tutti i redditi percepiti o vincite a giochi online o il possesso di immobili e auto di lusso, mentre altri sono stati individuati mentre lavoravano in “nero”.

Inoltre, fanno sapere dalla Finanza, è stato scoperto anche il caso di una persona colpita da interdizione perpetua dai pubblici uffici in quanto condannato in via definitiva per associazione di tipo mafioso.

I controlli sono stati svolti sotto la direzione della Procura della Repubblica di Lecco e in costante sinergia e collaborazione con l’Inps di Lecco che ha provveduto immediatamente a revocare l’erogazione del contributo agli indebiti beneficiari.

Il totale delle erogazioni pubbliche indebitamente percepite, per le quali è stata avanzata proposta di sequestro, ammonta a circa 500 mila euro. Se non si fosse avviata questa capillare attività il danno erariale per le casse dello Stato e quindi dell’intera collettività sarebbe stato di oltre un milione di euro.