Merate: è morto don Adriano Ferrario, storico parroco di Sartirana

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Proclamato il lutto cittadino per sabato, giorno del funerale

Il ricordo di don Sergio Massironi, il primo bambino battezzato da don Adriano all’arrivo a Sartirana nel 1977

 

MERATE – Un sacerdote attento e generoso, capace di costruire un rapporto autentico e sincero nella comunità in cui, arrivato nel 1977 all’età di 38 anni, era di fatto a sua volta cresciuto, contribuendo a creare una rete di solidarietà e condivisione. Ha provocato cordoglio e commozione la notizia della morte di don Adriano Ferrario, storico parroco di Sartirana, scomparso oggi all’età di 83 anni.

Nato a Lonate Pozzolo nel 1939, ordinato sacerdote nel 1963, don Adriano era arrivato a prestare servizio nella parrocchia dei Santi Pietro e Paolo nel 1977, restando alla guida della comunità fino al 2017, anno in cui si era ritirato a vita privata a Villa Cedri, decidendo comunque di restare vicino alla sua Sartirana.
Impossibile non legare il suo nome all’intervento di realizzazione della nuova chiesa, il cui progetto venne affidato all’architetto Mario Botta. Uomo schivo e riservato, era riuscito a instaurare un buon rapporto con tutti i parrocchiani, lasciando un segno indelebile di fede, perseveranza e bontà. Il funerale verrà celebrato sabato alle 10.30 nella chiesa di Sartirana dal vicario episcopale monsignor Maurizio Rolla.

Don Adriano Ferrario nel 2012 con il cardinale Angelo Sodano

Per quel giorno l’amministrazione comunale ha proclamato il lutto cittadino, come sottolinea il sindaco Massimo Panzeri: “Ci sembra giusto ricordare un sacerdote che tanto ha dato alla sua comunità prestando servizio per più di 40 anni. Di lui, come sartiranese d’adozione, ho anche un ricordo personale visto che è stato lui a battezzare i miei tre figli: una guida spirituale importante perché, seppur nella semplicità del suo essere, sapeva intuire e cogliere situazioni complesse. Ne ho avuto prova anche come amministratore quando, ancora alcuni anni fa, mi segnalò una situazione facendo in modo di intervenire prima che degenerasse. Conservo quindi un buon ricordo sia come uomo che come sacerdote”.

Don Sergio Massironi

A ricordarlo con profondo affetto è anche don Sergio Massironi, il primo bambino battezzato da don Adriano una volta arrivato a Sartirana nel 1977: “E’ vero. Io sono di agosto e lui arrivò a settembre e mi battezzò. Un particolare che anche lui amava raccontare in un rapporto, il nostro, cresciuto con il tempo. Per me è stato un punto di riferimento: a lui devo tantissimo, in primis la fede. Don Adriano ha sempre pregato tantissimo, sia nella chiesa vecchia che in quella nuova, raccogliendosi in se stesso e trasmettendo così a tutti noi parrocchiani un’immagine autorevole e credibile. Per la comunità poi c’era sempre: trovava il modo e il tempo per dedicarsi a ciascuno, sapendo come porsi nei confronti delle persone in modo familiare e riservato. Non ha mai predicato in modo astratto: le sue parole erano sempre contestualizzate nella realtà dove operava”.

Allo stesso tempo, era capace anche di lasciar fare agli altri: “Ho iniziato a impegnarmi tanto in oratorio nell’età dell’adolescenza perché pensavo anche che bisognasse innovare e rinnovare un po’ le cose, condotte fino a quel momento in maniera tradizionale. Pur avendo caratteri e indoli differenti, don Adriano mi ha sempre lasciato fare. Ricordo ancora che ci lasciava le chiavi di casa e dell’oratorio quando ancora frequentavamo le scuole medie come segno di fiducia e di responsabilizzazione anche dei più giovani”.

Buono e generoso, don Adriano ha aiutato, anche concretamente, tante persone nella sua vita: “Apriva sempre la porta a chiunque bussasse al suo campanello. E si affezionava alle persone, alle loro storie e alle loro vicissitudini”.

Riservato e finanche un po’ timido, era capace di far aprire i cuori degli altri, ascoltandoli con attenzione. Era legatissimo ai sacerdoti del Decanato con i quali non mancava mai un confronto sincero e leale. “Così come gustava i rapporti con i propri parrocchiani, allo stesso modo coltivava quello con gli altri sacerdoti, facendo emergere la voglia di condivisione e comunione”. In anni di presenza costante, metodica e incisiva nella sua Sartirana era riuscito a tessere rapporti e a creare un senso di appartenenza che ha unito e avvicinato molti parrocchiani. Un esempio per tutti, insomma; una figura di cui Sartirana avverte già la mancanza.