Niente carcere per l’investitore di Matteo, la rabbia della madre

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LECCO – “E’ una sentenza shock, assurda. Sono basita e addolorata”. Croce Castiglia,  la mamma di Matteo La Nasa,  ha accolto con rabbia e amarezza la condanna a due anni di carcere e pena sospesa nei confronti del giovane investitore del figlio, Davide Vassena,  allora 21enne, accusato di omicidio colposo per la morte  del 18enne di Burago.

La decisione del Tribunale di Lecco è giunta lunedì mattina, emessa dal giudice Salvatore Catalano, dopo due patteggiamenti negati all’imputato e alla richiesta di 3 anni e 2 mesi di reclusione avanzata dal pubblico ministero.

Matteo La Nasa
Matteo La Nasa

I fatti risalgono al 18 luglio del 2010, quando Matteo La Nasa, seduto ai tavolini del bar Caminetto di Versasio insieme alla fidanzata  galbiatese e i genitori di lei, è stato travolto dall’auto condotta dal lecchese Davide Vassena, che scendeva dal piazzale della funivia ed è uscita di strada dal tornate che sovrasta il locale.  Nel novembre del 2011, dopo sedici mesi di coma vegetativo, Matteo è morto all’ospedale di Lecco.

Oggi, ad oltre quattro anni da quei tragici fatti, si è arrivati ad una sentenza che ha lasciato incredula la famiglia La Nasa e soprattutto mamma Croce che fin da subito ha intrapreso una battaglia per avere giustizia e per il riconoscimento dell’omicidio stradale.  “Lo stesso giudice che per ben due volte ha negato il patteggiamento ha emesso una condanna di due anni con la sospensione della pena, meno di quanto sarebbe stato con un patteggiamento. Come è possibile?  – si è chiesta Croce Castiglia – Nemmeno i domiciliari, nemmeno i servizi sociali. Non è stato sentito nemmeno un testimone. Che processo è?”.

Croce Castiglia
Croce Castiglia

“Cinque mila vittime della strada ogni anno in Italia, come mio figlio, restano senza giustizia e senza dignità e le loro famiglie senza pace – ha proseguito la signora Castiglia – Non chiedevamo l’ergastolo ma una pena giusta, anche solo un mese di lavori sociali per far riflettere chi ha sbagliato. Invece ho perso un figlio per far divertire qualcun altro. Questa non è giustizia e mio figlio non l’ha avuta. Come si può pensare che la nostra famiglia si dia pace? Io credevo nella giustizia ma in Italia si proteggono gli assassini, chi beve, chi si droga e chi fa corse clandestine con l’auto”.

Per questo Castiglia Croce fa sapere che non si rassegnerà: “Andremo in appello, proseguiremo  con gli incontri nelle scuole per sensibilizzare i giovani, continueremo con l’attività dell’associazione Matteo La Nasa perché questi morti abbiano giustizia e gli assassini paghino per le loro colpe”.