Riciclaggio: anche Lecco ha il suo
denaro “sporco”

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LECCO – Il 2010 in Italia ha visto un aumento vertiginoso delle segnalazioni per operazioni sospette di antiriciclaggio: oltre 37 mila segnalazioni, il 100% in più rispetto al 2009, e praticamente tutte sono state eseguite attraverso intermediari finanziari (16,4 mila da istituti creditizi, 3,5 mila intermediari finanziari e 1,6 mila dalle poste).

A Lecco, proprio nel 2010, sono state segnalate 132 operazioni sospette che porterebbero l’area lecchese a metà di una classifica delle province italiane guidata da Milano (5 mila operazioni sospette segnalate), Roma (4.948), Napoli (3.314) e con Rieti (22), Enna (16) e Oristano (13) a chiuderla.

Rapportate ai conti correnti, le operazioni sospette disegnano un’ulteriore classifica in base al loro tasso di incidenza che nel lecchese è pari 0,58 su mille C/C; nulla in confronto a Prato (3,55) Napoli (2,85) e Crotone (2,48) ma peggio del dato di Como (0,54) e di Sondrio (0,18).

Queste sono le statistiche che emergono da uno studio della FIBA, il sindacato dei lavoratori di banca della Cisl, che da tre anni prosegue nell’opera di informazione ai propri associati e più in generale ai dipendenti degli istituti di credito dei comportamenti a cui attenersi per evitare ripercussioni personali.

Sì, perché i lavoratori di banche o poste che anche inconsapevolmente si trovano ad effettuare operazioni irregolari o non le segnalano all’istituto di credito rischiano parecchio: dalla sospensione dal lavoro a sanzioni per centinaia di migliaia di euro e nei casi più gravi pene detentive fino a 4 anni di carcere. A Lecco, come denunciato dalla FIBA provinciale, un dipendente di banca sta affrontando un processo solo per essersi fatto carico di un fax.

“Il problema – spiega Otario Mangola, segretario provinciale del sindacato – è che ci troviamo di fronte ad una normativa complessa e ad una formazione rasente lo zero dei dipendenti che spesso sono costretti ad effettuare corsi di formazione on-line in orario extra-lavorativo”.

In provincia sono circa 1700 i lavoratori delle banche, 300 gli sportellisti delle Poste. “Dipendenti che spesso si trovano soli agli sportelli, con decine di utenti in attesa, e che si trovano a dover decifrare la congruità economica del cliente e verificare la regolarità dell’operazione. Non è così difficile cadere in errore se non adeguatamente formati e supportati” denuncia Antonio Pacifico, segretario del sindacato lavoratori delle Poste (SPL Cisl).

Sulla questione, giovedì alla sede di via Besonda, si è tenuto un convegno con ospite il dirigente nazionale della FIBA, Mario Capocci: “E’ qualcosa di inaccettabile – spiega – la legge è in vigore da 22 ani e le aziende mai degnate di fare formazione. I lavoratori cadono inconsapevolmente nell’errore e si ritrovano rovinati. All’estero la situazione è differente, anche per un contesto di maggiore legalità”.