In auto senza patente, a processo Mario Trovato

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    Il fratello, Franco Coco Trovato, è stato l’indiscusso «boss» della ’ndrangheta lecchese. Il fratello Mario, finito in manette a seguito del processo per «Wall Street» (dove Franco ha avuto l’ergastolo) per associazione mafiosa, ora deve rispondere di un nuovo reato: guida senza patente.

    Il nuovo procedimento, che si è aperto ieri mattina, mercoledì, in tribunale a Lecco (presente il legale della famiglia, l’avvocato Marcello Perillo), nasce da una vicenda tanto banale quanto curiosa. Tra le pene accessorie comminate a Mario Trovato, attualmente ai domiciliari, c’era anche il ritiro della patente. Una misura adottata dai giudici per cautelarsi verso eventuali fughe. Eppure nonostante questa misura, Mario Trovato soleva recarsi in questura a firmare l’obbligo di dimora alla guida di un’auto. Gli agenti se ne sono accorti e non hanno fatto altro che coglierlo in flagranza: a quel punto Mario Trovato non ha dovuto ammettere di non essere in possesso della patente. Di qui l’apertura di un procedimento a suo carico.

    Mario Trovato era stato arrestato nel 1992 nell’ambito dell’Operazione «Wall Street», il blitz antimafia che prese il nome dalla pizzeria cittadina assurta dal clan come proprio quartier generale.

    Con l’operazione coordinata dall’allora pm antimafia Armando Spataro, il clan Coco Trovato (alleatosi con il boss calabrese della Comasina Giuseppe Flachi, detto Pepè, Antonio Papalia di Buccinasco e al clan camorrista dei Batti per gestire il narcotraffico) fu smantellato.