Il tragico incidente a Venezia, per Assonautica è possibile “un errore umano”

Tempo di lettura: 2 minuti

La ricostruzione dell’incidente in cui hanno perso la vita Fabio Buzzi e Luca Nicolini

Barca dotata di strumenti sofisticati, per AssoNautica è probabile un errore umano

LECCO – La procura di Venezia ha aperto un fascicolo sul tragico incidente nautico nel quale hanno perso la vita due piloti lecchesi, Fabio Buzzi e Luca Nicolini, e un terzo pilota inglese, con un unico sopravvissuto, Mario Invernizzi, pilota e imprenditore di Lecco.

Spetterà alla magistratura chiarire i motivi del drammatico schianto della barca di Buzzi, titolare della Fb Design di Annone e detentore di record di velocità contro la diga in località Lunata nella serata di martedì. L’equipaggio stava concludendo la tratta Montecarlo-Venezia cercando di battere il record di velocità.

Una prima ricostruzione dell’accaduto arriva da AssoNautica Italiana che ha seguito da vicino la drammatica vicenda.

LA MOTONAUTICA IN LUTTOLo scafo di Fabio Buzzi e del suo equipaggio, recuperato dai Vigili del Fuoco è strutturalmente integro. Poche barche avrebbero resistito ad un impatto così potente. Vale a dire che il mezzo, pensato per usi militari, era progetttato bene. Un errore umano, visti gli strumenti di cui la barca era dotata, alla base della tragedia. Il mezzo era strumentato con un sofisticato sistema militare per la visione notturna composto da due strumenti a disposizione del radarista: uno a raggi infrarossi che intercetta le fonti di calore ed un secondo ad amplificazione di luminosità, entrambi consultabili sullo stesso schermo sia in contemporanea che uno alla volta per avere la massima dimensione degli eventuali ostacoli sulla rotta.IL FATTO TECNICOÈ probabile che in fase di avvicinamento alla bocca di porto, dove la presenza di barche è un fatto normale, il responsabile della rotta abbia messo a tutto schermo la visione ad infrarossi. La diga essendo un "bersaglio freddo" in questa funzione non può apparire sugli schermi. È da escludere che gli strumenti non fossero perfettamente funzionanti dato il fatto che l'ing. Buzzi non avrebbe mai messo a rischio nè la vita delle persone che si sarebbero trovate sulla sua rotta, nè quella del suo equipaggio. Dati i precedenti, avrebbe optato per un ingresso a lento moto.L'ERRORE UMANOAbbiamo sentito a riguardo Giampaolo Montavoci, pluricampione di Off Shore, Presidente della Commissione FIM Endurance e pilota di un'altra Venezia Montecarlo:" dopo 20 ore di mare a quella velocità arrivi distrutto, la stanchezza è tanta, negli ultimi tratti cala la tensione, il record è fatto, ma la distrazione può essere fatale e la morte, come in questo caso ti aspetta all'ultima virata, all'ultima onda". IL CORDOGLIO DEGLI AMICI E DEI FANLa nautica mondiale è in lutto.Abbiamo ricevuto migliaia di messaggi di ricordo, cordoglio, e vicinanza alla famiglia. Ne riportiamo uno che riassume in pieno la figura di Buzzi."Fabio Buzzi era un grande amico, e un immenso genio.Abbiamo perso un uomo che ha inventato e costruito di tutto e di più, portando all’Italia qualcosa come 57 campionati e record mondiali. Con la stessa genialità stava sviluppando la barca da record a propulsione elettrica. Uomo unico per coraggio, genialità e simpatia, pur essendo un burbero osso duro. Però mi aveva detto che era così che voleva andarsene, non da un letto, quindi nella tristezza lo penso felice".Giuseppe CarnevaleUN MINUTO DI SILENZIOOggi Assonautica apre il Salone Internazionale di Genova con il lutto al braccio dei suoi uomini in segno di rispetto ad un grande della motonautica mondiale.Pubblichiamo le parole di stanotte del Presidente Malcarne: "celebreremo Fabio Buzzi sabato mattina al parterre del mensile " Nautica" prima delle premiazioni di ASSONAUTICA AWARD 2019.Un segno di omaggio a quell'ingegnere che da solo ha fatto ricerca sugli scafi veloci molto di più di tanti marchi messi assieme, sia in termini di materiali che di linee d'acqua.Un tributo all'uomo che ha cambiato la nautica con un approccio sempre razionale, ma da grande appassionato di barche e di motori".Lui, l'aveva detto più volte, non avrebbe voluto morire in un letto d'ospedale. "Nella tristezza della tragedia, ci piace pensarlo felice, così com'è sempre stato a bordo delle sue barche".Lo scafo che ha messo la parola fine ad una fulgida carriera di progettista e collaudatore ha tenuto, è rimasto a galla, ma purtroppo la cabina si è allagata e 3 occupanti su 4 non ce l'hanno fatta. Lo scafo però ha superato l'ultimo collaudo e, nella grave tragedia, ha segnato comunque un record. È cosi che la storia di Fabio Buzzi finisce, e diventa leggenda. Ore 05.15 UTC – Genova – 19 settembre 2019M.M.

Pubblicato da Assonautica Italiana su Mercoledì 18 settembre 2019

“Lo scafo di Fabio Buzzi e del suo equipaggio, recuperato dai Vigili del Fuoco è strutturalmente integro. Poche barche avrebbero resistito ad un impatto così potente – spiegano pubblicando il video dell’imbarcazione riportata a terra – Vale a dire che il mezzo, pensato per usi militari, era progettato bene. Un errore umano, visti gli strumenti di cui la barca era dotata, alla base della tragedia”.

Una teoria che trova fondamento nelle attrezzature di cui era dotata l’imbarcazione “strumentata con un sofisticato sistema militare per la visione notturna composto da due strumenti a disposizione del radarista: uno a raggi infrarossi che intercetta le fonti di calore ed un secondo ad amplificazione di luminosità, entrambi consultabili sullo stesso schermo sia in contemporanea che uno alla volta per avere la massima dimensione degli eventuali ostacoli sulla rotta” proseguono da AssoNautica.

Il possibile errore

“È probabile che in fase di avvicinamento alla bocca di porto, dove la presenza di barche è un fatto normale, il responsabile della rotta abbia messo a tutto schermo la visione ad infrarossi. La diga essendo un ‘bersaglio freddo’ in questa funzione non può apparire sugli schermi – proseguono – È da escludere che gli strumenti non fossero perfettamente funzionanti dato il fatto che l’ing. Buzzi non avrebbe mai messo a rischio né la vita delle persone che si sarebbero trovate sulla sua rotta, nè quella del suo equipaggio. Dati i precedenti, avrebbe optato per un ingresso a lento moto”.

“Dopo 20 ore di mare a quella velocità arrivi distrutto, la stanchezza è tanta, negli ultimi tratti cala la tensione, il record è fatto, ma la distrazione può essere fatale e la morte, come in questo caso ti aspetta all’ultima virata, all’ultima onda” ha spiegato Giampaolo Montavoci, pluricampione di Off Shore, Presidente della Commissione FIM Endurance