Maltrattamenti alla Gilardoni: assolto l’ex capo del personale Redaelli

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Roberto Redaelli, ex capo del personale in Gilardoni Raggi X

Nessuna condanna al processo sui maltrattamenti ai lavoratori della Gilardoni Raggi X

Assolto l’ex capo del personale Roberto Redaelli

MANDELLO – Assolto perché il fatto non sussiste: è la sentenza emessa dal Tribunale di Lecco nei confronti di Roberto Redaelli, ex capo del personale della Gilardoni Raggi X, sotto processo per presunti maltrattamenti denunciati da alcuni dipendenti dell’azienda di Mandello.

Il tribunale, con il verdetto del giudice Martina Beggio, ha quindi liberato dalle accuse   quello che era diventato il principale imputato del processo dopo l’uscita di scena dell’ex presidentessa Maria Cristina Gilardoni, 86enne imprenditrice per la quale il giudice ha stabilito il ‘non luogo a procedere’ a seguito della grave stato di malattia, Alzheimer, che lo scorso anno ha costretto la patrona della Gilardoni al ricovero in ospedale.

In mattinata gli avvocati difensori di Roberto Redaelli, residente a Pescate, nei loro interventi finali hanno evidenziato l’estraneità alle accuse dell’allora capo del personale che “in soli otto anni dal suo arrivo alla Gilardoni, nel 2005, aveva fatto carriera attirandosi le antipatie di alcuni colleghi, non di molti – ha spiegato il legale Emanuele Maschi – perché sono solo una ventina i lavoratori che si sono costituiti parte civile”.

Per la difesa, la responsabilità della vicenda è da riportare alla figura chiave, ovvero all’anziana presidente “persona poco incline al confronto, che non amava essere messa in discussione né condividere le decisioni, così come riferito anche dal figlio Marco Gilardoni” ha spiegato l’avvocato Maschi.

Maria Cristina Gilardoni

“Il contesto è fondamentale per capire la vicenda – ha aggiunto il legale – un’azienda con un uomo solo al comando e poi gli altri. La figura di Maria Cristina Gilardoni è protagonista assoluta, nel bene e nel male”. Il comportamento dell’imprenditrice con i suoi sottoposti era noto anche prima dell’arrivo di Redaelli all’incarico di capo del personale, e “con l’avanzare degli anni – ha sottolineato l’avvocato – il suo atteggiamento ossessivo, di controllo su tutto è peggiorato”

Motivi, per la difesa, che smentirebbero la capacità di condizionamento che Redaelli, per molti in azienda il ‘braccio destro’ della titolare, avrebbe avuto nei confronti dell’anziana presidentessa. Al contrario, ne era convinto il figlio Marco Gilardoni, subentrato alla madre nel 2016 alla guida dell’azienda di famiglia.

Ne era convinto anche il pubblico ministero Pietro Bassi che a febbraio aveva avanzato una richiesta di pena a 3 anni e sei mesi per Redaelli, mentre i lavoratori, rappresentati dagli avvocati di parte civili (Stefano Pelizzari e Alessandra Maggi per la Cisl, Maria Grazia Corti per la Cgil) avevano chiesto una richiesta di risarcimento per circa 20 mila euro ciascuno.

Il pm aveva chiesto l’assoluzione per insufficienza di prove per il socio di minoranza Ascanio Orsini, a processo per ‘colpa vigilando’ sulla vicenda, e per il medico del lavoro dott.ssa Maria Papagianni. Entrambi assolti insieme a Redaelli.

Il giudice Martina Beggio con la sentenza odierna ha messo la parola fine al processo di primo grado a quasi due anni dalla sua apertura, nel febbraio del 2018, di fatto senza colpevoli.

Lacrime di commozione per Redaelli che ha abbracciato la moglie che lo attendeva all’uscita dell’aula.