Mandello. L’addio al dottor Testa: “Alberto, ora vola in alto”

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Il dottor Alberto Testa, morto a Mandello all’età di 49 anni.

MANDELLO – “Apri le tue braccia, corri incontro al Padre, oggi la sua casa sarà in festa per te”. A Mandello è il giorno dell’addio al dottor Alberto Testa, il dentista odontoiatra stroncato da un attacco cardiaco domenica pomeriggio in gelateria a Olcio.

E’ il giorno del dolore e quello in cui si celebra, come ricorda l’arciprete don Donato Giacomelli introducendo il rito funebre nella chiesa di San Lorenzo, “il mistero delle tenebre ma anche quello della luce, il mistero della morte ma anche della resurrezione”.

La prima lettura, dal libro del profeta Isaia, spiega che “il Signore asciugherà le lacrime da ogni volto”, mentre il Vangelo di Matteo narra l’episodio della trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor.

“Proprio la montagna è, a ben guardare, la metafora della vita – osserva don Donato all’omelìa – con la fatica, l’ascesa, le cadute e il rialzarsi”. “Alberto questa esperienza l’ha vissuta – aggiunge il sacerdote, che era affiancato all’altare da don Felice Cantoni, parroco di Montorfano, dove risiede la famiglia del dentista scomparso – a cominciare dalla sua passione per il volo e per gli alianti. Ma il cuore ci porta oltre la montagna fino a raggiungere le sorgenti dell’amore, che lui andava cercando”.

“Alberto ora contempla il Signore nella sua luce sfolgorante”, afferma sempre l’arciprete, che poi torna sul mistero delle tenebre, “che adesso – dice – pur se velato di tristezza deve essere aperto alla luce, alla gioia e alla speranza”.

Anche il canto di Comunione fa riferimento al cammino di ciascuno sulla strada del Signore “…Dammi la mano, voglio restare per sempre insieme a te”, intonano i cantori.

Quando il rito volge al termine è Riccardo, uno dei sei figli di Alberto Testa, a prendere la parola. “Ciao papà, mi manchi già – dice – perché riuscivi sempre a fare la cosa più inaspettata. E tu di cose ne hai fatte proprio tante. Ricordo che alle Superiori, ogni volta che un mio compagno di banco diceva di aver fatto qualcosa o di aver visto fare qualcosa, io il più delle volte rispondevo ‘anche mio padre l’ha fatto’”.

Richy ricorda di non averlo mai visto stanco, suo padre. “Sapeva ottimizzare il suo tempo fino allo sfinimento – afferma – tanto che un giorno è salito sulla cima di un monte quattro volte, la prima delle quali con l’aliante e le altre tre a piedi, da tre strade diverse. Non lo fermava nessuno”.

Il volo, assieme alla musica la grande passione di Alberto Testa. “L’aeroporto di Alzate Brianza era la sua seconda casa – ricorda sempre il figlio – e un giorno un suo amico mi disse che non capiva se papà era un genio incompreso o un pazzo scatenato. Io credo fosse una via di mezzo”.

Poi Richy torna a rivolgersi direttamente a suo padre: “Spero che là dove sei ora ci sia tanto vento e che quel vento sospinga le tue passioni. E ricorda che noi eravamo, siamo e saremo sempre il tuo orgoglio. Papà, il mio grande dispiacere è che avevi voglia di fare ancora tante cose ma adesso riposati, penseremo noi a quello che hai lasciato in sospeso”.

Dopo Riccardo è Davide Testa, fratello del dentista mandellese, a parlare con la voce rotta dal pianto. “Alberto è sempre stato il più estroverso – dice – e si lanciava in avventure che sembravano impossibili. Con lui ricordo un bellissimo giro in bicicletta da casa fino in Austria. Era coraggioso, generoso e aveva sempre una gran voglia di scherzare…”.

Quindi l’ultimo commosso saluto: “Sei riuscito anche questa volta a sorprenderci ma ora porteremo dentro di noi il tuo sguardo forte e determinato. E mi raccomando, vola in alto!”.

Fuori dalla chiesa l’ultimo ideale abbraccio alla salma. La moglie Clara accarezza la bara. Poi è la volta dei figli Alice, Simone, Riccardo, Annalisa, Delfina e Maurizio. “Ciao Alberto, ciao papà”.