Provare l’esperienza del carcere: a Lecco una mostra per riflettere

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Sovraffollamento e condizione dei detenuti, c’è un’alternativa?

Al Palazzo Comunale visitabile “Extrema Ratio”, promossa dalla Caritas

LECCO – Vivere l’esperienza del carcerazione, solo per pochi minuti, quanto basta per riflettere sulla condizione di detenuti: è l’installazione “Extrema Ratio” allestita al Comune di Lecco su iniziativa della Caritas e che sarà visitabile fino al 6 aprile.

Dall’ingresso al carcere alla consegna dei propri effetti personali, la foto segnaletica e la registrazione delle impronte digitali, poi l’accesso alla cella, una stanza di 8 metri da dividere con altre sei persone nel poco spazio lasciato dalla presenza dei letti.


.Un’esperienza per riflettere e la mostra apre nel giorno in cui si è riaccesa l’attenzione sul sovraffollamento delle carceri italiane, oltre il 129% secondo la relazione pronunciata mercoledì in Parlamento dal Garante per le Persone Detenute, Mauro Palma. Istituti penitenziari sovraffollati, misure alternative al carcere sempre meno utilizzate e suicidi in crescita, cinque ogni mese nelle carceri italiane.

Don Marco Tenderini: “La giustizia deve essere per tutti”

“A Lecco per 10 giorni parleremo di giustizia, metteremo la giustizia al centro dell’attenzione di tutti in un tempo in cui, purtroppo, la mentalità corrente chiede più carcerazioni ed una giustizia ‘fai da te’, se pensiamo alla legge sulla legittima difesa. Ma se si vuole una giustizia che sia per tutti, bisogna percorrere altre strade” spiega don Marco Tenderini, sacerdote e referente della Cartas, in passato cappellano del carcere di Monza e oggi parroco di Bonacina.

E’ stato proprio don Marco, reduce da una visita alla realtà della Apac brasiliane, le strutture carcerarie autogestite, a proporre la mostra alla comunità lecchese, raccogliendo il favore di diverse associazioni diventate partner del progetto e dell’amministrazione comunale di Lecco.

Una mostra che vuole fare “provare concretamente, alle persone che verranno a visitarla – spiega il sacerdote – l’esperienza dell’ingresso in carcere, essere rinchiusi in una cella in condizioni di sovraffollamento e all’uscita conoscere un percorso alternativo”.

L’assessore Piazza: “Pena deve essere riabilitazione”

“Dieci giorni per parlare di giustizia, ma quale giustizia? Quella che vorremmo venisse promossa è una giustizia che lavori sulla pena come forma di riabilitazione e reinserimento del soggetto, di riparazione del danno, di una giustizia che si prenda cura di tutte le parti, delle vittime e degli autori del reato – ha sottolineato l’assessore comunale alla Cultura, Simona Piazza – dobbiamo riaffermare la centralità della persona”.

La mostra, ha ricordato l’assessore, trova spazio nella corte interna del municipio, “nel cuore del Palazzo Comunale” e sarà visitabile dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 13.30 alle 17.30.

“La giustizia è un tema che chiede costantemente di essere interrogato, importanti non sono le risposte, ma le domande: è possibile immaginare una giustizia che coinvolga tutte le parti, che non lasci sole le vittime e che permetta agli autori di reati di riconoscere il danno fatto, che possa ascoltarli?”.

Ha spiegato Bruna Dighiera, psicologa giurista intervenuta alla presentazione dell’iniziativa insieme a Marina Lo Russo, fotografa che ha immortalato nei suoi scatti la realtà delle carceri brasiliane, all’avvocato Daniela Sacchi e Laura Corti, docente dell’istituto Bertacchi i cui studenti collaborano al progetto come forma di alternanza scuola-lavoro.

Al carcere di Pescarenico

Sono intervenute alla presentazione anche Stefania Scarpinato, direttrice dell’Ufficio Esecuzione Penale Esterna e Antonina D’Onofrio, direttrice del carcere di Pescarenico.
La casa circondariale di Lecco, come altre carceri italiane ha vissuto da vicino il problema del sovraffollamento, denunciato attraverso il sindacato dagli stessi operatori di polizia che vi lavorano e in ultimo, lo scorso anno, dai Radicali nel loro report sulle carceri italiane.

 

Oggi, spiega la direttrice, la struttura lecchese è nei limiti della tolleranza: attualmente sono 78 i detenuti presenti, per una struttura che dovrebbe ospitarne in misura ottimale solo 53, il limite massimo tollerabile è di 88 detenuti.

Sono invece 400 le misure alternative al carcere applicate nel lecchese.