Senza fine il calvario di Alfredo Cortese

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L’odissea iniziò 80 giorni fa, quando la forte infezione che aveva colpito il 45enne lecchese venne riconosciuta quando ormai il batterio staphylococcus aureus stava portando Alfredo Cortese alle soglie della morte.

Oggi alcune funzioni celebrali sembrano compromesse e le analisi evidenziano alcune macchie scure al cervello. Eppure solo una ventina di giorni fa Alfredo Cortese sembrava avviato alla migliore guarigione. E le Tac mostravano un organo senza ombre. I familiari adesso sono in ambasce perché temono che la cosa sia irreversibile. La loro paura non riguarda unicamente la menomazione ma pure la sopravvivenza stessa dell’uomo.

L’aria che tirava alla fine di agosto però era di tutt’altro tipo, c’era gioia per l’attesa dimissione dalla rianimazione intensiva di Erba, dove Alfredo era stato ricoverato alla fine di giugno proveniente dall’ospedale Manzoni di Lecco.

Si ricorderà che al Pronto soccorso lecchese la setticemia fu scambiata sulle prime per dolori professionali. Chi lo visitò lo dimise. Successivamente, una decina di ore dopo, con il nuovo ricovero a malattia ormai scoppiata violentemente, iniziarono le cure del caso. Cortese entrò in coma e per questo fu trasferito a Erba, il primo ospedale con posti liberi in rianimazione (si veda i resoconti di allora negli articoli di archivio in calce). La vicenda fece scalpore anche perché i familiari denunciarono che l’uomo venne trattato a loro parere con sufficienza a causa dei lunghi capelli stile Rasta. Un aspetto e una presenza da alternativo che peraltro non corrispendevano appieno alla sua vita di tranquillo artigiano, impegnato nella ditta di famiglia.

A Erba, contro tutte le previsioni l’uomo è a poco a poco rinato. Le cure ottenute laggiù lo hanno risvegliato, debellato il batterio e riportato ad essere l’Alfredo di sempre. Sul lento decorso di quella che sembrava una guarigione arrivava l’aggiornamento del diario tenuto dal fratello Mimmo Cortese su Facebook e postato anche nella nostra pagina di LeccoNotizie all’interno del social network.

Nonostante i danni fisici provocati dal batterio che ha divorato parti del corpo (ad esempio la gamba destra) e le conseguenti piaghe ancora purulente, Alfredo non era più un paziente da rianimazione. Purtroppo la lunga degenza e la debilitazione hanno provocato una nuova infezione per la quale è stato deciso il ricovero nel reparto malattie infettive dell’ospedale di Lecco – ci spiega Mimmo.

Lasciata Erba, pare che la maledizione di Lecco sia di nuovo caduta su Alfredo Cortese. Il fratello ci racconta che i guai sono comparsi con una delle prime azioni  della nuova terapia ossia la sospensione di tutti i farmaci fino allora presi per resettare le cure erbesi ed iniziarne di nuove. “Scomparse le medicine dal comodino – racconta Mimmo Cortese – mio fratello finisce in rianimazione, fa fatica a respirare – è lui stesso a segnalarlo ai medici”.

La crisi viene superata ma il 45enne trascorre lunghe giornate dormendo, una novità che preoccupa i familiari i quali cominciano a porsi domande sui nuovi farmaci somministrati. I medici tranquilizzano, poi le condizioni iniziano a peggiorare; ecco cosa scriveva un paio di giorni fa sul diario Mimmo Cortese: “In questi giorni la voglia di scrivere è bassissima, le notizie non sono per niente buone, come ti illudi di vederlo riprendersi, finalmete sospiri, la strada è quella giusta, ecco che ti arriva la mazzata quella che ti distrugge.
Non so più cosa pensare, forse è la sf… dell’spedale di Lecco,  Alfredo da due giorni dava evidenti segni di peggioramento, la brutta novità che mostrava sintomi mai affiorati fino ad oggi come la perdita delle facoltà cognitive e motorie, un disastro.
In questi giorni gli sono stati fatti un mare di esami, infatti sono stati riscontrati dei problemi neurologici, risultate delle macchie nel cervello, la speranza è che sia una fase transitoria e reversibile ma la paura è forte, quindi oggi è stato trasferito in neurorianimazione”.

Insomma Alfredo Cortese è ripiombato in una situazione grave, improvvisa e a detta della famiglia, anche i fratelli Massimo e Roberta che gli stanno sempre accanto, inspiegabile.

DALL’ARCHIVIO DI LECCONOTIZIE

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