Merate, Frisia: 75 morti da inizio anno. Il Pio Albergo Trivulzio: “Ci siamo trovati su una linea di fuoco”

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L'ingresso dell'istituto Frisia a Merate

Video conferenza  questa mattina alla presenza del professor Prigliasco e dell’avvocato Nardo

“Ci siamo dovuti confrontare con dati e percentuali drammatiche, ma in linea con la situazione emergenziale vissuta in Lombardia”

 

MERATE – “Come tutte le Rsa ci siamo trovati su una linea di fuoco, dovendo proteggere le persone anziane che sono quelle più fragili. I nostri dati sono però in linea con quelli di questa emergenza, che ha travolto l’Italia, la Lombardia e Milano”. Sono queste le parole pronunciate dal professor Fabrizio Prigliasco oggi, mercoledì, durante la video conferenza convocata dal Pio Albergo Trivulzio per fare il punto sull’epidemia da coronavirus nelle tre strutture riconducibili all’azienda di servizi alla persona milanese. 22 i morti registrati nel mese di aprile a Merate (su 200 ospiti), 133 al Pio Albergo Trivulzio (su 700 ospiti) e 10 al Principessa Iolanda (su 71 ospiti) a Milano. Complessivamente dall’inizio dell’anno nella struttura che ha sede in via Don Gnocchi sono morte 75 persone, di cui 38 a marzo e 22 ad aprile.

I dati diffusi oggi in conferenza stampa

“Bisogna sottolineare innanzitutto che i dati ormai in possesso della Regione ci dicono che dal 26 gennaio  circolavano già in Lombardia persone infette. Questo vuol dire che il virus ci ha colto alle spalle arrivando e diffondendosi prima delle azioni di contenimento. E’ importante ora andare a valutare quello che è successo ed è in corso una doverosa azione giudiziaria di cui attendiamo l’esito”.

Chiamato a svolgere il ruolo di supervisore scientifico dell’Istituto a emergenza già in corso, Prigliasco ha raccontato di aver trovato una struttura competente, con personale che aveva ben chiaro quello che si doveva fare in termini di sistemazione e aggiustamento in questa pandemia che ha colpito Italia, Milano e Lombardia.

Fabrizio Prigliasco

Quanto alla mortalità, il professore ha sottolineato che nel mese di marzo a Milano c’è stato un incremento di mortalità del 75% mentre al pio Albergo Trivulzio è stata del 29%. “Si tratta di percentuali tristi  dietro le quali si nascondono persone fragili e parenti affranti e spaventati. Ad aprile, stando a Milano città, l’incremento dei deceduti è stato del 135%, al Pat del 61% . Dati dolorosamente in linea con l’andamento della situazione complessiva”. Quanto alle attuali positività si parla del 34% su circa 900 ospiti complessivi: “Molti di questi sono in ottime condizioni o hanno una sintomatologia lieve e sono seguiti secondo le prescrizioni”.

Prigliasco ha anche parlato dei 17 pazienti con patologie infermieristiche trasferiti dall’ospedale di San Giovanni in base a quanto previsto dalla delibera regionale dell’8 marzo. “Abbiamo individuato sia una struttura che uno spazio dedicato”.

L’avvocato Vinicio Nardo

L’avvocato Vinicio Nardo ha invece fornito dei dettagli sulla questione giudiziaria, precisando che a oggi l’unica persona che risulta indagata è il direttore Calicchio. “Subito dopo Pasqua si è tenuta la perquisizione al Pat e sono stati messi a disposizione dell’autorità giudiziaria tutti i documenti, in primis le cartelle cliniche, richieste”. Nardo ha anche parlato di una narrazione mediatica che ha diviso tra gli eroi in ospedale e tutto il resto delle strutture. “La penuria di mascherine, camici e cuffie è stata forte e notoria. Anche in questo campo, il Pat si è trovato tagliato fuori dal flusso delle priorità e si è visto dirottare le forniture ordinarie perché c’erano altre priorità”.

L’impossibilità di effettuare tamponi fino al 16 aprile, quando sono arrivati circa 1.000 test, rende impossibile effettuare una diagnosi sulle persone sintomatiche trattate come sospetto covid e per questo isolate in stanze. “Non abbiamo neanche un reperto autoptico che possa dare certezza sul decesso della persona. Quanto alla vexata quaestio della delibera regionale, va precisato che questa si inserisce di fatto a metà percorso emergenziale e non penso possa aver avuto quell’efficacia causale che le è stata attribuita”.

L’avvocato ha ribadito la massima collaborazione della struttura con le indagini. A Merate qualche settimane fa erano arrivati anche i carabinieri del Nas per effettuare un’ispezione. Nei giorni successivi, grazie alla disponibilità della Protezione civile, era stato allestito un tendone nel piazzale di ingresso per sottoporre a tampone il personale in rientro al lavoro.