La Valletta piange il partigiano Lampugnani: “Ha sempre lottato per la libertà”

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Il funerale è stato celebrato questa mattina, giovedì, nella chiesa di Perego

Memoria storica della lotta partigiana in Brianza, era sempre presente alle cerimonie del 25 aprile

LA VALLETTA BRIANZA – Era la memoria storica della lotta partigiana della Valletta Brianza. E con lui se n’è andato un mondo, contrassegnato dalla luci e dalle ombre di tutto il Novecento. Tante persone hanno voluto tributare questa mattina, giovedì, l’ultimo saluto a Giulio Lampugnani, partigiano brianzolo, scomparso all’età di 95 anni. Nato a Perego, all’interno dei locali della torre del paese, capostipite di una famiglia numerosa, Giulio decise di scappare nei boschi con i partigiani durante gli anni della seconda guerra mondiale per combattere i fascisti.

Il ricordo del nipote

“Mi raccontava sempre di quando mio padre e gli altri fratelli gli portavano da mangiare nei boschi dove era nascosto” racconta emozionato e commosso il nipote Gianni Lampugnani. “Tra di noi c’è sempre stato un ottimo rapporto. Era orgoglioso degli anni vissuti come partigiano e raccontava sempre le avventure compiute con la sua centoquattresima brigata garibaldina SAP”. Dal carattere forte e deciso, Lampugnani era il classico uomo di una volta, combattivo, determinato, a volte anche un po’ rude nei modi.
“Era davvero una persona in gamba, autonoma e molto determinata. Basti pensare che ha venduto la macchina solo qualche mese fa per comprarsi una carrozzina elettrica con cui andare in giro per il paese. Non si fermava davvero mai davanti a un primo ostacolo”.

La macelleria a Perego

Gran lavoratore, non era capace di stare con le mani in mano: “Lavorava come macellaio alla Vismara e poi aveva aperto con i miei zii Enrico e Angela una macelleria a Perego. Un negozio che, a suo tempo, era molto innovativo e moderno nella concezione visto che, oltre ai prodotti di macelleria, proponeva già una vasta gamma di scatolame come un piccolo supermercato”. Morto in giovane età il fratello Enrico, il negozio venne chiuso. “Giulio e la sorella Angela, entrambi non sposati, hanno iniziato a viaggiare molto, andando all’estero. Mi ricordo di un viaggio in Cina, di cui mi ha sempre parlato molto”. Amante della montagna, era diventato un habituè all’Aprica dove trascorreva praticamente tutta l’estate. “Mia zia poi si è ammalata e lui l’ha curata per 15 anni”. Una vita intensa e ricca, vissuta sempre in prima linea: “L’esperienza della guerra e della lotta partigiana l’avevano segnato molto. Così come gli anni della ripresa economica e del boom. Posso dire che mio zio ha lasciato un segno profondo nella nostra comunità e la conferma è arrivata anche oggi al funerale a cui hanno preso parte anche gli alpini del gruppo San Genesio”.

Le parole commosse del sindaco Trabucchi

Fiero e orgoglioso del suo trascorso partigiano, Lampugnani ha sempre festeggiato il 25 aprile a fianco delle istituzioni. Una presenza ricordata anche dal sindaco de La Valletta Roberta Trabucchi nel discorso letto in chiesa durante il funerale, in cui sono state citate anche le parole provocatorie di Michela Murgia sulla differenza tra ricordo e memoria. “Giulio ha sempre lottato per la libertà, fin da bambino, quando la maestra pretendeva da lui così come dagli altri coetanei che fosse un buon piccolo Balilla. Ma già allora lui si opponeva a quelle imposizioni volute dall’alto” ha ricordato il primo cittadino, condividendo i racconti raccolti durante i pranzi alla baita degli alpini dopo la manifestazione del 25 aprile. “Con energia e determinazione, lottava per i propri diritti e questa caparbietà l’ha sempre manifestata anche negli uffici comunali, a cui si era rivolto di recente per alcune informazioni su contributi o versamenti da effettuare”.

Presente anche il collega di Santa Maria Hoè

Giulio Lampugnani con il sindaco di Santa Maria Hoè Efrem Brambilla

Trabucchi ha poi aggiunto i ricordi Giovanna Breviario, figlia di Roberto Breviario, Alessandro Andreoli, figlio del comandante della 104esima Citterio Renato Andreoli, nonché Giuseppe Mosca, detto Peppino, comandante del primo battaglione della 104esima e ormai ultimo sopravvissuto e testimone oculare della Resistenza.
Un ricordo carico di affetto e di riconoscenza a cui si aggiunge quello del sindaco di Santa Maria Hoè Efrem Brambilla: “Lo conoscevo bene, mi parlava che la sua Centoquattresima brigata garibaldina SAP del comandate Renato Andreoli era molto organizzati in questo territorio. Una volta mi raccontò che nel giorno della Liberazione guardò negli occhi un capo nazifascista e gli disse: “Adesso hai finito di fare il ganassa!”.