Morì a 19 anni investita da un’auto, dopo la sentenza la toccante lettera della mamma di Chiara Papini

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Il luogo del tragico incidente avvenuto lo scorso 20 maggio. Nell'angolo Chiara Papini, la giovane vittima

In Corte d’Appello confermata la sentenza nei confronti di Samuele Mellace. Concesse le attenuanti generiche

L’amarezza della mamma di Chiara, Maria Frigerio: “Il mio cuore non trova pace”. Poi l’appello ai giovani: “Non sentitevi sempre giustificati dalla ‘giovane età’ “

LECCO – Confermate le attenuanti generiche per Samuele Mellace, il giovane di 22 anni che la sera del 20 maggio 2020 investì e uccise Chiara Papini, 19 anni, nel rione di Castello. La sentenza di primo grado emessa lo scorso novembre nei confronti del giovane è stata confermata in Appello: 5 anni e 6 mesi di condanna, esclusa l’aggravante di guida in stato di ebrezza, riconosciuta invece quella di guida sotto effetto di sostanze stupefacenti, concesse le attenuanti generiche.

Di fronte alla decisione dei giudici la mamma di Chiara, Maria Frigerio, non è riuscita a trattenere la delusione: “Una sentenza scandalosa, da giorni il mio cuore non trova pace” scrive la donna in una lettera inviata alla nostra redazione, che riportiamo integralmente di seguito.

“Chiara e Fabio, l’altro mio figlio, mi spingono ad esprimere amarezza ma anche speranza – scrive Maria – agli amici di Chiara e ai giovani dico: non accomodatevi su questa sentenza, non sentitevi sempre giustificati dalla “giovane età”, attraversate il vostro tempo con cura, con responsabilità, scoprite la vostra strada e percorretela il meglio possibile”.

Una bella immagine di Chiara Papini

La lettera

Dopo quasi un anno dall’incidente, ho pensato di dare voce a ciò che provo, che sento, sono certa che Chiara è con me. Lei e Fabio, i miei figli, mi spingono ad esprimere la mia amarezza ma anche speranza. È stata emessa la sentenza. Nulla è cambiato dal primo giudizio, le attenuanti generiche hanno prevalso anche questa volta. La condotta di Samuele Mellace prima e dopo l’incidente non ha nessun valore per la Corte d’Appello. E’ la giovane età a prevalere, ogni gesto illecito è stato normalizzato accomodandosi sulla sua età, il problema è stato risolto: 22, gli anni del colpevole.

Sono giorni che il mio cuore non trova pace, non riesco a comprendere come sia stato possibile giungere a questa conclusione; rileggo gli atti d’indagine, diversi sono i gesti illeciti commessi dal condannato prima e dopo l’incidente, mi pongo molteplici domande, ma un’unica risposta rimbomba “la giovane età”. Faccio fatica ad accettare tutto questo. Probabilmente si sono dimenticati della giovane età di mia figlia Chiara, 19 anni.

Oggi, dal profondo del mio dolore, è nato un desiderio, questa volta non voglio tacerlo. Parlo agli amici di Chiara, mi rivolgo al mondo giovanile, che ho avuto l’onore e il piacere di conoscere e che mi hanno accompagnato in questi mesi di dolore standomi vicino.

Rivolgo a loro poche e semplici parole: non accomodatevi su questa sentenza, non sentitevi sempre giustificati dalla “giovane età”, attraversate il vostro tempo con cura, con responsabilità, scoprite la vostra strada e percorretela il meglio possibile, guardate l’orizzonte senza porvi limiti facendo un passo in avanti per avvicinarlo, scoprirete il mondo, la vita, vi ritroverete sempre dove non siete mai stati ed ogni passo vi regalerà stupore, meraviglia, i vostri cuori si coloreranno di semplicità, di umiltà e di bellezza. Vivete il tempo con rispetto perché implacabile, in questo anno avete imparato che l’esistenza è preziosa. Osate e siate essenziali come i colori per un artista o la preghiera per un credente, come le ali per il gabbiano Jonathan Livingston. Fate della vostra vita un’opera d’arte.

Questa sentenza non ha avuto rispetto della vostra giovane età che con fatica state percorrendo ma con altrettanto coraggio ed entusiasmo la volete attraversare per diventare uomini e donne migliori.

Rivolgo un pensiero anche ai genitori di questi giovani che con impegno, sacrificio e coscienza crescono i loro figli insegnando il senso civico di convivenza e l’amore per la vita. Questa sentenza non ha avuto rispetto delle nostre fatiche.

Maria Frigerio
Mamma di Chiara Papini