“La Lingua del Lavoro”: un incontro sul dialetto lecchese in Officina Badoni

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Il fulcro della serata del 9 Maggio sarà il libro “Un dialetto da salvare”

L’incontro rientra nel ciclo Archivi “per” Lecco promosso dall’Associaizone Giuseppe Bovara

LECCO – Un incontro dedicato al dialetto lecchese, una lingua creduta scomparsa ma che in realtà permea la quotidianità di molte persone, è quello che si terrà presso la Sala Neogotica dell’Officina Badoni alle 21.00 di Sabato 9 Maggio. L’appuntamento con il fenomeno dialettale rientra nel ciclo Archivi “per” Lecco, promosso dall’Associazione Giuseppe Bovara – “Archivi di Lecco e della Provincia”. L’ingresso è libero e aperto a tutti.

L’idea dell’evento scaturisce dalla ristampa di “Un dialetto da salvare“, il volume di Felice Bassani e e Amanzio Aondio che ha sviluppato il legame tra l’idioma del territorio lecchese e la cultura popolare che per secoli ne ha permesso l’esistenza.

Proprio Felice Bassani parlerà del “dialetto da salvare” come di “Un codice linguistico destinato a scomparire o forse no, giacché ancora sopravvive in molti ambienti di lavoro. Per la sua facile e pragmatica schiettezza, il dialetto è ancora efficace e spontaneo mezzo comunicativo nei cantieri edili, nei mercati rionali ed è spesso appreso e orecchiato dagli stranieri prima ancora dell’italiano” durante l’incontro in Officina Badoni.

Altro protagonista della serata sarà Marco Sampietro, che passerà brevemente in rassegna gli studi sui dialetti della Valsassina presentando chi in passato si occupò di fissare su carta idiomi, detti ed espressioni della vulgata popolare, con particolare riguardo alla ‘lingua’ dei minatori.

Non verrà dimenticato, infine, il rapporto del dialetto con il mondo del lavoro del territorio di Lecco: ne parlerà Gianfranco Scotti che presenterà la figura del poeta vernacolare Luigi Manzoni, del quale leggerà brani e passi dell’opera El Cavalier Gerenzon, vero e proprio capolavoro letterario che eccezionalmente narra in poesia il vivace mondo di officine e industrie che fino a pochi decenni fa si affastellavano lungo il corso del torrente Gerenzone.