Aperta al pubblico la mostra sulla spedizione “Cepparo” in Antartide

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LECCO – Secondo giorno di eventi per la manifestazione di montagna e cultura “Monti Sorgenti”: presso il Palazzo delle Paure è stata inaugurata la mostra che ricorda le vicende e i protagonisti della “Spedizione Renato Cepparo in Antartide”, compiuta tra il 1975 e il 1976 e nella quale furono coinvolti anche tre alpinisti lecchesi: Gigi Alippi, Donato Erba e Gianni Arcani.

“Il motivo per cui abbiamo inserto questa mostra all’interno del programma di Monti Sorgenti – ha spiegato in apertura il presidente del CAI Lecco, Emilio Aldeghi – è perché vi presero parte anche tre alpinisti lecchesi”. “Per una manifestazione come Monti Sorgenti – ha aggiunto Aldeghi – che si propone di dar voce alla cultura della montagna in tutti i suoi aspetti è fondamentale ricordare anche queste pagine di alpinismo e di esplorazione”. Per l’allestimento e la preparazione della mostra, insieme al CAI ha operato anche l’ACAL (Associazione Culturale Alpinistica Lecchese), l’organismo nato nel settembre del 2012 che raggruppa tutte le principali associazioni alpinistiche di Lecco, con la finalità di recuperare la tradizione rinnovandola, dando particolare risalto agli alpinisti minori, al paesaggio e all’ambiente montano.

“L’iniziativa legata all’Antartide – ha proseguito Ruggero Meles – raggruppa entrambi i filoni che stanno alla base del progetto di ACAL: la tradizione alpinistica con i tre protagonisti lecchesi, unita alla presenza sul territorio del geologo Fabio Baio, che con la sua attività di ricerca in Antartide rappresenta la componente esplorativa e di innovazione”. “E’ fantastico parlare di Antartide tra tradizione alpinistica e ricerca – ha commentato il geologo Fabio Baio – l’Antartide è l’ultimo continente ad essere stato esplorato e l’unico a non essere ancora abitato: è un punto perfetto per monitorare lo stato climatico del pianeta”.

Maggiori dettagli sulla spedizione Cepparo del 1975-1976 sono stati forniti da Roberto Cepparo, figlio del capo-spedizione Renato, e dai diretti protagonisti di quell’avventura, gli alpinisti Gigi Alippi, Donato Erba e Gianni Arcari. “Quella di mio padre in Antartide – ha ricordato Roberto Cepparo – non è stata solo una spedizione, ma una vera avventura umana: durante quell’esperienza mio padre ha dimostrato tutta la sua capacità di iniziativa e di carica umana che sapeva trasmettere a chi gli stava vicino, coinvolgendo e creando gruppo tra tutti i partecipanti”. “A livello internazionale – ha concluso Cepparo – aver portato a termine quella spedizione ha significato per l’Italia poter aderire al Trattato Antartico e prendere parte così alle ricerca scientifica al Polo Sud”.

Dopo aver visto un video relativo a quella spedizione, la parola è passata agli alpinisti lecchesi. “Ricordo ancora la telefonata di Renato Cepparo – ha raccontato Gigi Alippi – per lui ho curato e costruito la squadra di alpinisti, contattando Donato Erba, Gianni Arcari e “Ben” Laritti: non era tanto importante la capacità tecnica degli uomini, quanto la loro forza morale nel resistere per tanto tempo lontano da casa”. “Alla fine si è formato un gruppo unito e affiatato – ha ammesso Alippi – una squadra che ha dato il suo contributo sia alpinistico che di manovalanza nella costruzione della base italiana: si trattava infatti di una spedizione con un programma molto vasto e con interessi variegati, dalle ricerche geologiche a quelle mediche, passando ovviamente anche per gli aspetti alpinistici”.
“Una spedizione che mi ha lasciato una grande gioia e una bellezza infinita – ha aggiunto Gianni Arcari – un’avventura che mi suscita ancora un’emozione particolare, anche a tanti anni di distanza, accentuata dall’esserci trovati molto bene fra di noi”. “Ricordo bene l’entusiasmo di partire per l’Antartide – ha ricordato infine Donato Erba – in effetti non è una cosa che capita tutti i giorni: nel giro di un’ora e mezza ho sistemato i problemi di lavoro e di famiglia e ho deciso di prendervi parte; un po’ ha giocato a favore anche l’essere giovani e incoscienti, però l’Antartide è davvero un luogo particolare: la spedizione è stata un’occasione irripetibile e bellissima”.

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