LEGGERMENTE – Massimo Recalcati: “Felicità è realizzare i propri desideri”

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Lo psicoanalista Massimo Recalcati, ospite di Leggermente

LECCO – La ricetta della felicità? “Realizzare i nostri desideri”. Un incontro illuminante quello di mercoledì con Massimo Recalcati, ospite dell’appuntamento alla Casa dell’Economia in occasione di Leggermente, il festival della lettura promosso da Confcommercio.

Un folto pubblico di studenti degli istituti lecchesi, accompagnati dai loro professioni, ha affollato l’auditorium della Camera di Commercio per la conferenza del noto psicoanalista milanese.

“Attenzione – ha proseguito Recalcati – non confondiamo i desideri con i capricci. Questi sono volubili e cambiano in continuazione: vogliamo un abito, delle scarpe, un ragazzo o una ragazza. Cerchiamo la felicità negli oggetti ma quello che ci troviamo ogni volta nella mani è insoddisfazione. Il nuovo produce lo stesso, è ciò di cui facciamo esperienza ogni giorno”.

L’oggetto, sottolinea l’esperto, “delude sempre. Pensiamo all’amore – prosegue – basta un alito cattivo per rompere l’incantesimo dell’innamoramento. E’ nella natura dell’oggetto produrre delusione. Il desiderio è invece qualcosa da cui non riusciamo a distaccarci senza infelicità, è realizzare quello che siamo, mettere a frutto il nostro talento”.

Il tema della felicità è al centro di questa nona edizione del festival e Recalcati, autore di ben quattro libri pubblicati lo scorso anno (“I tabù del mondo”, “Il segreto del figlio. Da Edipo al figlio ritrovato”, “Contro il sacrificio. Al di là del fantasma sacrificale”, “Cosa resta del padre? La paternità nell’epoca ipermoderna”) è un ampio conoscitore di una delle questioni che più assillano l’animo umano, fin dalla giovinezza.

“Prendiamo la storia del pittore Giorgio Morandi, commerciare il vino sarebbe stato il suo destino perché era la storia della sua famiglia, poi scopre la passione irresistibile per il disegno. ‘Se non facessi il pittore mi ammalerei’ dirà. Se ci discostiamo dal nostro desiderio entriamo nell’infelicità, che è la divaricazione tra il fare e il desiderare e se il desiderio è il luogo della felicità, la felicità è seguire la voce del proprio desiderio, non del desiderio degli altri”.

E qui entrano i gioco i genitori. “Molti hanno desideri e aspettative sui propri figli e spesso, quando è così, i figli hanno destini che non sono felici. La vita del figlio rischia di piegarsi al desiderio dei genitori, per questo è necessario disobbedire alle loro aspettative. I migliori genitori sono quelli che non hanno aspettative. I figli hanno diritto al conflitto, i genitori no, lo devono sopportare questo confitto, non entrare a loro volta in conflitto con i figli”.

Le regole servono, precisa lo psicanalista, “sono utili affinché ci sia un’esperienza di trasgressione della regola, quindi prima del senso di colpa e poi del senso di responsabilità”.

Ma il genitore “deve essere pronto a lasciare il posto al figlio, come un seme muore affinché possa nascere qualcosa di nuovo, il germoglio”.

E la scuola? “Dovrebbe favorire e non punire la stortura, chiudere gli occhi sulle insufficienze se ci sono eccedenze in altre materie ed essere vigorosi affinché quel talento venga messo a frutto. La scuola garantire la disomogeneità del desiderio e deve essere luogo dell’incontro, del contagio del desiderio, in primis dai loro insegnanti, i testimoni che dobbiamo incontrare devono essere animati dal desiderio. Ecco ragazzi hanno bisogno di modelli ideali, di eroi”.

“Dobbiamo ripensare il rapporto tra il desiderio e il dovere, la cattiva educazione li contrappone: ‘devi studiare.. devi mangiare… devi stare fermo…’ e abbiamo anoressia e iperattività. Ogni volta che abbiamo un imperativo e l’insistenza abbiamo una resistenza, perché non lascia lo spazio vuoto per il desiderio. La felicità avviene quando facciamo il nostro dovere perché lo desideriamo, nello studio come nel lavoro”.

Il problema, conclude Recalcati. “è che molti ragazzi, e anche molte vite adulte, non sanno quello che desiderano, e si rivolgono allo psicoanalista per decifrare il loro desiderio, perché vissute nel soddisfare il desiderio degli altri, nel sacrificio del loro desiderio e del loro talento”.