Stadio pieno per l’addio a Pescegatto: “Vola felice, guarderò in cielo e vedrò il tuo sorriso”

Tempo di lettura: 5 minuti

Il commosso addio al paracadutista Marco Pietro Rossi

“Marco, continua a volare e abbraccia tutti quelli che hai amato”

LECCO – Sotto un cielo carico di pioggia questa mattina, sabato, uno stadio Rigamonti – Ceppi pieno di gente ha dato l’ultimo saluto al paracadutista Marco Pietro Rossi, per tutti semplicemente Pescegatto, morto una settimana fa a soli 34 anni in un incidente durante un lancio a Cremona.

Un saluto carico di emozione per una persona che, attraverso la sua passione e un carattere unico, ha saputo entrare nel cuore di tutti: “Marco, prima di uscire dall’aereo pochi secondi prima di un lancio, diceva sempre che stava per entrare nel cielo. E così, anche sabato scorso, non ha chiuso gli occhi a questo mondo ma è entrato nel grembo della vita e dell’amore di Dio – ha detto Frà Guido durante il saluto allo stadio -. Marco è una creatura ancora viva e chiede a tutti noi due gesti di carità: ricordare il suo bellissimo modo di entrare nelle nostre vite e rappresentare per tutte le persone care a Marco una sua virtù. Tutti noi abbiamo il dovere di far vivere nel nostro cuore Marco con una caratteristica sua: la dolcezza, la bontà, un sorriso, la generosità, l’altruismo, la sua sana follia”.

“E’ importante tatuarsi le sue iniziali o quelle del suo soprannome da qualche parte per ricordarci sempre che abbiamo una virtù di Marco da trasmettere alla sua famiglia – ha continuato Frà Guido -. E ora mi rivolgo a te, Marco, da sabato scorso ti son state donate due ali affinché tu possa continuare a volare e continuare a essere il nostro angelo custode. Con quelle braccia allargate e con il dono grande di quelle ali ti chiedo una gentilezza: vola il prima possibile ad abbracciare i tuoi genitori per portar loro consolazione, conforto, tenerezza e amore. E dopo averlo fatto con i tuoi genitori fallo anche con Dario, Cristina, Costantino e Giovanna. Io non ti dico addio, ma ti affido a Dio perché ti accolga”.

I commoventi ricordi dei famigliari

Un lungo applauso si è levato in cielo più volte e ha accompagnato il ricordo di mamma Paola che, con la voce rotta dal pianto, ha ringraziato le persone che hanno abbracciato la sua famiglia: “Ciao gioia, tu sei la mia luce, il mio sole. Ti ho cresciuto come un ragazzo libero e solare, ti ho insegnato a essere autonomo, a camminare con le tue gambe, a non rinunciare mai ai tuoi sogni. Ti ho sempre ripetuto di fare ciò che ti rendeva felice, per me la cosa più importante è che tu sia felice. Così hai vissuto e così hai fatto. Il tuo sorriso, la tua vena di follia ti hanno reso un ragazzo e un uomo speciale. Quello che io vorrei però è sentire ancora la tua voce che mi dice ‘mamma ho fatto un casino’, io sarei lì pronta ad affiancarti, a sorreggerti, a difenderti e ad amarti. Oggi non posso più farlo, non posso riavvolgere il tempo e non posso tornare indietro. Non ci sono parole che possano descrivere cosa significhi perdere un figlio. Quello che io provo però non è importante, tu eri felice. Sei decollato, sei uscito da qual portellone nel cielo blu, in quel momento stavi facendo la cosa che più amavi al mondo. Sei volato via con il sorriso sulle labbra, io ti ho amato e ti amo come nessuno. C’è una canzone di Pino Daniele che dice ‘io ho il sole dentro di me’ ma quel sole dentro di me si è spento… Continua a volare felice, io guarderò in cielo e vedrò il tuo sorriso!”.

“L’attesa dopo sabato è stata lunga. Le vostre parole e pubblicazioni hanno sorretto una famiglia intera e di questo vi ringrazio – ha detto la compagna Giovanna -. Vorrei ringraziare la ditta Beneri di Valmadrera per avergli dato fiducia ed era orgoglioso di lavorare per voi e con voi. Era contento di essere stimato come paracadutista anche nel suo posto di lavoro e vi ringrazio perché era felice del lavoro che faceva. E poi ringrazio, anche se non ci conosciamo molto, tutti gli amici del Roots, tutti gli amici che dall’infanzia l’hanno sempre seguito. Vi voleva bene e vi portava nel cuore anche se non riusciva a frequentarvi perché lui doveva andare in cielo. Vi assicuro che mi prenderò cura dei gatti perché sono la mia famiglia”. La fidanzata ha poi suonato qualche nota con l’armonica: “Da parte di Marco voglio regalarvi questo saluto”.

“Marco per voi era un amico, un paracadutista, ma per me era un fratello. Il migliore che potessi mai desiderare – ha detto il fratello -. All’inizio non riuscivo a capirlo perché era tanto diverso da me, ma era una persona pura, la migliore. Mi voleva tanto bene come io ne volevo a lui. Mi insegnava tante cose ogni giorno: a perseverare e a volere bene a tutti perché lui era così. Mi ha insegnato a guidare la sua macchina, era il miglior fratello maggiore che potessi avere. Sulla sua lapide, la sua vita sarà descritta da un trattino tra la sua data di nascita e quella di morte, quello sarà il trattino più bello di tutti perché lui era il migliore. Ti voglio tanto bene”.

Tanti gli attestati di stima, tanti i ricordi, tante le storie e i momenti passati assieme che sono stati ricordati dagli amici e dai compagni nella semplice cerimonia di questa mattina. In silenzio è stata squarciato per tre volte dal grido “Folgore”, mentre la sua compagna ha soffiato delle bolle di sapone intorno al feretro che i parenti hanno poi riempito di adesivi con il suo soprannome “Pescegatto” e il suo simbolo. La madre, infine, ha disegnato un cuore… un cuore gonfio di tristezza perché con Pescegatto se n’è andata una persona speciale.