Tre studentesse lecchesi rientrate dalla Cina: “Stiamo bene. Nessun allarmismo”

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Le tre studentesse lecchesi rientrate dalla Cina, da sinistra: Sara Perri, Sara Zucchi e Marta Bonanomi

Partite da Nanchino hanno fatto scalo a Francoforte e sono atterrate ieri sera, sabato, a Malpensa

Sara Zucchi: “Abbiamo letto cose assurde sul Coronavirus. Anche per questo abbiamo deciso di parlare con i media. Per evitare allarmismi”

MANDELLO – “Stiamo bene. Non c’è bisogno di fare allarmismi. Siamo rientrate dalla Cina due giorni prima del previsto perché è stato cancellato il volo che avevamo già prenotato. Quindi, sapendo che in Italia stanno bloccando parecchi voli a causa del Coronavirus, abbiamo preferito anticipare la partenza”.

A parlare è Sara Zucchi, 23enne di Mandello del Lario, in Cina da fine agosto insieme a Sara Perri e Marta Bonanomi di Lecco grazie ad una borsa di studio. Tutte e tre studentesse della facoltà di Lingue per la Comunicazione e la Cooperazione Internazionale dell’Università di Bergamo.

“Quando abbiamo saputo dell’allarme virus, stavamo rientrando dalla città di Guilin, dove avevamo trascorso quattro giorni di vacanza – prosegue Sara – Inizialmente eravamo spaventate perché non sapevamo di cosa si trattasse. Siamo tornate al Campus universitario e per nostra scelta abbiamo deciso di starci il più possibile anche se Nanchino dista a più di 600 chilometri dalla città di Wuhan, dove è stato registrato il focolaio di Coronavirus. Ci siamo dotate di mascherine e disinfettante per la mani. Uscivamo solo per fare la spesa e poi tornavamo al Campus. anche perché in giro per le strade non c’era nessuno, ma non a causa del Coronavirus, ma per via del fatto che la maggior parte della gente è partita per le vacanze in occasione della Festa di Primavera”.

In piedi Sara Perri, a sinistra Marta Bonanomi e a destra Sara Zucchi

Nessuna leggerezza tuttavia da parte della Cina nel gestire la situazione, come spiega sempre Sara: “Sono state adottate precauzioni quasi eccessive, anche se giuste per evitare che il contagio si diffondesse. Al Campus prima di entrare ci sottoponevano al controllo della temperatura e verificavano la nostra identità. In generale la gente non ha mai manifestato paura ne tanto meno ci sono stati momenti di panico. Tutti si sono attenuti ai consigli precauzionali che sono stati diramati, come girare per strada e sui mezzi pubblici indossando le mascherine, lavarsi e disinfettarsi la mani spesso, mentre i posti affollati sono stati chiusi in via precauzionale”.

Dunque nessuna fuga dalla Cina, bensì un rientro in Italia programmato. Alla domanda: come sta vivendo l’Italia il problema del Coronavirus, Sara risponde: “Abbiamo letto delle notizie esagerate, a volte forse ingigantite dai pregiudizi che molti ancora hanno verso questo Paese. C’è chi ha scritto che bisogna evitare le persone di origine cinese anche in Italia, non frequentare i ristoranti cinesi per timore di essere contagiati, fino ad arrivare a fantomatiche notizie per cui il virus si può trasmettere anche guardandosi negli occhi. Insomma cose assurde. Anche per questo abbiamo deciso di parlare con i media. E’ evidente che c’è un problema, ma non per questo bisogna fare dell’allarmismo, anzi, proprio in questi casi delicati è necessario avere e veicolare informazioni corrette”.

Uno scorcio del Campus Universitario

Partite da Nanchino, le tre studentesse lecchesi hanno fatto scalo a Francoforte per poi atterrare a Malpensa. “Quando siamo partite – conclude Sara – ci hanno controllato la temperatura sia in aeroporto, sia al portellone d’ingresso dell’aereo. Quando invece siamo arrivate a Francoforte e a Milano non siamo state sottoposte a nessun controllo, anzi, eravamo state avvisate che una volta scese dall’aereo ci avrebbero fatto passare in un ‘corridoio della sanità’, invece siamo sbarcate normalmente”.

Archiviati i giorni di preoccupazione e di organizzazione del rientro, per le tre studentesse lecchesi manca ancora un semestre di studi, prima di concludere l’iter scolastico e laurearsi.