Sfregio alla montagna. Decapitate le due Madonnine della ferrata Gamma 1

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LECCO – Decapitate le due Madonnine posizionate lungo la ferrata Gamma 1 al pizzo D’Erna. Un gesto difficile da commentare e che lascia tanta amarezza nei membri del gruppo alpinistico lecchese e in chi frequenta la montagna.

Le due Madonnine decapitate lungo la ferrata Gamma 1

 

La prima Madonnina venne posizionata verso il termine del primo tratto della Gamma 1, a conclusione dei lavori di costruzione, da Adolfo Anghileri, papà di Aldino e nonno di Marco (Butch) e Giorgio; famiglia dalla lunghissima tradizione alpinistica che, nel 1978, contribuì alla nascita del Gruppo Alpinistico Gamma. Negli anni, accanto alla prima Madonnina, ne venne posizionata una seconda.

“Il rispetto deve venire prima di tutto, a prescindere da ciò in cui si crede o non si crede – ha commentato Aldino Anghileri che preferisce non aggiunge altro – Visto l’accaduto andremo a vedere e sistemeremo quanto è stato rovinato. Non ricordo il motivo per cui volle posizionare quella statuetta, ma so che fu proprio mio padre a proporlo e, ricevuto l’assenso, la posizionò in quel punto. A quei tempi era tutto più semplice, bastavano la parola e una stretta di mano”.

Di seguito riportiamo un passaggio del libro “Gamma, gli anni di un’alternativa in alpinismo” scritto da Alberto Benini in occasione dei 20 anni di fondazione del Gruppo Gamma che ricorda la costruzione della ferrata: “E’ Carlo Mauri, il Bigio, sempre attento osservatore della realtà alpinistica che cambia, il primo a suggerire ai praticamente neonati Gamma l’idea di legare il loro nome alla montagna che meglio simboleggia Lecco: il Resegone – si legge nel libro – I lavori (per la costruzione della Ferrata Gamma 1, ndr) iniziano ufficialmente domenica 24 settembre del 1978, e comportano, oltre all’opera di pulizia del tracciato prescelto (il termine disgaggio non era ancora usato) l’infissione di 300 chiodi con cui vengono fissati i 200 metri di scalette e i 300 di catene. Il tutto in circa 3000 ore di lavoro in parete, cui vanno aggiunti i trasporti a dorso di mulo o a spalla. Partecipano quindici soci del gruppo, gli allievi del corso di alpinismo, qualche socio Uoei, e molti (persone o enti) forniscono un prezioso aiuto finanziario. Quando la notte della vigilia di Natale le fiaccole rivelano alla città il tracciato del nuovo percorso, l’orgoglio di chi lo ha pensato e realizzato è enorme. Tanto che si comincia a pensare alla realizzazione di un proseguimento del percorso che raggiunga la cima del Resegone”.