Rifiuti della Campania smaltiti a Valmadrera? Silea smentisce

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VALMADRERA – “Centomila tonnellate di rifiuti dell’’emergenza Campania’ smaltite illecitamente negli inceneritori e nelle discariche del Nord. Ecoballe napoletane, ma anche rifiuti urbani di Roma e Salerno che finivano negli impianti di incenerimento di A2a a Brescia, Lomellina Energia a Pavia, Silea a Lecco e nelle discariche della municipalizzata Aral ad Alessandria, senza ricevere il trattamento necessario”.

E’ quanto scrive Il Fatto Quotidiano in un articolo riguardante l’indagine sul traffico illecito dei rifiuti da Napoli verso Lombardia e Piemonte, per la quale sono indagate 26 persone, due arrestate dai carabinieri  e tra loro anche un’imprenditore lecchese (vedi articolo), Paolo Bonacina, titolare della BPS di Abbadia Lariana e delle B&B di Torre Pallavicina

Il giornale nazionale cita anche Silea, società che gestisce il forno inceneritore di Valmadrera, tra gli impianti destinatari di rifiuti provenienti dal Sud d’Italia, ma dalla stessa Silea è arrivata la secca smentita del direttore generale Marco Peverelli:

Marco Peverelli, direttore di Silea

“Silea non ha avuto ad oggi alcuna segnalazione o richiesta di informazioni dall’Autoritá giudiziaria e non ha mai ritirato ecoballe da Napoli nè rifiuti urbani da Roma o Salerno. Silea ha ritirato rifiuti urbani fuori regione (provenienti da Regione Liguria) solo nel 2014 e limitatamente a 1500 tonnellate, a seguito del Decreto Maroni. Nemmeno oggi li ritira, anche se la Legge 133/2014 art 35 lo consentirebbe senza alcuna limitazione legislativa”.
“Nel 2016 – prosegue Peverelli – Silea ha avuto rapporti commerciali con la società BPS di Torre Pallavicina (Bergamo) per un importo totale di Euro 60 mila. I trasporti sono stati fatti da un’azienda della provincia di Lecco. Comunque Silea adotta procedure rigide, chiare e definite per il ritiro dei rifiuti. La Direzione tecnica di Silea è particolarmente attenta al rispetto di tali procedure. Tutti i rifiuti speciali entrano all’impianto con le necessarie analisi di classificazione e la relativa auto dichiarazione del produttore con i dati di origine e trattamento. Quindi vengono controllati a vista, carico per carico, mentre vengono scaricati in fossa. Se non avessero avuto le caratteristiche di rifiuto CER 191212 (rifiuto da trattamento meccanico) non sarebbero stati ritirati nè tanto meno scaricati”.

 

 

Il direttore annuncia inoltre che la società si sta tutelando legalmente nei confronti del giornale che ha pubblicato l’articolo, ritenendo le affermazioni contenute “gravemente lesive della propria immagine e integrità”.

Nel frattempo, però, la notizia ha creato delle reazioni nel lecchese ed il primo a intervenire è il Coordinamento Rifiuti Zero che da tempo si batte contro il progetto di teleriscaldamento e per lo spegnimento del forno inceneritore: “In attesa che l’inchiesta giunga a termine, riteniamo che i cittadini abbiano il diritto di sapere cosa brucia nel forno inceneritore di Valmadrera”.

Massimo Riva (5 Stelle)

Al Coordinamento fa eco il consigliere comunale di Lecco, Massimo Riva, dei Cinque Stelle: “In questi casi è d’obbligo attendere gli sviluppi per avere qualche elemento in più. Sicuramente la vicenda sarà oggetto di un’interrogazione urgente nel prossimo Consiglio Comunale. Una riflessione sull’intero ciclo dei rifiuti nel nostro territorio è comunque necessario farla. L’ampia sovracapacità impiantistica lombarda esporrà sempre più al “turismo dei rifiuti”, che attraversano la penisola per venire inceneriti qui da noi, congestionando le nostre strade con il traffico continuo di TIR e facendo peggiorare la qualità dell’aria e dell’ambiente. Come già dimostrato in altre precedenti inchieste questo è un settore che fa gola alla criminalità organizzata, che spesso riesce a sfuggire ai controlli arrivando a fare smaltire rifiuti di provenienza illecita in impianti pubblici ed in regola”.

“Al di là dei risvolti penali che avrà l’inchiesta e che ci auguriamo possa acclarare la totale estraneità della nostra azienda partecipata comunale – prosegue Riva – noi proponiamo un cambio radicale di visione in materia. Con il termine dei certificati verdi (fine 2018) spegnere una linea dell’inceneritore di Valmadrera. La capacità impiantistica residua sarebbe comunque in grado di fare fronte alle esigenze del territorio. Nel frattempo avviare l’implementazione della fabbrica dei materiali per il trattamento a freddo del residuo indifferenziato, da fare entrare a regime tra il 2023 ed il 2024, anno di spegnimento della seconda ed ultima linea. Farlo o non farlo è solo questione di volontà politica”.