Lo struggente addio a Ugo Gilardi: “Il tuo amatissimo lavoro ti ha portato via da noi”

Tempo di lettura: 7 minuti

In centinaia all’oratorio di Villa San Carlo per salutare il giovane giardiniere

Tanti i ricordi dei famigliari e di chi gli ha voluto bene: “Illuminavi la vita con la tua energia e il tuo sorriso”

VALGREGHENTINO – Un lungo applauso e le note del “silenzio” suonate da un flauto di pan, strumento tanto familiare a Valgreghentino, hanno accompagnato Ugo Gilardi nel suo ultimo viaggio. In tantissimi, oggi pomeriggio, si sono ritrovati all’oratorio di Villa San Carlo per dire addio al giovane giardiniere morto mercoledì mattina in un tragico incidente sul lavoro.

I volontari della protezione civile si sono dati da fare per cercare di trovare un posto a sedere per tutti, nel pieno rispetto delle regole anti covid, ma tante persone hanno seguito i funerali dall’esterno dell’oratorio. Moltissimi i giovani che hanno voluto salutare per l’ultima volta un amico. Stretta attorno al dolore della famiglia di Ugo c’era tutta Valgreghentino.

“La morte improvvisa e spietata di Ugo ha causato un immenso dolore – ha detto il parroco don Paolo Ventura -. In un momento come questo è difficile pronunciare parole che possano lenire la sofferenza. Forse solo il silenzio, le lacrime e la preghiera sono gli atteggiamenti più conformi per sopportare il peso della morte del nostro Ugo nel fiore della vita. Il silenzio è come una carezza: consente all’anima di trovare un percorso di luce anche dentro l’oscurità della morte. Dio è silenzio che si può ascoltare ovunque. Le parole ingannano, illudono, mistificano. Soprattutto in amore il silenzio vale più di ogni discorso. Il silenzio è assenza di parole ma non di sentimenti. Quanta delicatezza è necessario avere davanti al dolore altrui, solo chi ha il viso rigato dalle lacrime riesce ad asciugare le lacrime dell’altro”.

“Perché Ugo è morto a soli 30 anni mentre con la sua solarità, la sua bontà, la sua competenza di giardiniere si apprestava ad iniziare la giornata di lavoro? Anche io, Signore, ti ho chiesto perché. So che questa domanda non ha senso, ma anche io sentivo il bisogno di sfogarmi con qualcuno – ha continuato don Paolo -. So che tu non vuoi la morte di un giovane, ma la vita. I nostri perché si fermano davanti e sotto la tua croce. Ancora una volta, in breve tempo, questa comunità è visitata dalla morte di un giovane. Però sappiamo che la morte non ha nessun potere su Ugo, non ha nessun potere su di noi. Alziamo gli occhi al cielo ma non per chiedere a Dio perché, ma per vedere Ugo sorridente negli occhi di Dio. A Ugo è stata tolta la vita terrena, ma non quella eterna. Questa è la certezza della fede. Quel carrello elevatore maledetto ha spezzato il suo corpo ma non la sua anima”.

“Tu ora stai bene e noi siamo affranti e distrutti per la tua partenza anticipata – ha concluso il sacerdote -. Carissimi genitori e cari giovani qui presenti in tanti. Ora Ugo è ancora più vicino a voi, è nel vostro cuore, dove sarete voi ci sarà anche lui e nessuno ve lo potrà strappare. Voi più di tutti potete rendere duraturo il suo ricordo. Ugo, aiutaci ad andare avanti e coltivare anche noi quel fiore che tu stai ora coltivando nel giardino di Dio, il fiore della speranza”.

La cornamusa suonata da Gabriele Bolis, storico maestro dei Picett del Grenta, ha accompagnato il canto delle sorella di Ugo, Eva, che ha intonato “Fratello sole, sorella luna” mentre un grosso applauso si è alzato al cielo per far sentire, ancora più forte, il calore di una comunità stretta attorno a una famiglia travolta dal dolore.

