La montagna, per quanto affascinante e generosa, a volte mostra il suo volto più severo
LECCO – Una giornata tragica, una di quelle che restano impresse nella memoria collettiva e che riportano con crudele puntualità l’attenzione su un’amara verità: la montagna, per quanto affascinante e generosa, a volte mostra il suo volto più severo. E oggi, sabato 17 maggio, questa consapevolezza si è concretizzata in tre tragedie distinte, consumatesi nel giro di poche ore.
Due escursionisti sono morti sul monte Resegone, simbolo delle Prealpi lecchesi. Il primo dramma si è consumato attorno a mezzogiorno. Emiliano Margheriti, 43 anni, originario di Treviglio, è precipitato mortalmente in un canelone che porta in Val Caldera, mentre camminava con il suo cane lungo il sentiero che si staglia sulle creste del Resegone. A dare l’allarme è stato un altro escursionista. I soccorsi, giunti tempestivamente con l’elisoccorso da Como, non hanno potuto far altro che constatare il decesso dell’uomo. Il cane, miracolosamente illeso, è stato recuperato vivo (vedi articolo).
Nel pomeriggio, un secondo incidente mortale si è registrato sempre sul Resegone. Poco prima delle 16.30, un altro escursionista, turista straniero, ha perso la vita precipitando nel Canale di Valnegra, lungo il sentiero numero 1. Secondo le prime ricostruzioni, era in compagnia del figlio e di un amico quando, in un tratto esposto, ha probabilmente perso l’equilibrio ed è precipitato per circa cento metri. Inutili anche in questo caso i soccorsi arrivati con l’elisoccorso da Sondrio: l’uomo è stato ritrovato ormai senza vita. Il figlio e l’amico, sotto shock, sono stati accompagnati a Lecco per ricevere assistenza (vedi articolo).
Come se non bastasse, un terzo incidente mortale in montagna è avvenuto in Val d’Ancogno, nel territorio di Valtorta, in alta Val Brembana, dove un uomo di 77 anni ha perso la vita durante un’escursione. Anche qui, la tragedia si è consumata in modo repentino: l’uomo stava camminando insieme alla moglie e a un gruppo di amici quando è scivolato lungo un tratto impervio del sentiero. L’intervento dell’elisoccorso di Bergamo e del Soccorso Alpino locale è stato purtroppo vano (vedi articolo).
Tre vite spezzate, tre famiglie distrutte, tre comunità in lutto. È questo il bilancio di una sola giornata di primavera in montagna. Le condizioni meteorologiche, come spesso accade in questa stagione, erano favorevoli. E proprio questa apparente tranquillità può indurre a sottovalutare i pericoli.
Ogni escursione, anche la più breve e apparentemente semplice, comporta dei rischi. Lo si dice spesso, forse con toni che sembrano ripetitivi o paternalistici, ma davanti a questi eventi il monito si fa realtà. La montagna va affrontata con rispetto, preparazione, attrezzatura adeguata e consapevolezza dei propri limiti. Non si tratta di allarmismo, ma di responsabilità.
Il Soccorso Alpino, i tecnici del 118, i volontari e le forze dell’ordine lo sanno bene. E oggi, ancora una volta, si sono trovati a dover operare non per salvare, ma per recuperare corpi. Il che, per chi ogni giorno mette cuore e competenza al servizio degli altri, è sempre il compito più duro.