Afrim riabbraccia il figlio in Siria, ora la paura delle bombe turche

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Afrim Berisha e il piccolo Alvin, strappato all’Isis

Il bambino è ancora ospite del campo profughi, nell’area attaccata dall’esercito turco

BARZAGO – L’immagine di un padre che ha appena ritrovato suo figlio: è la foto pubblicata nei giorni scorsi da Afrim Berisha (anche se l’incontro risalirebbe a qualche tempo prima), dopo aver ritrovato il figlio Alvin, rapito nel 2014 dalla madre Valbona e portato in Siria per unirsi alle truppe dell’Isis.

Il piccolo aveva solo sei anni quando la mamma lo ha portato con sé, dopo aver lasciato la loro casa di Barzago, per imbarcarsi a Orio al Serio sull’aereo che li ha portati in Medio Oriente.

Afrim ritrova il figlio Alvin

Afrim ha atteso per anni di poter riabbracciare suo figlio, finalmente salvo dopo essere strappato all’esercito del Califfato e ospite in un centro per rifugiati nella zona nord est della Siria. La madre Valbona sarebbe invece morta insieme al suo nuovo compagno nel tentativo di fuggire da un attacco.

Dopo averlo saputo ancora in vita, grazie al lavoro di ricerca di Bedri Elzi (ex combattente dell’esercito di liberazione del Kosovo, oggi impegnato in prima persona per aiutare a portare a casa i figli e le mogli degli jihadisti provenienti dai Balcani) Afrim ha tentato di raggiungerlo. Lo avrebbero accompagnato gli inviati de Le Iene, trasmissione di Italia Uno che in passato si erano già interessati alla vicenda.

Il bambino resta ancora oggi in quel campo di Al-Hol, mentre la diplomazia italiana è al lavoro per cercare di riportarlo a casa. Una situazione resa ancora più urgente dall’attacco dell’esercito turco che in questi giorni ha già iniziato i bombardamenti proprio in quell’area del paese controllata dai Curdi, fino a ieri alleati indispensabili dell’Occidente nella guerra all’Isis.

Anche Alice Brignoli vuole tornare a casa

Alvin non è l’unico bambino di quel campo da riportare in Italia: ci sono anche i figli di Alice Brignoli e la stessa madre che ora, dopo la sconfitta dell’esercito del Califfato, vuole essere rimpatriata.

Alice Brignoli

La donna era partita da Bulciago per la Siria nel 2015 insieme al marito Mohamed Koraichi, di cui oggi non si hanno più notizie. Potrebbe essere morto negli scontri di Barghouz, l’ultima roccaforte dell’Isis conquistata dai Curdi nel febbraio scorso. In quell’occasione Alice Brignoli sarebbe stata catturata e portata nel campo profughi insieme a donne e bimbi di ex combattenti. La ‘tendopoli’ ospita ben 80 mila persone.

Oltre ai tre bimbi con cui aveva lasciato l’Italia, e che sarebbero stati sottoposti ad addestramento da parte del marito per diventare “leoncini dell’Isis” (così come vengono chiamati i soldati bambino), la donna avrebbe dato alla luce un quarto figlio in Siria.

Sarebbe stata lei stessa, cittadina italiana, ad esprimere la volontà di essere rimpatriata al personale della Croce Rossa che gestisce il campo, forse proprio per il pericolo delle bombe e dell’attacco lanciato dai turchi.

La sua situazione è decisamente più complicata di quella del piccolo Alvin: sulla foreign fighter pende un mandato di cattura internazionale e verrebbe arrestata al suo arrivo in Italia. Inoltre perderebbe la podestà genitoriale così come già accaduto ad Abderrahim Moutaharrik, il pugile dell’Isis, e la moglie Salma, oggi in carcere, che era stati avvicinati all’Isis proprio dalla conoscenza di Koraichi e Alice.

Non solo: il rientro in Italia dell’estremista islamica rappresenterebbe un rischio anche per l’attività di proselitismo che la donna potrebbe attuare dietro le sbarre, favorendo l’affiliazione di nuovi aspiranti terroristi.