Nell’inferno del tunnel “l’uscita d’emergenza era bloccata, l’abbiamo aperta a pedate”

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Il maxi incidente avvenuto nell'attraversamento di Lecco

Il racconto di un automobilista nel tunnel intasato dall’incidente

“L’aria era irrespirabile e la porta d’emergenza non si apriva, abbiamo dovuto usare la forza”

LECCO – “Nessuno ci diceva niente, non si vedeva l’incidente da quel punto, quindi per molto tempo quasi tutte le auto sono rimaste accese, sperando in breve di poter proseguire. Dopo diversi minuti abbiamo capito che non sarebbe stato così, siamo scesi in strada ma l’aria a quel punto era irrespirabile per i gas di scarico. Ci bruciavano addirittura gli occhi”.

E’ il racconto di uno degli automobilisti rimasti bloccati nel tunnel dell’attraversamento di Lecco (SS36), a causa del maxi incidente che, mercoledì della scorsa settimana, ha coinvolto oltre dieci veicoli sulla carreggiata Sud.

All’interno, mentre i soccorritori operavano e prestavano aiuto ai quindici automobilisti che necessitavano di aiuto, molte altre persone erano rimaste ferme nella galleria in attesa che la situazione si sbloccasse. All’altezza dell’Orsa Maggiore, intanto, un operatore di Anas deviava il traffico verso il lungolago di Lecco per evitare che l’attraversamento si congestionasse ulteriormente.

“Ero in coda come tanti altri in mezzo al tunnel – ci racconta (M.) un artigiano che preferisce restare anonimo – vedevamo i mezzi di soccorso passare ma nessuno ci diceva nulla. Speravamo fosse una cosa da poco e che saremmo presto ripartiti. Era appena passata l’una del pomeriggio, sono uscito da quella galleria alle 17”.

Al di là dei disagi, forse comprensibili oppure evitabili (se lo chiede il nostro interlocutore), il suo racconto porta alla luce una situazione non di poco conto.

In galleria l’insegna dell’uscita di sicurezza accanto alla piazzola di sosta

“Siamo scesi dalle auto, l’aria era irrespirabile per i gas di scarico. Eravamo troppo distanti dall’uscita della galleria per raggiungerla, temevamo che ad un certo punto avrebbero riaperto la strada e non potevamo allontanarci dai nostri veicoli”.

Vedendo indicata un’uscita d’emergenza, l’artigiano lecchese e altri automobilisti bloccati hanno provato ad aprirla. “Volevamo far entrare dell’aria fresca dall’alto ma schiacciando il maniglione anti-panico non si apriva. Abbiamo dovuto metterci della forza usando i piedi, tirando pedate al maniglione affinché si riuscisse a sbloccare. Non credo sia normale, immagino che una porta d’emergenza si dovrebbe aprire con più facilità”.

Nel cerchio rosso il maniglione antipanico della porta d’uscita. In questi giorni è rimasto spalancato, accanto alla porta, un più ampio vano d’uscita

Spalancata la porta, nuovo ossigeno è entrato nel tunnel. “La cosa che mi ha stupito ulteriormente – prosegue – è aver scoperto, alle spalle del portone, l’esistenza di una rampa per auto che conduce in superficie non lontano da Viale Turati. Qualcuno l’ha risalita a piedi trovando un cancello chiuso. Mi sono chiesto: anziché tenerci bloccati tutto quel tempo, perché non farci defluire da quell’uscita direttamente con l’auto? Passi che abbiamo perso tutti un sacco di tempo, ma dal lato sicurezza non sarebbe stato meglio farci uscire anziché restare bloccati come topi nel tunnel? La domanda che pongo è: esiste o non esiste un piano di emergenza in questi casi?”

“E’ andata ancora bene – conclude con un po’ di amarezza – ma se un’auto avesse preso fuoco e ci fosse stato un incendio, cosa sarebbe successo?”.