Traffico di cuccioli dall’Ungheria: indagati anche lecchesi

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    LECCO – Cuccioli di razze pregiate importati illegalmente dall’Ungheria all’interno di contenitori di cartone o cassette da frutta, privi di luce ed aria, e messi in vendita in Italia attraverso vari canali a prezzi di mercato.

    È quanto emerso dalle indagini del Corpo forestale dello Stato che ha sgominato un’associazione a delinquere dedita al traffico internazionale di cuccioli di cane e che ha portato all’arresto di due persone per maltrattamento e traffico illecito di animali e al sequestro di trenta esemplari in pessime condizioni igienico – sanitarie. Tra gli indagati anche cinque lecchesi, un veterinario operante in provincia, due negozianti e due dipendenti di tali negozi, anche questi non in città ma in provincia. 

    L’attività investigativa sul commercio illecito di cuccioli dell’est ha consentito anche l’individuazione di numerosi fiancheggiatori dell’associazione, tra cui due medici veterinari e titolari di esercizi commerciali specializzati nella vendita di animali da compagnia.

    CUCCIOLI2Le indagini sono state attivate a seguito del continuo monitoraggio dei siti di e-commerce e si sono sviluppate anche grazie all’utilizzo di innovativi sistemi investigativi.

    L’associazione a delinquere ha coinvolto a vario titolo dodici persone, ognuna con un preciso ruolo: dalla ricerca degli esemplari da “importare” al loro trasporto, dalla temporanea stabulazione alla falsificazione dei documenti, dalla messa in vendita alla consegna ad inconsapevoli acquirenti.

    IL VIDEO

    https://www.youtube.com/watch?v=cIcAT2pOvcw&feature=youtu.be

    Le ipotesi di reato attualmente contestate sono: associazione a delinquere, traffico illecito di animali di età inferiore alle dodici settimane, esercizio abusivo della professione medica, frode in commercio, maltrattamento di animali e detenzione produttiva di gravi sofferenze e ricettazione.

    L’importazione illegale riguardava razze pregiate di taglia piccola quali: Barboncini, Spitz, Chihuahua, Maltesi Bouledogue francesi provenienti dall’Ungheria.

    I cuccioli di cane venivano prelevati e trasportati in Italia all’interno di contenitori assolutamente inidonei e contrari alla natura degli animali, dentro i bagagliai delle auto, privi di luce ed aria. Venivano poi sottoposti a sevizie, vessazioni e maltrattamenti insopportabili con trattamenti sanitari inutili e dannosi per mascherare eventuali patologie e con età inferiore rispetto a quella dichiarata all’atto di vendita.

     

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    Il reato di maltrattamento, inoltre, è aggravato dalla successiva morte di molti esemplari a cause delle patologie che presentavano e in assenza delle idonee coperture vaccinali.

    I due medici veterinari coinvolti nell’attività illecita, di cui uno lecchese, secondo quanto riscontraqto dalla Forestale avrebbero inoculato i microchip negli animali compilando falsi libretti sanitari, manomettendo l’età, la provenienza e le condizioni sanitarie dei cuccioli che spesso risultavano affetti da patologie altamente infettive quali la parvovirosi (ormai debellata nell’intero territorio nazionale).

    CUCCIOLIr“Questa ripulitura – spiega la Forestale in una nota – rendeva i cuccioli pronti per essere immessi sul mercato grazie alla falsificazione dei documenti e una volta giunti a destinazione venivano venduti attraverso vari canali a prezzi di mercato. Prevalentemente venivano venduti da un membro dell’organizzazione che si presentava ai clienti quale allevatore. In realtà non è mai stato rinvenuto in possesso di documentazione attestante la provenienza degli animali da allevamenti italiani”.

    Le indagini hanno interessato anche strutture commerciali di varie provincie della Lombardia che acquistavano i cuccioli dagli indagati per rivenderli successivamente come cani italiani provenienti da allevamenti di fiducia. A carico di questi soggetti è stato configurato il reato di frode in commercio e ricettazione.

    Gli animali salvati e posti sotto sequestro sono stati temporaneamente affidati, grazie al contributo dell’Associazione difesa del cane – A.DI.CA. di Lodi, a famiglie che ne garantiscono la cura e un sano sviluppo.

    “Meglio adottare un animale in un canile e non alimentare ulteriormente questo traffico”, così il Comandante Provinciale di Lodi, Andrea Fiorini: “i cuccioli sequestrati hanno non più di 40 giorni e non – come prevede la legge – 3 mesi e 21 giorni per l’introduzione di cuccioli provenienti da Paesi sottoposti a vincoli sanitari come l’Ungheria”. Prosegue il Comandante: “i cani vengono venduti non vaccinati ma “dopati” da antibiotici allo scopo di celare le patologie. Ecco perché, successivamente all’acquisto, spesso si ammalano e muoiono prematuramente o presentano gravi disabilità”.