Il ricordo dei nonni

Tanti i ricordi che si sono susseguiti dopo la cerimonia funebre a partire da quello dei nonni: “A vent’anni hai voluto intraprendere il lavoro in proprio, come ho fatto io a quell’età. Quante cose mi hai detto e quanti progetti abbiamo fatto insieme, ma purtroppo una parte sono rimasti insoluti. Ti ricorderò sempre”.

La sorella Eva

“Un fratello è un dono speciale e Ugo era una persona speciale. Ti rubo solo pochi minuti perché, conoscendoti, sarai impegnato in qualche bel giardino come sempre. Quando arrivavi in un posto lo illuminavi con la tua energia, il tuo sorriso, i tuoi borbottii. Eri buono come il pane, avevi sempre una buona parola per tutti ed eri sempre pronto a dare una mano – ha detto la sorella Eva -. Questa volta ce l’hai combinata grossa, sarà difficile andare avanti senza di te ma so che sarai con noi perché la mamma e il papà hanno bisogno di te. Ti ho chiesto di aiutarmi ad affrontare tutto questo e so che tu lo farai perché noi ci siamo sempre aiutati e lo faremo anche ora. Adesso vai, ci saranno tanti lavori da fare anche lassù e non voglio rubarti altro tempo. Divertiti come solo tu sai fare”.

La fidanzata Eleonora

“Credevo di dover scrivere queste parole solo quando saremo stati vecchi e invece guarda cosa ci hai combinato – ha detto la fidanzata Eleonora con la voce rotta dal dolore -. Il tuo amatissimo lavoro ti ha portato via da noi. Guarda qui quanta gente, è qui per te, quante persone ti vogliono bene. Tu c’eri, c’eri sempre per tutti e per me soprattutto. Ricordo come fosse ieri quando il tuo sguardo ha incontrato il mio e, come dicevi sempre, grazie a te è iniziata la nostra bellissima storia d’amore. Tu che venivi a trovarmi tutte le sere perché senza me non sapevi stare e per questo desideravamo crearci un nido tutto nostro. Come farò senza il mio brontolone? Stammi vicino e non mi lasciare mai perché ho ancora tanto bisogno di te”.

Le parole del papà

“Grazie per il saluto che siete venuti a dare a mio figlio. Ringrazio mia moglie che l’ha tirato grande e non gli ha fatto mai mancare niente. Ti ringrazio Eleonora per l’amore che hai dato a Ugo. Io sono orgoglioso di aver avuto un figlio così, lui mi riempiva l’anima e adesso non c’è più. Volevo ringraziare anche tutta l’equipe medica che l’altra mattina si è prodigata nel tentativo di salvare la vita a mio figlio, non sapevano più cosa fare, io ero lì. Un grazie di cuore a tutte queste persone”.

Lo zio Mosè Merlo

“Io non ci dovevo essere l’altra mattina – ha detto lo zio Mosè che faceva parte della squadra dei Volontari del Soccorso di Calolziocorte che per primi sono giunti sul luogo della tragedia -. Un collega che aveva un impegno tre settimane fa mi ha chiesto il favore di sostituirlo, ieri non toccava a me fare il soccorritore. Quando è arrivata la chiamata e ho visto la via, ho pensato subito che lì abitano i genitori, non sapevo più cosa pensare. Poi la corsa a sirene spiegate, il codice era rosso, non c’era tempo da perdere, bisognava fare in fretta. Nel tragitto tra Calolzio e Valgreghentino ci hanno avvisato che sarebbe arrivato anche l’elisoccorso, doveva essere gravissimo. Voi non potete capire cosa proviamo in quei momenti, ma sono attimi veramente difficili, credetemi. Girato l’angolo vedo la scena e capisco che lì c’è mio nipote. Abbiamo fatto di tutto e di più, ma non c’era più niente da fare. Siamo rientrati senza parole e mi hanno sostituito come autista. Avevo tutti i miei compagni che mi aspettavano in sede, non ho mai visto così tanti compagni ad attendermi. Ciao Ugo, tuo zio ti saluta”.