L’addio di Mandello a Giuseppe Moioli: “Ora allenerai gli angeli”

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In tantissimi mercoledì pomeriggio a Mandello per l’ultimo saluto alla leggenda del canottaggio e pilastro della Canottieri Moto Guzzi

Il sindaco Fasoli: “La tua vocazione è il lascito più grande”

MANDELLO – La comunità di Mandello, ma non solo, si è riunita nella Chiesa del Sacro Cuore per l’ultimo saluto a Giuseppe Moioli, leggenda del canottaggio e pilastro della Canottieri Moto Guzzi. Classe 1927, Moioli avrebbe compiuto 98 anni ad agosto: fu campione olimpico a Londra 1948 nel quattro senza e vincitore di sei titoli europei tra il 1947 e il 1958, è sempre stato un punto di riferimento per la Canottieri Moto Guzzi di Mandello, sotto la sua ala sono cresciute intere generazioni di giovani sportivi che oggi mercoledì, hanno voluto essere presenti per dire addio al loro maestro.

Nelle prime file, accanto ai parenti, erano presenti anche le autorità, il sindaco di Mandello Riccardo Fasoli (che fu a sua volta allievo di Moioli), il vicepresidente della Provincia di Lecco Mattia Micheli, il vicesindaco di Abbadia Lariana, il sindaco di Lierna, il comandante dei Carabinieri di Mandello. Poco dietro gli atleti che nella società mandellese sono cresciuti, tra cui Andrea Panizza, argento a Parigi 2024, Davide Comini e Giorgia Pelacchi, il campione olimpico di canoa Antonio Rossi, i rappresentanti delle associazioni sportive mandellesi e tanti cittadini, amici e conoscenti che hanno potuto condividere con Moioli un pezzo di strada.

A ricordarlo con affetto è stato Don Marco Nogara, mandellese: “Oggi siamo qui per dire addio ad un maestro, una guida per intere generazioni, un campione plurititolato. Moioli in questo giorni è stato descritto come un’autentica leggenda dello sport del remo che ha scritto pagine memorabili della storia della Canottieri Guzzi. Ma siamo anche qui per salutare chi un parente, chi un amico, un uomo semplice, concreto, umile, radicato nella sua terra”. Al termine della sua omelia Don Marco ha ricordato il discorso di Papa Francesco ai circoli di canottaggio nel 2022: “Vi incoraggio a perseverare – aveva detto – perché tutti possano coltivare attraverso le varie discipline i valori essenziali, il rispetto della giustizia, del creato, il gusto della bellezza, della bontà, la ricerca della libertà e della pace. A volte il mondo dello sport sembra subire i condizionamenti e le esasperazioni delle logiche del mondo odierno: è compito anche delle realtà come la vostra di testimoniare la forza morale dell’attività sportiva, vissuta insieme”.

Il sacerdote ha concluso con un ringraziamento personale: “Da mandellese, grazie per aver messo in luce il valore della vita come una regata verso una meta eterna, una corsa in cui non uno soltanto, ma tutti, possono essere vincitori“.

Commossi e pieni di affetto i ricordi di Moioli condivisi con i tanti presenti da alcuni ex allievi e amici: “Sapere che non ti troveremo più in canottieri ci rattrista, non ci sarà più un punto di riferimento per centinaia di ragazzi diventati canottieri, alcuni campioni, ma anche uomini e donne che mai ti dimenticheranno” ha detto il presidente della Canottieri Guzzi Andrea Gaddi.

“Ci sarebbero migliaia di aneddoti che potremmo raccontare su Giuseppe Moioli – ha detto Piero Poli, ex canottiere (medaglia d’oro nel 4 di coppia alle Olimpiadi di Seul del 1988) e medico – la prima cosa che voglio dire è che mi dispiace di non essere riuscito a dare a Mojoli nemmeno il 10% di quello che lui ha dato a me. Lui c’era sempre. Solo tre settimane fa ha voluto fare 50 copi al remoergometro, e li ha fatti tutti e 50, contandoli uno per uno, commentando ‘bisogna rispettare sempre i finali, altrimenti la barca non va’. Il signor Mojoli ha dedicato la sua vita a noi, in silenzio. Ora sei lassù, Giuseppe: sicuramente starai già allenando gli angeli”.

Hanno chiuso i ricordi Ennio Cantoni, poeta dialettale e amico di Moioli e il sindaco di Mandello Riccardo Fasoli: “Oh, Moiol…” ha esordito Fasoli, in dialetto: “Un saluto, l’ultimo, uno dei tanti che venivamo a farti. Ci hai arruolato tutti nella tua amata Canottieri non solo per insegnarci come fare a vogare ma anche per stare al mondo, non come un padre ma come un maestro di vita. Bastava un tuo sguardo dalla seggiola del tuo motoscafo per metterci tutti sotto pressione, senza che tu dovessi proferire parola”.

“Quella per il canottaggio è stata per te una vera vocazione, un legame indissolubile ed eterno – ha continuato Fasoli – Non hai mai smesso di darti obiettivi e non hai mai avuto paura della fatica per raggiungerli. Sai, credo che il saluto che venivamo a farti servisse più a noi che a te, per allontanarci dalla frenesia di ogni giorno e tornare a vivere della tua semplicità. La tua vocazione è il lascito più grande, ci impegneremo sempre a portarla avanti. Saluti, Moiol…sarà difficile non dirtelo più”.

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